Esce un'artista abbigliato da festa: è accolto dall'eterno oh! oh! oh! altro tratto spiritosissimo. Una scena intima di famiglia è recitata come si conviene, a bassa voce; la si vuole gridata a squarciagola. Si scambiano dialoghi sempre spiritosissimi da un lato all'altro del teatro e si dicono delle impertinenze a chi osasse muovere qualche osservazione. Che ne avviene da tutto questo sfoggio di tirannie incivili? Avviene che ci disgustiamo l'uno coll'altro a rischio di pigliarci pei capelli quando se ne hanno; che si disgustano gli artisti i quali nel loro cuore ci mandano a farci benedire; e ci acquistiamo una riputazione tutt'altro che di gente premurosa del nostro proprio decoro e fornita di buona educazione». La conclusione adunque è questa: che nel teatro, trattisi di opera o di commedia, non sono civilmente permessi i modi strani, maniaci di esternare la nostra approvazione o disapprovazione; ma si dee per l'una e per l'altra seguir l'usanza della gente ammodo, la quale non va in visibilio a ogni nota un po'ardita, a ogni frase declamata con maestrìa, né si lascia andare ad eccessi e non ricorre al buco della chiave per manifestare il proprio disappunto.
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