CARDELLO
don Carmelo, con gli occhiali a cavalcioni sul naso, vi scriveva a grossi caratteri: GRANDE SERATA TUTTA DA RIDERE BALLO E CANTO. - Domani sera
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, davanti al portone del magazzino. La sua curiosità era grande. Egli aveva sentito parlare tante volte dell' opera dei burattini, ma non l'aveva mai
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galletti che le monache allevavano nell'orto per lui; certi intingoli ghiotti e un po' complicati che richiedevano grande attenzione; e una frittata
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quella grande smania per la pulizia. Cardello appena entrato in casa, aveva ricevuto la prima istruzione: - Quando viene qualcuno non permettere che
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lume. Saltò giù dal letto. Il Piemontese era già in piedi. - Si sente male? - Ho una grande arsura, mi sembra di aver la febbre. - Perchè non mi ha
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fior di terra, un'altra tomba. Cardello tentava di sollevare da solo la lastra, con grande precauzione, perchè gli oggetti che forse vi si trovavano
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fornaci occorreva l'opera di un ingegnere pratico di quel genere di costruzioni, sentì uno scoraggiamento grande. Aveva avuto la fabbrica davanti agli
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trattenersi dal ridere quando Cardello non sapendo come meglio esprimere la sua grande gioia, buttò per aria il berretto, gridando inattesamente: - Viva
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essere l'ultima rappresentazione. Quella sera però la folla fu così grande, anche perchè si sapeva che Cardello avrebbe fatto la sua parte che bisognò
Accademia della crusca
