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o dell'America." "Mentre noi non corriamo alcun pericolo." "Quassù, a 3500 metri d'altezza, no: ma se il nostro aerostato si fosse trovato esausto
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della zattera." "Di quale zattera intendi parlare?" "Di quella che montava l'equipaggio." "Si è sfasciata?" "No, signore." "Ma perché l'hai abbandonata
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sostegno. "Tremila metri" disse ad un tratto l'ingegnere. "E scendiamo ancora?" "Sempre." "Che il nostro peso sia soverchio?" "No: è l'idrogeno che si
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messaggeri, 26 chili." "Tre ancore!" esclamò O'Donnell. "V'ingannate: io non ne vedo che una." "No, amico mio: ne possediamo tre. Quella che vedete lì e che
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?" "No: quei negri sono sudditi francesi e non ardiranno toccarci." "Hurrah per la Senegambia, dunque!" "Non ci siamo ancora." "Ci giungeremo, Mister
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all'epoca della scoperta?" "Sì, e non poche, a quanto sembra, ma scomparvero presto. L'ultima fu quella dei Micmac." "Erano proprio dei barbari?" "No
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O'Donnell. "Ma no" rispose l'ingegnere. "Non vedo alcun albero." "La zattera! "esclamò il mozzo, impallidendo e rabbrividendo. "Odo la voce di Mac-Canthy e di
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ancore e senza perdere tempo!" disse l'ingegnere. "Precipitiamo?" "No: ci prendono a cannonate" "Ancora?" "Silenzio: afferrate il gherlino che scorre
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lunga; ma infine, se fosse proprio necessario per la vostra salvezza, disponete pure liberamente della mia pelle." "Scherzate?" "No, parola d'onore
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guerra?" disse O'Donnell. "No: è un piccolo veliero, un cutter mercantile." Disse l'ingegnere. "Guardate: l'equipaggio vira di bordo e mette la prua
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navicella un largo dondolìo. "Cadiamo?" chiesero O'Donnell e il mozzo. "No," rispose l'ingegnere; "ma ... " "Cambia la corrente?" L'ingegnere rispose con un
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Inghilterra." "No, in Spagna", grida un altro. "In Spagna o in Inghilterra, poco importa. Chi ci tiene a duecento sterline?" "Le perderete, il suo
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terribile impressione gli ha prodotto quel malaugurato cefalopodo!" "E non ritorneranno più neri i suoi capelli?" "No." "E un caso stranissimo." "Ma non
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?" chiese. "Non ancora, ma volevo chiedervi se avete udito un grido." "No, Mister Kelly: dormivo come un ghiro." "Udite ... " Un grido come una chiamata
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aveva sentito riacquistato il suo solito buon umore. "L'ancora è libera?" "Sì." "Siete feriti?" "No, ringraziando Iddio; ma quel dannato mostro ci ha
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l'irlandese, facendo uno sforzo por sollevarsi. "No!" rispose l'ingegnere coi denti stretti. "Siamo immobili." "Non c'è corrente ?" "Nessuna." "Ne
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un cetaceo che dorme tranquillamente a fior d'acqua, o che è stato ucciso" disse l'ingegnere. "Una balena qui, in questi climi caldi?" "No, O'Donnell
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che le forze ritornino" disse dopo alcuni istanti. "Cercherò di raggiungervi, Mister Kelly." "Volete che apra le valvole e che ci abbassiamo?" "No
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, Mister Kelly?" "No, poiché siamo perfettamente immobili." "Che cosa accade dunque?" "Ecco quello che cerco di spiegare, ma invano, O'Donnell
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?" "No, signore." "A terra, dunque." Si erano aggrappati ai rami di un albero di dimensioni colossali, un vecchio baobab. Scivolarono lungo i rami che
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?" "No, O'Donnell; indica calma perfetta." "Confidiamo in Dio e nel nostro coraggio." L'irlandese dopo queste parole si sdraiò presso Simone e
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liberarvi della mia pericolosa compagnia." "Per favi impiccare?" "Bah, era il destino!" "Siete pazzo, O'Donnell?" "No, ve lo dico sul serio." "E credete che
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eccitazione, quel povero giovanotto può commettere qualche pazzia." "Temete che salti in mare?" "No, ma ... .." disse l'ingegnere, esitando. "Mi mettete