CAINO E ABELE
dissecate, l'erba era gialla e le palme, tutte coperte di polvere, parevano scolpite nell'arenaria, ma una lieta primavera circondava Velleda, e se Franco
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rovinato! Dicevano che fosse fuggito ed eccolo! - ripeteva la gente senza staccargli gli occhi da dosso. Don Franco non udiva dall'alto del suo sedile ciò
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Un rumore sordo di botti rotolate sul lastrico, un cigolìo di carri, un battere uniforme di martelli, il fischio del vapore, destarono Franco. Egli
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in casa di Franco. Non sa? - gli disse la principessa di San Secondo appena lo vide, - Donna Paola è gravemente ammalata. Dovevamo montare a cavallo
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rinnovare i fiori nel quartiere del signor Franco, ho veduto il Varvaro, il quale mi ha detto che l'uva promette bene. Domani è atteso un vapore per
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, Karl, - disse Franco, debbo scrivere lungamente. Domattina non venite in camera prima delle undici, e ora chiudete a chiave le porte del mio quartiere
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vincere, - rispose egli in tono grave Vincerà! - esclamò Velleda con sicurezza. Franco non indovinava di che si trattasse, ma capiva che c'era per aria un
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il Varvaro, Franco e i guardini erano a Trapani, alle Assise, come testimoni. Roberto solo rimaneva per vegliare a tutto, ma la sua presenza bastava
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Franco, nel tornare a casa, non aveva pensato alla perdita fatta al giuoco. La lettera di donna Paola aveva cancellato dalla mente ogni altro
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gaia non s'era mai diretta verso la città, dormente sotto le sabbie, non aveva turbato mai la pace solenne di quella spiaggia deserta. Franco fu il
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intorno a lei altro che amici, altro che persone beneficate. Per un momento il suo pensiero si fermò sul nome di Franco, rammentò la curiosità
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attesa di telegrammi e ogni momento ne spediva uno, ora dirigendolo al Varvaro, ora a Franco, ora a Velleda. Egli, sempre calmo, era in quel giorno
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Nessuno si era occupato di Franco in quel giorno, ma egli non sentiva più l'agitazione nervosa, ne la rabbia sorda di quei giorni precedenti. Una
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impressione al signor Franco; ride volentieri, si da da fare visitando lo stabilimento e gli scavi, e a vederlo così sereno non si direbbe davvero
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i due vecchi amici della famiglia Frangipani. Essi raccomandarono a Roberto di condurre loro Franco che non avevano più veduto da quando era un
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tutte le sue occupazioni non perdeva di vista Franco e si convinceva ogni giorno più che tutte le speranze vagheggiate di affezionarlo al lavoro, di
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di fac-simile della obbligazione di Franco, e sotto, poche parole annunzianti la rovina di Roberto. Di quei foglietti fu inondato il paese, ma non
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. Senza accomodarsi nella poltrona che gli indicò l'avvocato, disse: Voi siete creditore di don Franco d'Astura. Sì, mi deve tremila lire perdute al
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. Uno dei guardiani recava in mano la lettera di Franco a Velleda, che il duca poco prima gli aveva gettata dalla finestra, raccomandandogli di
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, sarà un sollievo dopo una sconfitta. - Mi prometta che il signor Franco non ci accompagnerà. - Glielo prometto, - rispose Roberto facendosi a un
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. - Lo zio Franco non è ancora giunto e io non ho passeggiato oggi. No, - disse Velleda che non aveva pace se la bambina si allontanava un istante, - tu
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; il Torres e il Bonaiuto; tutta la combriccola, e hanno bevuto e fatto brindisi al candidato loro. Lucia, che era tutta disperata che Franco non le
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biglietto da dieci lire; anche don Franco ci andava e con lui ha fatto una sommetta. Qui la conversazione fu interrotta dall' arrivo di don Calogero, il
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affrettatamente di richieste che aveva già avute per impieghi por protezioni; esagerando i piccoli incidenti della giornata per celare i veri. Franco