Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle Città di Sicilia
insieme col proprio figlio allattasse il Principe reale. La Regina fu tutta contenta di non farlo allevare da una contadina e fece ringraziare la dama e
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torcia si spense e il Duca rimase al buio nella cappella mortuaria, col teschio del padre fra le mani. E allora solo sentì l'orrore di quella notte
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. - E sempre col volto inondato di lacrime entrò nel tempio, s'inginocchiò sulla nuda terra e con tutto il fervore dell'anima pregò: - Vergine beata, tu
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Sua Maestà il Re nostro signore per grazia di Dio ! - Ma che re e non re ! Noi col Re non abbiamo mai avuto nulla da spartire, e a quest'ora non si
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. Una di quelle ragazze si chiamava Caterina, l'altra Vituccia, la terza Rosa e la quarta Maricchia, e tutte campavano col loro lavoro e se ne stavano da
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morire, morì egli pure. Che fa allora l'abate che sapeva tutti i fatti di famiglia ? Licenzia la balia del Principino orfano col pretesto che aveva poco
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gettarono sul gobbetto. Una lo prese col becco per la punta del naso, due per le mani, due per i piedi, una per la pelle dello stomaco, un'altra per
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meno si sentiva disposta ad accettare uno di essi per marito. C'era, è vero, quel cavaliere col serpente sull'elmo, ma aveva più dell'animale che del
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aveva infilato nella cintura un bel coltello col manico d'oro tutto lavorato. Lo prese e lo dette al povero padre, che perse il lume degli occhi e
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Al tempo dei tempi viveva a Palermo un Duca che era il primo signore della città. Basti dire che aveva maritata Fumea sorella col Re stesso; ma il
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