Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
Principessa, crescevano insieme come fratelli e si volevano un ben dell'occhio. Quando furono più grandetti ebbero tutti e due la stessa aia ed erano
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
, perché sapeva che tutti la chiamavano la bella e lei la brutta e la gobba, e più che mai cercò di nascondere i suoi difetti sotto i ricchi abiti, e più
Pagina 119
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
loro, e più lungi un uomo nel fiore dell'età, livido, estenuato empirai la bocca con una manciata d'erba e con quella saziare i crampi dello stomaco
Pagina 141
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
bavose che le pendevano sul mento fuggente, che riposava su tre pappagorgie, una più cascante dell'altra. Un giorno una di queste vecchie buttò una
Pagina 159
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
aveva sempre la precauzione di chiudere a chiave le figlie, che stavano a lavorare notte e giorno. Una domenica Maricchia, che era la più bella delle
Pagina 181
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
più volte aveva frugato nell'archivio dove si serbavano i documenti e gli atti di compra e di possesso dei beni che gli avevano fatto sempre gola. La
Pagina 205
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
entrasse con più sicurezza. I gobbi riposano poco e Ruggiero stava quasi sempre desto, e se una nottola passava, volando, vicino al finestrone, o un
Pagina 23
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
voleva più bene che alla pupilla degli occhi suoi e si disperava perché lei non voleva marito. Ogni volta che le presentava un giovane che voleva sposarla
Pagina 52
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
fazzoletto più grande che ci sia nella sua guardaroba. Il cameriere gli porta un fazzolettone che pareva un lenzuolo e si ritira. Il Re lo spiega, lo agita e
Pagina 82
Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
palazzo del Duca era più bello e più vasto di quello del suo Sovrano e cognato. Basti dire che nel cortile del palazzo c'era un giardino grandissimo
Pagina 97