Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbiente

Numero di risultati: 5 in 1 pagine

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Signorilità

199555
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 5 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Venendo ad una famiglia meno abbiente e più modesta (ricordiamo, con le statistiche alla mano, che la maggioranza delle famiglie italiane ha 8000 lire annue di rendita) composta dalle solite cinque persone-base e da una domestica a tutto servizio,il cui capo di casa guadagni L. 1.800 mensili, e che abbia un'ottantina di mila lire come capitale, cioè una disponibilità annua di L. 30.000, non possiamo stabilise il bilancio con gli stessi criteri. - Il 20 % di L. 30.000, cioè di L. 6.000 per l'affitto (lire 500 mensili), non è sufficiente in città, per un'abitazione che deve avere due o tre camere da letto per i padroni ed uno stanzino per la domestica, stanza da pranzo, cucina e accessori;nè il 25% (L. 7.500; circa L. 25 giornaliere) può bastare a nutrire sei persone. Qui bisogna quindi calcolare il 25% cioè L. 7500 per l'affitto, il 30% (L. 9000) per vitto, il 10% L. 3000) per i figlioli, che vanno allevati ed educati con ogni cura igienica e senza malintesa economia. Bisogna poi dividere le restanti L. 10.500 fra vestiario, salario e spese varie, riducendo, ma non sopprimendo mai, il capitolo «previdenza». Col fiorire delle Cooperative edilizie, con la possibilità di avere un appartamento di favore e con pagamento rateale, la cifra dell'affitto potrà essere diminuita, a beneficio del vitto; se la salute dei componenti la famiglia è stata buona, la cifra destinata a medico e farmacista non vada alla sarta, ma permetta un soggiorno al mare o in montagna ecc.

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La ricercano carina, elegance, con le mani ben tenute; se ne allontanano, invece, quando le sue mani sanno di rigovernatura, ed i suoi capelli di fumo, perchè sanno che, nella classe anche non ricca, ma abbiente, la donna deve essere organizzatrice e padrona, non domestica. Infatti: una casa montata razionalmente e organizzata nei più minuti particolari va avanti bene, anche senza un personale di servizio perfetto e numeroso, a condizione che la padrona sorvegli poi intelligentemente l'andamento generale. La fiaba di quella Norma che lasciò, morendo, alla nipotina prediletta una cassetta, da portare tre volte al giorno in ogni camera, come talismano di benessere e di felicità, racchiude la scienza della padrona di casa: «Curare o fare, o, almeno, sorvegliare in ogni particolare, ogni cosa in tutti i rami dell'economia domestica; rendersi conto, sopratutto, di come si cucina e di quanto si spende...».

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Nella società modestamente abbiente, a cui questo libro è dedicato, le donne debbono essere soprattutto buone organizzatrici, perchè l'organizzazione fa risparmiare tempo, denaro e servitù; dà benessere, serenità d'animo e pace familiare. Ed ecco una parte delle cose che una donna deve sapere e ricordare: ecco come si debbono organizzare praticamente certi rami essenziali del «ménage» e della vita domestica.

