Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Numero di risultati: 2 in 1 pagine

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La freccia d'argento

212277
Reding, Josef 1 occorrenze
  • 1956
  • Fabbri Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Ha appunto infilato una copia dell'Eco del giorno nella cassetta delle lettere della signora Fussbart, quando si arresta stupito: dal rimorchio di un pesante autotreno che in quel momento abborda la curva a velocità moderata salta fuori, alzato il copertone... Jörg non crede ai suoi occhi: Ed-mastica-gomma! Quella vista risveglia in lui un mucchio di sospetti. Dove può aver passato la notte Ed-mastica-gomma? Corre perciò verso di lui e gli si pianta alle spalle, chiedendo deciso: - Ehi, Ede, cosa fai in giro a quest'ora? Sei forse sonnambulo? Ede, che nel saltare a terra è caduto e ora sta allacciandosi le stringhe delle scarpe, si gira con aria spaurita e assonnata: - Ah, sei tu? Buon giorno, Jörg! Dove sono stato stanotte? Ma sì, io... sono stato... dovevo andare a trovare un amico? - A quest'ora? - dice Jörg incredulo. - Eh, sì! Abbiamo fatto tardi con quella baldoria... Il mio amico compiva gli anni, e ne abbiam fatto del mangiare e del bere! Ma che sciocco interrogatorio mi stai facendo! Sarò pur padrone di fare quel che mi pare, no? Stammi a sentire, Jörg! Oggi dopo pranzo, verso le tre, passa un momento da casa mia. Ho ancora là una latta d'olio. Io che corro devo andar più presto al raduno, e poi ho altri impicci da portarmi dietro. La corsa comincia alle tre e mezzo, lo sai... Naturalmente io devo essere in forma! - Va bene, Ed! Alle tre sono da te! - A quell'ora io sono già via. Tu vieni poi. La latta dell'olio è nella stalla dove tengo i miei attrezzi da lavoro. Sii puntuale, mi raccomando! - Non dubitare! - Allora io mi vado a buttare sul letto. È stata una nottata faticosa, te lo dico io! Ed-mastica-gomma insacca la testa fra le spalle, sprofonda le mani nelle tasche e scompare a gran passi dietro la cantonata più prossima. Jeirg rimane lì fermo, soprappensiero. Preoccupato, segue con lo sguardo il capo della sua banda. Poi si riscuote, scaccia tutti i dubbi e, fischiettando un'allegra canzoncina, prosegue indefesso la distribuzione dell'Eco del giorno di casa in casa.

