Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
Principessa, crescevano insieme come fratelli e si volevano un ben dell'occhio. Quando furono più grandetti ebbero tutti e due la stessa aia ed erano
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altro che perdere il fratello, si sarebbe disfatta di tutti i suoi monili, che pur le erano così cari, per procurargli quello scudo. Ella attese in
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così impoverito il popolo di Sicilia, erano per lui come un continuo rimprovero. Quando il giovinetto Re vedeva i mendicanti a frotte recarsi alla
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mezzo alla fronte di donna Peppa, nello stesso punto preciso era caduta la pelle nuova a donna Tura ed a quel posto erano ricomparse le rughe. Più il
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desse l'erede tanto desiderato, prese un abate che era stato precettore suo per affidarglielo, perché a quei tempi i giovani nobili erano sempre
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nipote di una vecchia, gobba anche lei. Nonna, figlia e nipote erano poveri quanto mai, ma facevan di tutto per non apparire tali, e quando uscivano
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singhiozzare e strapparsi i capelli, e le sole parole che le uscissero di bocca erano : - Povera me ! Povera me ! - Il Principe lasciò due donne a vegliarla
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. La ragazza parte, giunge alla capitale, cerca il cugino e gli narra tutto. Alla fine gli dice che vuole essere messa fra le schiave che erano offerte
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, con grotte, laberinti, vasche, statue, e che nelle sale del pianterreno c'erano tesori d'ogni specie, venuti di Levante e venuti d'Occidente. Una di
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