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mancherà!», ripeté come eco la padrona, queste parole decisero il destino di Anania: ed egli non le dimenticò mai più. Il frantoio venne
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parole sacrileghe dell'ortolano, ma anche lui non poté contenersi, e cominciò ad inveire contro zio Pera. «Schifoso, maligno, topo morto, che modo di
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raccogliere le parole di lui. Egli si rasserenava pensando a Maria Obinu: quando disse «ella ora si è emendata» provò un impeto di gioia, sicuro, in
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a vivere nel vizio!» Egli singhiozzava senza lagrime, balbettando parole sconnesse e scuotendo follemente il capo; ma ad un tratto balzò in piedi
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il sogno di attraversare il mare; ma dalle parole della donna capì che qualcuno aveva stabilito di non lasciarlo ancora andar oltre le coste sarde
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vidi il gigante e Santu Jorgj: sì, li vidi con questi occhi.» Anania ascoltava con piacere i suggestivi racconti di zia Varvara. Sentiva, nelle parole
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moriva; ma subito cercò di inorridire di se stesso. «Sono un piccolo mostro», pensò; ma la sua gioia era così profonda e crudele che le stesse parole
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timidamente, pronunziando con vocina sottile le parole suggeritegli da sua madre: «Io sono il figlio di Olì Derios». I due uomini che giravano il
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- unico fra tanti - inutili parole di rimprovero, lo salutava e si intratteneva con lui; Anania ricordava sua madre e sentiva vergogna di se stesso che
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Salomone diceva che le donne non sanno quel che dicono! Se io invece parlo ho già pesato le mie parole. Il padrone benedirà». «Ma se non è vero
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un gatto ... » Appena dette queste parole egli arrossì ricordando il gatto preso al laccio da zio Pera, e le cento lire rubate e nascoste nell'orto
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sua casa, Anania udì grida, urli, strilli di donne, e voci d'uomini che pronunziavano parole infami: si volse e vide, davanti alle casette rosee che
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, e le parole e la figura cadaverica della vedova, in quell'ambiente nero, illuminato solo a sprazzi dalla fiamma lividognola del misero fuoco, davano