Scuserei più volentieri gli eccessi negli applausi; quindi non avrei tacciato d'impulitezza il popolo parigino, allorché, come è noto, trasportato d'ammirazione e di piacere alla prima rappresentazione della Merope, eccitò con replicati gridi la giovine duchessa di Villars ad abbracciarne l'autore, il vecchio Voltaire, che trovavasi nel di lei palco. In un ballo vi abbracciano e vi stringono col garbo de' giumenti; o, privi di guanti, v'insudiciano gli abiti. In un giardino calpestano sperisieratamente i nascenti germogli, o lo spogliano de'più bei fiori, lasciando al padrone il dispiacere di non poter regalare altre persone meno inurbane. In un giuoco scherzevole non vi spruzzano con poche stille d'acqua, ma v'inondano e vi sommergono. In un casino di società, od in altra amichevole unione, vogliono tosto dominare e far prevalere a spese comuni que'divertimenti che più loro aggradiscano, benché meno ambiti dagli altri. Peggio poi se con pazzi e strani modi turbano l'altrui innocente allegrezza, come fece a Londra il Colonnello Lutrel, il quale comparve in teatro, al tempo del ballo, in una bara con tutto l'apparecchio che da questa bizzarria richiedevasi. Un'iscrizione che si leggeva sul cataletto, annunziava che l' uso smodato dei piaceri gli aveva cagionato la morte nella primavera della vita. Questa lugubre comparsa fece profonda sensazione sugli spettatori. Lutrel fu invitato a non turbare ulteriormente la pubblica allegrezza. Questo pazzo non si ritirò se non quando s'accorse che l'assemblea disponevasi a cacciar il preteso morto dalla società dei viventi, e spedirlo al sepolcro. Allorché s'infervorano a parlare, mettono l'artiglio sul petto alla gente, ora ne aggrappano una manica, ora ne spiccano un bottone, dimodoché consumano gli altrui abiti quanto il corso degli anni o le tignuole. » Mi posi allor costui fisso a guardare, » Ed il viso che omai tutto sporcato » Con gli sputi m'avea, presi a nettare; » Ch'ei rosso in faccia, e col polmon gonfiato, » Tanto nel favellar si riscaldava, » Che quasi non potea prender il fiato; » Onde il pié ritirar non mi giovava, » Che forte mi tenea per il mantello, » Ed a parlar di nuovo incominciava ». Trovando sagge soltanto le idee che escono dal loro cervello, talora ricusano di concorrere alla spesa, per esempio, d'una strada, d'un ponte, d'un fosso, e d' una face che dee risplendere sopra comuni scale, perchè non la proposero essi; talora vogliono ad ogni patto ingerirsi in cose che non li riguardano, od assai poco. Si fanno aspettare al momento della partenza, del giuoco, del pranzo, della sessione convenuta, siccome quelli che hanno riguardo a loro stessi soltanto, e d'altrui nessuna considerazione cade loro nell'animo. L'inciviltà è misurata in questi casi dalla durata dell'aspettazione, dall'importanza della cosa, dal numero degli aspettanti, dalla loro superiorità sopra di voi.Io non mi fo giammai aspettare, diceva Despréaux, giacché ho osservato che i difetti d'un uomo si presentano sempre agli occhi di chi l'aspetta. Ritengono indefinitamente i libri che vengono loro prestati, ed anche si lagnano, se si ricorda loro l'obbligo della restituzione, defraudando cosi il proprietario del piacere di farne uso egli stesso, o di soddisfare l' altrui curiosità. Nelle conversazioni, mentre qualcuno canta o suona essi battono la solfa co'piedi e colle mani, o l'accompagnano con voce discordante. Fissano gli occhi immoti sull' ultimo che giunge nella sala, mentre coi loro compagni susurrano ridendo, lo squadrano
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