L' uscio della dispensa s' apriva due volte al giorno: prima di colazione e prima di pranzo; cioè quando la Letizia, la quale, essendo una perla di onestà, godeva la piena fiducia dei padroni, v' entrava a prendere quello che potesse abbisognarle. Ma poichè non c' erano in casa nè gatti, nè cani che rubassero la roba, e i topini se ne stavan continuamente, nutriti e pasciuti come principi, ne' salotti e negli studi, accadeva che non sempre la Letizia si ricordasse di serrare la dispensa. Quel giorno, di fatti, c' era, fra la porticina e il muro, un vano comodo e largo. Dodò vi si avvicinò in punta dei piedi guardingo, curioso. Poi entrò. Dentro, dietro una fila di bottiglie, la voce della Lilia mormorava dolcemente; e le rispondeva una voce di topo affatto sconosciuta a Dodò. A lui il cuore batteva: non sapeva che pensare. O con chi mai ragionava così, di nascosto a tutti, parenti e amici, la sorella? Non visto nè udito, egli s' appostò di qua dalla fila delle bottiglie, e quasi trattenendo il respiro, si pose in ascolto. La Lilia seguitava un discorso avviato da un pezzo. - Ma sì, si sono accorti tutti d' un cambiamento in me. Io che ero tanto ghiotta, sto senza pranzo, per venire a trovarti, e ripeterti che ti voglio bene.... - Mi vuoi bene? Proprio sul serio mi vuoi bene? - domandava l' altra voce. - E potresti dubitarne, - rispondeva la Lilia - quando per te faccio tanti sacrifizi? La mia buona mamma sta in pena, la mia dolce Rita mi cerca.... O come hai coraggio di non credere che ti voglio bene? - Il topo sconosciuto sospirò; sospirò, come un' eco leggiera, la Lilia. Lui riprese: - Ma come farò, se ti debbo veder più di rado, come tu mi proponi, per acquietare i tuoi di casa? Io soffro quando non ti vedo. Sei così bella, mia Lilia! e sei tanto buona.... - La topina si lasciava cullare dalla dolcezza di queste parole, che le scendevano al cuore come un balsamo; poi sospirava ancora, dicendo: - Oh, Dio mio! Dio mio, che disgrazia che tu non sia un topo indiano, povero Rosicalegno! - Il topo ignoto tornava a sospirare e filosofava: - Sì nasce come si nasce; si è quel che si è! - Ma io ti giuro che non ti dimenticherò mai, che mai sposerò un altro! Tu mi credi, non è vero? - E Rosicalegno le baciava piano piano, la manuccia, pieno d'amore e di rispetto, e diceva: - Chi sa? Se ti presenteranno un bel topo come te, d' una grande famiglia, che possa offrirti quanto c' è di meglio al mondo, un letto morbido, noci, crema, e liquori a discrezione, io sarò presto dimenticato.
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