Pagina 74

Mitchell, Margaret

220912
Via col vento 1 occorrenze
  • 1939
  • A. Mondadori
  • Milano
  • Paraletteratura - Romanzi
  • UNICT
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Era bruno di pelle, abbronzato come un pirata, e i suoi occhi erano arditi e neri appunto come quelli di un pirata che abborda una galera per depredarla, o una fanciulla per rapirla. Il suo volto era freddo e indifferente e la bocca aveva un'espressione cinica mentre egli sorrideva. E Rossella trattenne il fiato. Sentiva che quello sguardo era insultante e si irritava di non sentirsi insultata. Non sapeva chi fosse colui, ma innegabilmente quel viso bruno rivelava la persona di buona razza. Ciò si vedeva anche nel naso sottile, aquilino, nelle labbra rosse e carnose, nell'alta fronte e negli occhi ben tagliati. Ella distolse lo sguardo senza rispondere al sorriso: e l'uomo si voltò mentre qualcuno chiamava: - Rhett, Rhett Butler, venite qui! Voglio presentarvi alla ragazza piú insensibile di tutta la Georgia. Rhett Butler? Il nome non le era nuovo; le sembrava di averlo udito in occasione di qualche avventura piacevolmente scandalosa; ma la sua mente era rivolta ad Ashley e quindi allontanò subito quel pensiero. - Devo andar su a ravviarmi i capelli - disse a Stuart e a Brent che cercavano di trarla lontano dalla folla. - Voialtri aspettatemi e non ve ne andate con qualche altra ragazza, altrimenti mi arrabbio. Vedeva che Stuart sarebbe stato poco maneggevole oggi, qualora ella avesse civettato con qualche altro. Aveva bevuto ed aveva quell'espressione bellicosa che - lo sapeva per averlo visto altre volte - conduceva facilmente a qualche disputa. Si fermò nel vestibolo per scambiare qualche parola con l'uno o con l'altro e per salutare Lydia che emergeva dal retro della casa coi capelli in disordine e la fronte coperta di goccioline di sudore. Povera Lydia! Non solo aveva i capelli sbiaditi, le ciglia invisibili e un mento proteso che rivelava disposizioni alla caparbietà; ma aveva già vent'anni e per di piú era una zitellona. Chi sa se era molto irritata perché lei le aveva portato via Stuart? Molti dicevano che ne era ancora innamorata; ma non si poteva mai sapere che cosa pensasse un membro della famiglia Wilkes. Se ne era irritata, non lo aveva mai dimostrato e aveva sempre trattato Rossella con la stessa lieve cortesia, cordiale e distante, che sempre le aveva manifestata. Rossella le rivolse qualche parola gentile e si avviò alla scala. In quel momento udí pronunciare timidamente il suo nome; si volse e vide Carlo Hamilton. Era un grazioso ragazzo, con una massa di riccioli bruni sulla fronte bianca e occhi neri, dolci e affettuosi come quelli di un cane da pastore. Era vestito elegantemente: calzoni color mostarda e giubba nera; attorno al collo della camicia a pieghe, si avvolgeva una larga cravatta nera di ultima moda. Un lieve rossore gli invase il volto quando Rossella si volse, perché era timido con le donne. Come la maggior parte degli uomini timidi, egli ammirava moltissimo la vivacità e la disinvoltura delle fanciulle come Rossella. Fino ad ora, ella non gli aveva mai accordato altro che un saluto formale; perciò il vedersi accolto con un sorriso radioso e con le mani tese giocondamente gli tolse quasi il respiro. - Carlo Hamilton, simpatico vecchio amico! Scommetto che siete venuto da Atlanta apposta per spezzarmi il cuore! Quasi balbettando per l'eccitazione, Carlo prese fra le sue le manine tepide e fissò i begli occhi verdi e ridenti. In questo modo le ragazze solevano parlare con gli altri giovanotti; non mai con lui. Non sapeva perché, ma lo trattavano sempre come un fratello piú giovine ed erano gentili, senza mai prendersi la pena di stuzzicarlo. Egli avrebbe voluto che si comportassero con lui come con altri assai meno belli e meno provvisti di beni di fortuna. Ma le rare volte in cui questo avveniva, egli non sapeva mai che cosa dire e soffriva un tormentoso imbarazzo a causa della sua timidezza. E restava poi sveglio tutta la notte a pensare alle galanterie che avrebbe potuto dire: ma raramente gliene capitava l'occasione, perché le fanciulle dopo un paio di tentativi lo trascuravano. Perfino con Gioia con la quale esisteva una tacita intesa di matrimonio per il giorno in cui egli entrasse in possesso della sua proprietà, era silenzioso e diffidente. A volte lo assaliva il pensiero poco gentile che le civetterie di Gioia e i suoi atteggiamenti dispotici nei suoi riguardi non erano da attribuirsi a particolare simpatia, ma al fatto che le piacevano tanto i giovinotti che essa avrebbe avuto lo stesso contegno con chiunque gliene avesse dato l'opportunità. La prospettiva di sposarla non lo eccitava, perché la fanciulla non destava in lui nessuna delle emozioni violente che i suoi amati libri gli assicuravano fossero