ATTRAVERSO L'ATLANTICO IN PALLONE
. "Con la velocità delle grandi tempeste, cioè in ragione di novant'otto chilometri all'ora." "Altro che ferrovie!" "Deve infuriare una tremenda tempesta
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dovevano derivare dal contatto degli aeronauti con la nave dei morti? Sarebbero sfuggiti immuni, quantunque avessero respirato per un quarto d'ora le
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§Se la corrente che li spingeva ora con grande celerità verso nord-nord-est si manteneva costante, gli aeronauti, dopo tante pericolose avventure
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all'ora. "Tutto va bene," mormorò l'ingegnere. "Se Dio ci protegge, anche questa grande traversata si compirà." Abbandonò il bordo della navicella e guardò
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biscotto ogni ventiquattr'ore e tre giorni che il mio stomaco è vuoto." "Lo vedo dalla tua magrezza, povero ragazzo. Bagna per ora questi biscotti in un
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?" "Lo sapremo più tardi." "Finiremo per toccare l'oceano?" "Forse nelle notti seguenti; ma ora no: la forza ascensionale del nostro aerostato è per ora
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30o parallelo, potevano considerarsi come perduti. Il Washington, già infiacchito dalla continua perdita di gas, che ora diventava più rapida a causa
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si era mantenuta rapida, spingendoli innanzi con la velocità di quarantadue miglia all'ora, bruscamente si ruppe, o meglio si divise in due, una che
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dell'equatore, ma verso climi più freschi, essendo cambiata la sua direzione. Ora filava con una rapidità di 42 chilometri all'ora, tendendo ad avvicinarsi
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presto." "Che specie di nave hanno mai, per averci raggiunti ancora?" "Una nave che fila quindici o sedici nodi all'ora." "Ma noi abbiamo filato più
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avermi prolungato la vita fino ad oggi." "Ma forse fra poco io vi trascinerò con me laggiù." "Bah! Abbiamo la scialuppa." "È vero, e ora che ci penso
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prendere, poi una corrente lo spinse verso il sud-sud-est con una velocità di dodici miglia all'ora. O'Donnell non lasciava la guide-rope ma non
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temperatura elevata: anzi sembrava che si fosse persino calmato, poiché ora se ne stava silenzioso, non aveva più gli sguardi smarriti, né il suo viso
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quell'altezza il Washington aveva incontrato una corrente più rapida, che lo spingeva con una velocità di venti miglia all'ora, avvicinandolo alla costa
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velocità di quindici miglia all'ora. "Scendiamo ancora verso i climi caldi?" chiese O'Donnell "Purtroppo" rispose l'ingegnere. "Vedo però delle nubi. Che
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spingerci verso il nord e fors'anche ricondurci verso l'America." "Dove ci porta ora?" "Diritti al grande banco. Non vedete laggiù, verso l'est, quei punti
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la velocità di sessanta miglia all'ora, in pochi minuti passò sopra quelle lunghe file di navi e di canotti e si allontanò verso il nord-est. "Per
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pelle." "Sì, è fuggito dopo essersi sbarazzato della sua prima pelle" disse l'ingegnere sempre ridendo. "Dove andiamo ora?" "Alla tabanca di Umpane
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, impiegando quasi un'ora. L'ingegnere, appena lo vide sotto la navicella, lo afferrò tra le braccia e, facendo uno sforzo erculeo, lo trasse a bordo. "Auff
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, il vostro sigaro." "Non mancherò di farlo, Mister Kelly. Ora mi spiegherete il vostro sistema di palloni." "Bastano poche parole. Come vedete, i miei
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di 3500 metri. Il vento, che era lentamente scemato, lo trascinava verso il nord-est con una velocità di ventidue miglia all'ora, tendendo a
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dell'idrogeno, l'ingegnere non volle privarsi di parte della zavorra, che ora diventava più preziosa che mai. Alle nove la notte scese con rapidità
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qualche torma di squali affamati, lontano dall'aerostato, lo spingeva a tirare innanzi senza prendere riposo. Il Washington spiccava ora nettamente sul