Caracciolo De' Principi di Fiorino, Enrichetta
al suo posto, nè alcuno l'avea veduto ritornare. - Conturbati i miei parenti, mandarono immantinente in casa per sapere ciò che fosse stato di me e del
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arrecarono maggior dispiacere e disagio. Finita la messa, il canonico salì al parlatorio per contemplarmi in quella nuova foggia, e me ne rivolse le sue
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L'anno del noviziato fu per me un anno di calma, se non voglio dire di morale depressione. Morto il passato, estinto l'avvenire per me; le memorie un
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bere; era senza asilo, e mi avete accolto; nudo, mi avete vestito; malato, e mi avete visitato; prigione, e siete venuti a me. - Allora i giusti gli
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povere converse si muoiono di sonno, e parecchie di loro ne cadono malate. Più d'una vecchia incanutita nel chiostro disse a me stessa di non aver
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all'adornamento della sua disamena persona, trascurava insoffribilmente di servire me e mia zia; basti il dire che mi fece dormire una settimana senza
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del furto vanno esenti i chiostri. Non lo avrei mai creduto se non me l'avesse insegnato la propria esperienza. Perlochè cosa stranissima sembrommi il
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che per me nutriva; al quale indizio, per maggior mia sicurezza, aggiungevasi l'aver io osservato che egli non aveva mai ardito dirmi una sola parola
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precauzioni, acciocchè la lautezza rimanesse sconosciuta a me. Usavano nella Settimana Santa di acconciare magnificamente una parte del coro per eseguirvi
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condizione. Avendo ormai raggiunta l'età maggiore, poteva già io reputarmi arbitra sicut in quantum di me stessa: oltre di che, possedendo più d'una
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fatta al tornio! - Chi diceva: - Quanto è dotto ed istruito! da quella bocca scorre il miele! - Io diceva tra me: - Egli non ha imparato che a star
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soddisfazione, uno strano contento che mi rapiva. E: - qual piacere, andava dicendo fra me, se l'eco imbelle e misantropa di questi luoghi fosse or ora
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secondo piano, nella stanza a me assegnata presso la chiesa. La città di Napoli, travagliata nel 1526 da fierissima pestilenza, che la disertò di
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non volete abbassarla poco dopo nella polvere. Questo spavento vi serva di lezione! Quanto a me, sarò di parola: sono determinata di lasciare il
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supplicava di tornar subito al conservatorio. Gli risposi brevemente che non si fosse data altra pena per me; che del resto poteva dire al suo superiore di
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aveva; per far fronte alle spese aveva dovuto vendere il pianoforte, e qualche oggetto di valore. Me ne tornai dunque in Napoli, e presi stanza nel
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imperversava dentro di me. Un supremo pensiero di primo tratto mi preoccupò: - Quale autorità ha decretato il mio arresto; l'ecclesiastica, o la civile
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vento, da persona di quella corte a me propizie gli venne ingiunto, che scegliesse egli medesimo un medico di sua fiducia per fare un'altra fede. - Il
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"Recitate un'Ave Maria per me," disse, benedicendomi distintamente. "Requiem eternam!" risposi. Aperto carteggio col vescovo di Castellamare, lo
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volete di tutti questi prigionieri?" gli domandai. "Tre piastre" rispose il bricconcello. Me li cedè per una, compresa la gabbia. Pigliati i poveri
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nella visita oziosa de' loro tesori; io, toltomi il velo nero dal capo, e ripostolo sur un altare, ne feci atto di restituzione alla Chiesa, che me
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figlia; nè suppongo che me la vogliate negare, avendo veduto che nulla finora potè scemare l'ardente e reciproco amore che ci portiamo." "Va bene
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sentimenti per me, anzi reputava propizia quell'occasione per sollecitare l'imeneo: che non appena avessimo sbrigati i nostri affari, e fossimo restituite
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oggetti, dei costumi, mi divagò un poco. Era quello un mondo nuovo a me del tutto sconosciuto. Durante quella prima visita al convento, m'imbattei in
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. Nel corso di questi otto anni le mie tre prime sorelle passarono a marito, sicchè rimasi in famiglia con un'altra, a me maggiore d'un anno solo
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facevano la riverenza. - È questo il rispetto, dissi fra me, che i ministri e le spose del Signore hanno pel sacramento dell’Eucarestia? Lasciano dunque
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Scrivendo queste Memorie niente altro mi son proposta che confermare, quanto è da me, con argomenti di fatto l'opportunità e la giustizia del Decreto
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