C'era una volta...
E per quel giorno non ammazzò neppure uno sgricciolo. Ma la mattina dopo, eccoti lì quella del malaugurio: — Maestà, buona caccia! — La buona caccia
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riempire quel pancione del Re, ce ne volea della roba! E bisognava pagare. Il Re fece un bando: — Chi gli cavava la Cecina dallo stomaco, diventava
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stella. — Di giorno? E impossibile. — Lassù, diritto a quel ramo: guardate! - E mentre la strega gli voltava le spalle per guardare diritto a quel ramo
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! - E in quel momento di furore, la strangolò colle sue mani. Il babbo tornò dalla figliuola minore, e raccontò, piangendo, quelle disgrazie. — Babbo
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ho altro. — Grazie, figliuolo; si vede il buon cuore. Accetta in ricambio quest' anellino e portalo al dito; sarà la tua fortuna. - Arrivati in quel
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' darti un bicchier del mio vino; te lo meriti. — Quel vino era conciato coll' oppio, e il pover' uomo non l'ebbe bevuto, che cadde in un profondissimo
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Regina. C'era quel chiodo piantato lì, che glielo impediva. Il Re scoppiava dalla rabbia. Fece chiamare novamente il mago, e gli raccontò in segreto
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il tradimento di quel marito e di quella moglie, li mandarono ad arrestare e, insieme con la loro figliuola, li fecero buttare in prigione. La
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il Re tutto contento. Ma la Reginotta, da quel giorno in poi, diventò di malumore; non diceva una parola, non rideva più, andava perdendo il colorito
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. Ma in mezzo a quel silenzio scoppia a un tratto una risatina, una risatina di canzonatura! — Ah! ah! ah! Il Re guardò, e vide il Nano che si
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giorno avanti. Il Reuccio volea ad ogni costo impiccato quel traditore che non arrivava mai in tempo: ma quello gli provò che avea spesa nel viaggio una
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persona. — Maestà, finchè quel gallo non sarà diventato un uomo al pari di voi, non avrete mai pace. — Ma che cosa ci vuole, perchè diventi un uomo al pari
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daccapo? - Il Re quel giorno avea le paturne. Tira fuori la sciabola e gli taglia la testa. Ma, invece di sangue d'uomo, gli uscì fuori sangue di pollo
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lo fate? — Reginotta, non ha prezzo, ma prenderò quel che vorrete. — Gli diedero una gran somma e quello andò via. La Reginotta s' era messo in dito l
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mago davvero, devi batterti con me. — Il mago infuriò e venne fuori armato fino ai denti. Ma come gli vide in mano quel pugnale, si buttò ginocchioni
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fece condurre dalla Reginotta. Le aperse la bocca, vi mise dentro quel pezzettino di panno rosso, e la Reginotta ebbe la lingua. Ma le prime parole
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quel gonfiore sulle spalle, gli domandò: — Maestà, che portate addosso? — Porto la mia disgrazia! — E raccontò com' era andata. La Regina risolse di
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han rapito il bambino! — Bimbo mio, tu sarai Re! — le rispose il Re facendole il verso, per canzonarla. E la mandò via, tutto contento che quel
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nessuno. Se durava un altro po', il Re moriva d' inedia. Perciò mandò a consultare un vecchio mago. Il mago (che poi era quel cenciaiuolo che avea rapito
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Dopo poco tempo, povero Re, non si riconosceva più; parea fatto di terra cotta, colla pelle bruciata a quel modo. Ma avea un compenso. Di tanto in
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che abbiamo quest' altra figliuola, che ne facciamo di quel mostro? Io direi di farla ammazzare. — Per amore di quest' altra figliuola, il Re, benchè
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-rospo, vorrei vedere il tuo palazzo. Maestà, quel canile lo chiamate palazzo? Testa-di-rospo, una notte vorrei dormire con te. — Chiedetene il permesso
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, no! Intanto tornava il Reuccio per sposare Testa- di-rospo. Ma, con quel malanno delle zecche addosso, chi poteva aver capo a feste di nozze? Tutti
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quel mostricino, aveva consigliato di soffocarlo. La mamma non n' ebbe il cuore, e pregò: — Non ne fiatate con anima viva, comare! - Infatti nessuno ne
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congegno della bambola chiamò: Topolino! Topolino! Ma chi sa dove lucevano gli occhi di Topolino in quel punto? Per sei notti l'inganno non giovò. Alla