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Noi, qui riunite, apparteniamo alla classe abbiente, intelligente, e, in certo modo, privilegiata; la classe fra cui sono scelte le delegate, che devono collaborare con i dirigenti; noi tutte, affettuosamente considerate dai mariti e dai figliuoli, cordialmente considerate da parenti e amici, abbiamo, pur restando nell'ombra e considerandoci discepole e esecutrici di ordini, una certa influenza sull'andamento generale. La prima cosa che ci deve animare è la fede nel Regime e nell'avvenire, una fede che deve essere religiosa, quella che la Regina Margherita - la donna eletta che sorrise al fascismo, e benedì il fascismo - chiamava «la fede del carbonaio» cioè: fede umile, fede che tace, che si sacrifica, che non discute l'ordine del Duce, fede che è comunicativa e incrollabile!!! Il mondo è generalmente così fatto, che se un uomo, anche buon fascista, udisse ripetersi dieci volte al giorno dalla moglie delle frasi disfattiste: ... il mondo è così fatto che, se cento uomini udissero sempre ripetersi, nei momenti scelti con femminile furberia, queste frasi..., dieci butterebbero la moglie dalla finestra, ma novanta, per amore di quieto vivere, tacerebbero... e poi sarebbero scossi nel loro ideale, giacchè la goccia scava la pietra. Certamente, in sei anni, il fascismo non poteva ridarci le meringhe a tre soldi; il velluto a tre lire; un palco al rinnovato Teatro Reale dell'Opera per cento lire; certamente non poteva farci risalire dal baratro in cui eravamo caduti, (anzi in cui ci avevano fatti cadere); naturalmente il Regime ha ancora dei nemici, dei nemici gelosi e in mala fede, dei nemici che lavorano a scalzare e a rovinare la torre magnifica che il Duce magnifico sta erigendo!... Ma, se questi nemici, (che hanno paura degli uomini, i quali nei torbidi del dopo guerra, seppero tutto osare e tutto avere!), se questi uomini, che si rivolgono a noi donne sapendoci più deboli, più impressionabili, più suggestionabili - sapendo di poter influire sui nostri cari attraverso a noi... - se questi uomini, dico, si trovassero sempre di fronte a noi tranquille e dignitose... ma ferme, ma forti!... se ci trovassero pronte a sacrificare, tacendo, un vestito, o un thè danzante, a restringere i nostri capricci non solo, ma i nostri bisogni... ad essere pronte a rispondere loro: «Siete dei rinnegati e degli indegni: quella è la porta!» - vi giuro che l'antifascismo avrebbe meno forze e meno nemici!... E queste donne dobbiamo e dovremo essere noi, non le schiave e le serve di remota epoca, non le romantiche donzelle e castellane medioevali, non l'inconcludente donna di certi secoli, non la garçonne dell'ultra elegante Parigi ma le italiane nuove, fidenti, disciplinate, laboriose, organizzatrici. ... Primo dovere e primo compito dell'italiana deve essere quello d'organizzare e indirizzare la vita famigliare... ed eccomi subito entrare nel tema della mia conferenza, destinata in modo speciale alle signore. Parlerò della casa e dei figliuoli; prima parlerò della casa e poi dei figliuoli, facendo come i bambini che, davanti ad un frutto e ad una torta, serbano per ultimo la torta, volendo rimanere con la bocca dolce. Non farò qui quello che i francesi chiamano «della letteratura» sulla casa, ma voglio indugiarmi un solo istante a dire la dolcezza profonda da cui siamo invasi ad ogni ritorno là dove nacquero i nostri padri e i nostri figliuoli, del senso di pace (pace nel senso evangelico) che ci invade quando ne passiamo la soglia, del senso di letizia che dà la lampada accesa pendente su di una tavola, anche modesta, ma accurata... del profondo senso di amore in noi radicato per lei. Importantissimi sono i doveri della donna verso la sua famiglia, perchè lo Stato è composto di famiglie, come ogni edificio è formato di umili mattoni; perchè il benessere, la serenità, l'agiatezza dei singoli, sono benessere, agiatezza e serenità dello Stato, e i singoli non hanno serenità vera, se non nella famiglia e nella casa. Serviamo dunque in letizia la Patria, servendo la nostra casa. Ho scelto appositamente, per esprimermi, il verbo servire. Il più superbo degli Imperatori moderni, Guglielmo di Hoenzollern, aveva per motto queste parole «ich dien» (io servo)... Se il servire può essere talvolta umiliante, è, nella maggior parte dei casi, dignitoso e, talvolta, magnifico. Per esempio: magnifico è quello del nostro Re e del nostro Duce, per la fortuna d'Italia; magnifico fu quello dei nostri padri, mariti e fratelli, che corsero alla frontiera, pochi anni or sono; e anche la nostra modesta, tranquilla, silenziosa dedizione alla famiglia, è una forma di servire alta e nobile. Dobbiamo, però, ancora imparare qualche cosa. «Gli italiani sono indubbiamente il primo popolo del mondo», diceva il nostro Principe di Piemonte ancora fanciullo - e ne conveniamo toto corde - e anche noi italiane fummo largamente dotate da Dio! Ma, prima della guerra, tre cose ci facevano difetto: il senso della responsabilità, la capacità di