Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
le presero. - Io, per conto mio, - disse il Reuccio - non ho nessuna voglia di uccidere la mia colomba. - Neppur io voglio uccidere la mia, - rispose
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Costanza, era tutto taciturno e pensieroso e respingeva il cibo. - Che cosa ti tiene in angustia, fratel mio? - gli domandò la gobba. - La mia miseria
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sono cristiano e morrò cristiano. Se il mio Dio non m'aiuta, si è perché vuoi mettere alla prova la mia costanza e la mia fortezza, - e spronato il
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mia sorella Peppa. - Chiamatela, che debbo parlare con lei. - Donna Tura, lemme lemme andò a chiamarla. Quando il cameriere si vide davanti quelle
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casa. - E perché sei rinchiusa ? - Perché mia madre e le mie sorelle sono andate alla messa, ma io, dovendo terminare questo filato, che non ho potuto
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gran pena. Zitto zitto se ne andò a piangere nello stanzino buio e fra le lacrime diceva : - È mai possibile che il mio babbo e la mia mamma non si
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sempre, sempre aspettava e badava a ripetere : - Anch'io devo avere un giorno o l'altro qualche sollievo, altrimenti la mia vita sarebbe troppo troppo
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bene. Lei, signor padre, deve fare un bando e invitare tutti quelli che aspirano alla mia mano a venire a tre banchetti che darà nella gran sala del
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: - Ragazze mie, i miei negozi mi costringono a partire ; vado a Palermo, starò assente un pezzo, e desidero compensarvi della mia assenza con un dono. Che
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avevate macchinato contro di me, - gli disse appena gli fa davanti. - Siete fratello di mia madre e non voglio macchiarmi col vostro sangue, ma vi ordino
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