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Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città  di Sicilia

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Perodi, Emma 10 occorrenze

Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città  di Sicilia

Principessa, crescevano insieme come fratelli e si volevano un ben dell'occhio. Quando furono più grandetti ebbero tutti e due la stessa aia ed erano

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, perché sapeva che tutti la chiamavano la bella e lei la brutta e la gobba, e più che mai cercò di nascondere i suoi difetti sotto i ricchi abiti, e più

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Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città  di Sicilia

loro, e più lungi un uomo nel fiore dell'età, livido, estenuato empirai la bocca con una manciata d'erba e con quella saziare i crampi dello stomaco

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bavose che le pendevano sul mento fuggente, che riposava su tre pappagorgie, una più cascante dell'altra. Un giorno una di queste vecchie buttò una

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aveva sempre la precauzione di chiudere a chiave le figlie, che stavano a lavorare notte e giorno. Una domenica Maricchia, che era la più bella delle

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più volte aveva frugato nell'archivio dove si serbavano i documenti e gli atti di compra e di possesso dei beni che gli avevano fatto sempre gola. La

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entrasse con più sicurezza. I gobbi riposano poco e Ruggiero stava quasi sempre desto, e se una nottola passava, volando, vicino al finestrone, o un

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voleva più bene che alla pupilla degli occhi suoi e si disperava perché lei non voleva marito. Ogni volta che le presentava un giovane che voleva sposarla

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fazzoletto più grande che ci sia nella sua guardaroba. Il cameriere gli porta un fazzolettone che pareva un lenzuolo e si ritira. Il Re lo spiega, lo agita e

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palazzo del Duca era più bello e più vasto di quello del suo Sovrano e cognato. Basti dire che nel cortile del palazzo c'era un giardino grandissimo

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