l'appannaggio del perfetto innamorato. Egli aveva sempre anelato d'essere amato da una creatura bella e ardita, piena di fuoco e di malizia. Ed ecco Rossella O'Hara che lo stuzzicava accusandolo di spezzarle il cuore! Cercò di pensare qualche cosa da dire ma non trovò nulla, e tacitamente la benedisse perché aveva cominciato a chiacchierare fitto fitto, liberandolo cosí da ogni necessità di conversazione. Era troppo bello per esser vero. - Aspettatemi qui finché torno, perché voglio mangiare la porchetta con voi. E non andate a fare il civettone con le altre ragazze, perché sono terribilmente gelosa. - Queste incredibili parole furono pronunciate dalle labbra rosse che avevano una fossetta a ogni angolo; e le folte ciglia nere si abbassarono pudicamente sugli occhi verdi. - Obbedirò - riuscí finalmente a dire in un soffio Carlo, non supponendo neppur lontanamente che dentro di sé ella lo paragonava a un vitello in attesa del macellatore. Lo percosse lievemente sul braccio col ventaglio chiuso e si volse di nuovo per salire; i suoi occhi caddero ancora una volta sull'uomo che aveva udito chiamare Rhett Butler e che era fermo a qualche passo da Carlo. Evidentemente egli aveva udito tutta la conversazione perché le sorrise maliziosamente come un gatto; nuovamente i suoi occhi la fissarono con uno sguardo completamente privo della deferenza a cui ella era abituata. - Per la camicia di Giove! - disse fra sé indignata, usando l'imprecazione favorita di Geraldo. - Sembra che... sí, pare che sappia come sono quando sono svestita... - E crollando la testa, salí le scale. Nella camera da letto dov'erano deposti gli scialli, trovò Catina Calvert che si guardava nello specchio mordendosi le labbra per farle apparire piú rosse. Aveva alla cintura delle rose fresche che armonizzavano con le sue guance, e i suoi occhi color fiordaliso brillavano di eccitazione. - Catina - disse Rossella cercando di tirare il corpetto un poco piú in alto - chi è quell'antipatico, giú, che si chiama Butler? - Come, non lo sai? - rispose Catina eccitata, lanciando un'occhiata alla stanza vicina dove Dilcey e la bambinaia delle ragazze Wilkes stavano spettegolando. - Non so quanto farà piacere a Mr. Wilkes averlo in casa; ma era in visita da Kennedy, a Jonesboro - credo per comperare del cotone - e Mr. Kennedy naturalmente ha dovuto condurlo con sé. Non poteva certamente andarsene e piantarlo in casa! - Ma che cos'ha? - Tesoro mio, è un uomo che nessuno riceve! - Davvero? - Davvero! Rossella digerí questo in silenzio, perché non si era mai trovata sotto lo stesso tetto con una persona che non è ricevuta. Era una cosa eccitantissima. - Che cos'ha fatto? - Ha una reputazione terribile. Si chiama Rhett Butler, è di Charleston e i suoi parenti sono bravissima gente; una delle migliori famiglie. Ma non hanno rapporti con lui. Carolina Rhett mi parlò di lui l'estate scorsa. Non sono parenti, ma lei, come tutti quanti, sa tutto di lui. È stato espulso da West Point. Figúrati! E per cose troppo gravi perché Carolina potesse saperle. E poi c'è stata la storia di quella ragazza che non ha voluto sposare. - Racconta! - Ma non sai proprio niente, tesoro? A me la raccontò Carolina, e sua madre morirebbe se sapesse che la figliuola ne sa qualche cosa. Dunque, questo signor Butler condusse una ragazza a fare una passeggiata in carrozzino. Non so chi sia la ragazza ma ho dei sospetti. Non doveva essere una gran cosa, altrimenti non sarebbe uscita con lui nel tardo pomeriggio senza accompagnatrice. Rimasero fuori quasi tutta la notte e finalmente tornarono a casa dicendo che il cavallo aveva preso la mano e il carrozzino si era fracassato e loro si erano smarriti nei boschi. E indovina che cosa... - Non posso indovinare. Dimmelo! - esclamò Rossella con entusiasmo, sperando il peggio. - L'indomani rifiutò di sposarla! - Oh! - fece Rossella, delusa. - Disse che non aveva... hm... non le aveva fatto nulla e non vedeva perché avrebbe dovuto sposarla. Suo fratello lo sfidò a duello, e lui disse che preferiva farsi ammazzare piuttosto che sposare una stupida scioccherella. Si batterono alla pistola e Mr. Butler uccise il fratello della signorina. Dovette andar via da Charleston e ora nessuno lo riceve - terminò Catina trionfante, e appena in tempo perché Dilcey entrava in quel momento nella stanza per sorvegliare le tolette affidate a lei. - E la ragazza ebbe poi un bambino? - bisbigliò Rossella nell'orecchio di Catina. Questa scosse violentemente il capo. - Ma fu rovinata lo stesso - sussurrò di rimando. «Dio mio, vorrei che Ashley mi compromettesse» pensò Rossella a un tratto. «È troppo gentiluomo per non sposarmi.» Ma nel suo intimo, aveva un senso di spontaneo rispetto per quell'uomo che aveva rifiutato di sposare una scioccherella.

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