Incominciò ad atterrirsi, a tremare di qualunque azione; e come il mondo in un subito avesse cambiato faccia, da bello e ridente che era, divenne tutto un abbominio, le pene dell'inferno si esageravano alla sua fantasia; e non solo per sè temeva, ma per la mamma, per il babbo, e fu allora che si sentì ben infelice! Per sfuggire alle iniquità della terra si sarebbe resa monaca; ma non osava scoprirsi a'suoi e si crucciava in segreto. Onde su quel visino di pace incominciò a leggersi un terrore, uno sbigottimento da non potersi spiegare. La notte non dormiva più, o se dormiva terribili fantasmi le venivano a rendere tormentoso il sonno. La madre, che vedeva la figliuola triste e impaurita, non sapeva che dirsi; ma una notte che l’intese singhiozzare nel letto, corse a lei, e conobbe che era disperata; perchè temeva di dannarsi, e così di detto in detto venne a sapere tutta questa spaventosa religione della scuola. La signora Bianca ne tenne discorso colla direttrice, la quale già da altri era stata messa in sull'avviso, onde al nuovo anno non era più il terribile professore che insegnasse la religione; ma sì un sacerdote pallido e melanconico, con aria di grande bontà nel viso, e di autorità nella persona. Oh che morale confortevole e soave spirava dalle sue parole! Dopo ogni sua lezione ciascun'allieva si sentiva migliorata; una grande fede e speranza nel cuore, un desiderio del bene, che duplicava la vita. Marina ritrovò subito la benevola e cara religione della madre, l'amor del prossimo e la confidenza in Dio. Le lezioni erano così chiare, così persuasive, così sincere, che tutte ne provavano conforto e soddisfazione. Onde, mentre in generale per tutta la gioventù la scuola più pesante e più uggiosa è quella di religione, lì per contro era da ognuna desiderata ed amata a preferenza di qualunque altra; ma perchè era scuola di mansuetudine, di pace, di amore. Una volta pieno di mestizia, ma di una mestizia confidente, parlando dell'immortalità dell'anima così esclamò: " Eppure il mondo, in mezzo a cui ci muoviamo, dappertutto ci presenta l'immagine della morte! Tutto ci sfugge quaggiù, tutto ci parla del nostro niente, il passato è morto, il presente svanisce, l'avvenire non è che una speranza! Il fiore, così vago e fragrante al mattino, la sera abbassa il capo scolorato sullo stelo insecchito! i nostri parenti, che ci volevano tanto bene, dormono nel cimitero! Ad ogni passo che facciamo per le vie c' incontriamo in una, bara! Tutto ci parla di morte! E tuttavia una voce intima in fondo del cuore ci dice: ma tu non muori; e uno spirito arcano ci solleva da questo mondo di cose fuggevoli, e ci fa sperare una vita, che non deve finire. Materialista di ogni dove, lascia per un momento le sottigliezze de' tuoi sofismi, rientra unistante nel tuo cuore, sorprendi la coscienza de'tuoi voti, e rispondi: trovi in te il desiderio della morte o della vita? Ma la morte è il nulla, da cui abborre il pensiero; e l'infinito è il desìo dell'anima. Se tutto qui ha fine, l'anima deve avere un'esistenza fuori di qui, in Dio cioè, che è l'infinito, il pascolo del pensiero, l'aspirazione dell'anima,,. Queste cose che partivano da una convinzione pro- fonda producevano un effetto maraviglioso in chi ascoltava. E poi senza perdersi in troppo sottili speculazioni teologiche e dogmatiche, si attaccava piuttosto alla pratica della vita, alla morale sociale; commentava storicamente tali e tali istituzioni religiose, come feste e riti; onde non solo faceva l'animo migliore, ma erudiva la mente sì che facilmente si venivano a riconoscere tanti perchè, a cui pel generale non si sa rispondere (1).
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