Andrea Chénier
Il «grand panier» se ne è ito anche lui! I fianchi possono disegnarsi un po’ più naturalmente. La «dama» forse vi ha perduto, ma la «donna» vi ha
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Il piccolo ometto apre la piccola porta d’angolo e vi entra richiudendosela dietro.)
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La scena è animatissima. Alla terrazza del Caffè vi è discreta affluenza di avventori. Vi si distingue la mulatta Bersi per la sua acconciatura
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(Chénier si porta sotto alla gran lanterna appena accesa e vi legge declamando i versi appena scritti. Roucher dietro alle sue spalle ne segue cogli
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Ogni slitta ha ad un lato un nobilissimo ed elegantissimo signore che poi premuroso ajuta a discenderne, porgendole il braccio, la dama che vi è
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della parte assegnata al pubblico, che questi già vi si rovescia tumultuante, rumoroso, eccitato.
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(poi il Maestro di Casa accenna verso le sale interne e vi entra seguito da tutti i lacchè, eccettuato Gérard che, inginocchiato avanti all’azzurro
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orecchi nel terrore di udire il suo nome, si impicciolisce e raggomitolata dietro la gradinata vi si nasconde.)
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sala perché vi declami qualche brano di sue poesie. – L’Abatino sta muto, gli occhi al cielo… ad invocarvi l’inspirazione.)
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Infatti là vi è ascoltatissimo un Incredibile, sbalorditivamente elegante, coll’abito a grandi risvolti, colletto nero, parrucca bionda, il randello
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’altare di Minerva, ed è sala, talmente ovunque vi sono sparsi mobili – e, perfino fra vasi di piante esotiche, un clavicembalo Silbermann – ed è
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dalle grandi sciarpe tricolori ai fianchi. – Presso all’urna due carmagnole in berretto frigio e armati di picche che vi fanno la guardia, uno