La nave può essere stata cannoneggiata, abbordata, saccheggiata e incendiata da una flotta di navi da corsa... In questo caso, le navi pirate potrebbero essere ancora vicine... Quindi vedete che non erro a prendere le mie precauzioni!" Il conte di Trencabar sbuffò: "Magari vi fossero delle navi corsare vicine! Potrei dar loro battaglia e distruggerle! Il Viceré ha acconsentito a perdonarmi soltanto a patto che entro un mese non si incontrino più filibustieri in tutto il Mar delle Antille!" "Se non è che questo," disse il capitano "il problema è risolto!" "In che modo?" "Basta che diate ordine alla vostra nave di dirigersi verso la Spagna, alias Penisola Iberica! E non vi sarà pericolo di incontrare pirati perché da quelle parti non ve ne sono... Volete che dia l'ordine?" "Sarebbe troppo comodo!" rispose il conte di Trencabar. E volto verso il quadrato, chiamò: "Raul!" Il giovane Raul di Trencabar uscì dal quadrato e si avvicinò ai due. "Eccomi, padre" disse. "Fai calare una scialuppa in mare per raccogliere dei naufraghi..." "Sì, padre" rispose Raul tristemente. Per quanti sforzi avesse fatto per incontrare la morte combattendo contro i pirati che assediavano Maracaibo, non ci era riuscito: la gentile Signora del Nulla si era rifiutata di accoglierlo fra le sue braccia e questo lo rendeva malinconico come un amante deluso. Il giovane si allontanò per dare ordini, mentre il vecchio Trencabar si rivolgeva al capitano: "Questi naufraghi" disse "ci potrebbero dire in che punto sono stati attaccati dai corsari, se, come dite voi, hanno avuto a che fare con essi... Chi sa a quale nave appartenevano..." Così dicendo il conte di Trencabar si tolse di tasca un cannocchiale da marina e si avvicinò alla murata scrutando verso il mare. Ebbe un sobbalzo. "Oh, questa sì che è bella!" esclamò. "Che magnifica combinazione!" "Avete forse riconosciuto fra i naufraghi qualche vostro amico?" 13. Giovanna "Al contrario!" rispose Trencabar giubilante. "Ho visto una mia intima nemica... Giovanna, la nonna del Corsaro Nero!" "La vecchia?" esclamò il capitano inarcando le sopracciglia. Si rivolse verso il gruppo di marinai, gridando: "Ehi, voi! Calate in mare una scialuppa di salvataggio!" "Già l'ho fatta calare io!" disse il governatore. "Già, ma l'avete fatta calare per far salire a bordo Giovanna! Invece, la scialuppa di salvataggio, la voglio per salvarmi io!" "Troppo tardi, caro capitano" disse tutto soddisfatto il governatore mentre Raul gli si avvicinava mettendosi al suo fianco. "Ecco i nostri nemici!" E indicò la bionda testolina di Jolanda che compariva dietro la murata della nave. "Jolanda!" esclamò Raul, sussultando. Il conte Trencabar si voltò verso di lui sorpreso. "La conosci?" "Sì," rispose seccamente Raul "e non voglio vederla nelle tue mani!" Gli voltò le spalle e si allontanò mentre il padre cercava di richiamarlo indietro: "Raul!" Venne interrotto dalla voce di Giovanna che stava scavalcando la murata seguita dal nostromo Nicolino e dal maggiordomo Battista, nonché dai marinai che erano andati a ripescarla. "È meglio che non lo chiamiate" disse. "Perché volete farlo vergognare di voi?" "Vecchia maledetta!" esclamò il conte di Trencabar. "Finalmente sei in mio potere! E potrò farti incontrare la stessa morte dei tuoi nipoti..." "Non è ancora detta l'ultima parola!" lo sfidò Giovanna. "L'ultima parola la dirò io e sarà 'Morte!' Sarete impiccata, domani, al più basso pennone della nave!" "Mi spetta il più alto!" proclamò alteramente Giovanna. "Al più basso!" insistette dispettosamente il conte di Trencabar. E rivolto agli altri tre: "E voi sarete impiccati con lei!" "Non importa," rispose, inaspettatamente eroico, il nostromo Nicolino "morirò con il nome della contessa sulle labbra!" "Grazie, nostromo!" esclamò Giovanna, commossa. "Certo," disse Nicolino "che morirò col vostro nome sulle labbra! Con chi me la debbo pigliare per questo bel guaio che sto passando? A chi debbo tirare i miei accidenti?" "Rinchiudeteli in una cabina sicura dopo averli incatenati come si deve!" ordinò il conte di Trencabar al sergente Manuel che si impadronì dei prigionieri portandoli via. "E in quanto a voi," seguitò il governatore, rivolto al capitano "ho una missione da farvi compiere... Rassicuratevi, non si tratta di una missione di guerra," proseguì ironicamente vedendo la faccia del capitano "ma di una missione diremo così finanziaria..." Si tolse dal petto una carta che consegnò al capitano Squacqueras che lo guardò interrogativamente. "Si tratta di una mappa della costa che indica il luogo esatto dove voi e Raul avete scoperto quella città morta nel cui tempio è nascosto il tesoro degli incas... È Raul che l'ha disegnata... poiché siamo vicini alla costa, voi sbarcherete con il sergente Manuel che conosce i luoghi, una trentina di soldati e una decina di botti." "Siete gentile, ma non so se ce la faremo a bercele tutte in ventidue persone" obiettò il capitano. "Le botti debbono essere vuote... Le riempirete con il tesoro degli incas e le riporterete qui... Forse Sua Maestà il Re di Spagna, nel ricevere da me questo favoloso tesoro non vorrà tener conto del cattivo rapporto che il Viceré gli avrà certamente fatto sul mio conto, per colpa delle vostre stupide fanfaronate." "Vi è proprio necessario questo tesoro?" domandò il capitano Squacqueras a cui non garbava affatto l'idea di tornare nel tempio. "Non vi basta aver trovato me?" "In che senso?" domandò il governatore inarcando le sopracciglia... "Sono un amico e chi trova un amico trova un tesoro, no?" "Ma andate al diavolo!" esclamò il governatore. "Preparatevi e andate, prima che qualcun altro possa mettere le mani su quella immensa fortuna... Giovanna che lo ha veduto insieme a voi potrebbe averne avvisato il nipote..."