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eran più! Allora fece un bando per tutti i suoi Stati: Chi gli portasse, vivo o morto, quel cardellino, riceverebbe per mancia una mula carica d' oro
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prese la stiacciata in mano e cominciò: — C' era una volta.... — Non sapeva neppure una parola di quel che dovea raccontare; ma, aperta la bocca, la
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mani nelle tasche, i diamanti son diventati tanti gusci di lumache! — Ah! quel pezzo di contadinaccio gliel' avea fatta!... - Ma il cardellino la
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! Quante lagrime ho sparse! — La tua sorte volea così. Ora il destino è compito. — Sua Maestà, conosciuto chi era quel contadino, le diè in dote 1' albero
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quegli era già diventato un ranocchio e saltellava qua e là. Il povero padre rimase spaventato. Fàtti coraggio! — gli disse la vecchia. — Fruga in quel
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— Maestà, — dissero, all' ultimo; — qui ci vuol Ranocchino, o la Reginotta è spacciata. - Il Re si disperava: — Dove prenderlo quel maledetto
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bollente. — A che farne? — Lo saprete poi. — Quando fu il giorno, l'olio bolliva nella caldaia. Venne la vecchia e dietro a lei quel povero diavolo con
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, figliuola, — disse la Regina sotto voce. — Quel gomitetto è il Lupo Mannaro. Ti s' è mostrato a quel modo per non farti paura. Ma ora che sei grande, fra
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andare avanti. Sciolse quel capo, e lei avanti, aggomitolando, il Lupo Mannaro dietro. — Ripòsati, ripòsati! — Quando sarò stanca, mi riposerò. — Lei
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giorno, l' idea di scriverne qualche altra pei miei nipotini. In quel tempo ero triste ed anche un po' ammalato, con un' inerzia intellettuale che mi
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IL SOLDO BUCATO C' era una volta una povera donna rimasta vedova con un figliolino al petto. Era di cattiva salute, e con quel bimbo da allattare
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disse — non vi arrischiate più a dire così, o guai a voi! - La povera donna, dalla paura, non disse più nulla. Però quel figliolino, ora che la sua mamma
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strillava. — E tu, Ranocchino? -- gli domandò il babbo, che gli avea messo quel nomignolo perchè era piccino quanto un ranocchio. — Io son contento
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quel viso di mal augurio, stizzito, fece una mossaccia, e non rispose nulla. E per quel giorno non ammazzò neppure uno sgricciolo. Un'altra mattina, ecco
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domani. — Ordinò che gli si sellasse uno dei suoi cavalli, e, accompagnato da un solo servitore, s' incamminò per quel paese, dove il ciaba abitava. Per
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, tì, tìriti tì, si divertiva a fare una sonatina, sempre la stessa; poi riprendeva il lavoro. Intanto quel campicello sassoso gli fruttava più di un
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a quel punto d' onde il lamento partiva, e tra l' erba scoperse una lucertolina, che agitava il moncherino della coda e nicchiava a quel modo. — Che
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rosso.... — To'! questa la sappiamo a mente: è la fiaba di Cappuccetto rosso. — Un' altra! un' altra! - Quel povero diavolo, un po' seccato, cominciò
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: — Le stava bene, stupidona! Sarebbe rimasta in un canto, con quel suo anello di ferro. - E all' anno appunto, tornò a presentarsi il pecoraio
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scacciai da quel ramo, ma andò a posarsi sopra un altro. Canta, canta, canta, non mi reggevo dal sonno. Lo scacciai anche di lì, e appena cessava di cantare
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in casa con quel po' p0' di caldo?... Le vicine si stillavano il cervello. — O fornaie, venite fuori al fresco, venite! — Si sta più fresche in casa
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, irresoluto; quel grido strappava l' anima!... E stava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazione, e tirò diritto. Un altro giorno, ecco alle sue spalle
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dell' albero che parlava. Ma i corrieri tornarono colle mani vuote. Il Re si credette canzonato da quel forestiere, e ordinò d' arrestarlo. — Maestà, se
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sbottonò la manica del braccio sinistro e urlò: Non è vero! La Reginotta, dice, ha una voglia in quel braccio! — e mi ha rimandato. Se fra due giorni non
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peloso, che l'afferrò e la tirò giù. E così, da parecchi anni, lei viveva in fondo a quel pozzo, col Lupo Mannaro che l' avea tirata giù. In fondo al
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