realizzare e l'organizzazione. La guerra ci ha dato le due prime qualità; il fascismo sta dandoci, e ci darà la terza. La responsabilità! Noi avevamo il concetto espresso da Enrico Ibsen, nella «Donna del mare», che Eleonora Duse portò trionfalmente in Italia;... cioè che la responsabilità era un peso troppo grande per le spalle femminili, e a lei preferivamo la supina obbedienza all'uomo che sapeva assumerla; noi ammiravamo persino le bambinaie tedesche che tranquillamente asserivano: «Assumiamo noi la responsabilità del pampino». Partiti i nostri mariti per il fronte, noi donne, volendo contribuire efficacemente alla vittoria, assumemmo automaticamente tutte le responsabilità domestiche, e semplicemente, abilmente, anche quelle di aziende agricole e commerciali, dei vecchi rimasti, dei figliuoli che seguitavano a nascere; ci sentimmo responsabili del nome e dell'onore di quelli che combattevano al fronte, e, pure automaticamente, diventammo realizzatrici. Ora dobbiamo essere anche organizzatrici. Questa parola fu prettamente tedesca e formò la forza e la superiorità dell'Impero teutonico; è ora diventata parola prettamente italiana, e deve diventare parola prettamente femminile. Le nostre nonne dalle lunghe vesti larghe dieci metri, che, sedute fra numerose dipendenti, passavano la vita a filare la lana e il lino... le nostre nonne che avevano poche esigenze, pochi bisogni e molta - relativamente - più ricchezza di noi, avevamo con tutta facilità decine di domestiche brave e fedeli (mentre noi stentiamo tanto a trovarne una buona!!!), avevano meno bisogno di noi di studiare il problema domestico e meno bisogno di organizzazione. Vivendo solamente e continuamente in casa, rinunciando al mondo e alle sue pompe dal giorno delle nozze, non avevano altro scopo che figliuoli e casa, casa e figliuoli. Noi, oggi, se non dobbiamo uscire per guadagnarci la vita, vogliamo uscire per compere e commissioni, per sport o per divertimento, perchè siamo abituate così e non potremmo stare sempre in casa come una volta. Ma nessun danno deve venire a nessuno per questo nostro sciamare dal nido; esiste la maniera di conciliare dovere e piacere, di avere una casa ben tenuta e curata in ogni dettaglio, piacevole ai nostri cari e a noi... e questa maniera consiste nell'organizzarla così bene, con tanto ordine, dando un posto ad ogni cosa, e rimettendo sempre e subito tutto a posto, che tutto possa camminare bene, dando solo qualche ora di sorveglianza all'andamento generale. E come? Qui entrerò brevemente in un campo pratico, giacchè oggi ci vogliono fatti e non chiacchiere. Cominciamo dalla biancheria, che è una delle ricchezze più oneste e liete, più femminili, più intime e più vere di una famiglia dabbene. Per avere della biancheria pulita si può, senza un fastidio al mondo, consegnarla ad una delle tante lavandaie; oppure si può farla lavare razionalmente in casa col vecchio sistema del ranno, oppure mediante una comune lavatrice o mediante una lavatrice elettrica. Ricordo sempre questo racconto della compianta Signora e scrittrice Sofia Bisi Albini: «La mia lavandaia mi aveva assicurato che non mischiava i panni miei con quelli di altri, che li lavava in acqua corrente, che li asciugava al gran sole in un immenso prato presso il ponte Nomentano... ed io vivevo tranquilla e sicura. Un bel giorno vado a trovare un paralitico che mi era stato raccomandato e che abitava lontano, fuori porta Pia. Entro in un tugurio diviso in due antri; nel primo vedo molta biancheria sudicia buttata in tinozze ributtanti, mentre un puzzo di cloro sta per soffocarmi; nel secondo antro, dormitorio e refettorio di ben sette persone, vedo dei tovaglioli che asciugavano stesi sul letto dell'infermo... Orrore!!!». ... Voi mi avete ormai capito: in quel tugurio viveva e lavorava la lavandaia di Sofia Bisi Albini! Per avere invece bella biancheria, candida, frusciante, odorosa di sole, che è una gioia riporre negli armadi odorosi di lavanda e di gaggia, bisogna che la padrona di casa abbia una vera e propria piccola organizzazione. E ancora: abbiamo tutti noi - e qui potrei rivolgermi in parte anche ai signori mariti - un piccolo registro in cui sia notato quello che abbiamo in casa? quanti orologi possediamo? quante bottiglie si trovano in cantina?... quanto consuma al giorno il termosifone? Abbiamo il catalogo dei libri? e quelle dei libri prestati?... Abbiamo in cucina una lavagnetta bella e pronta col gesso per notare ciò che occorre alla cuoca? conserviamo le ricevute? abbiamo fatto testamento? facciamo ogni mese il bilancio consuntivo e preventivo?... Noi donne, ricordiamo sempre che cogli stessi mezzi finanziari, una famiglia diretta da una brava signora svelta ed energica può mangiare bene, vestire bene, vivere in agiatezza, divertirsi, viaggiare... e un'altra, guidata da mano femminile fiacca e dalle unghie troppo dipinte di rosso ardente, vive meschinamente di debiti, di pasticci, spesso di peccati, e sempre di malcontento?... Partendo noi fra breve per un viaggio o per la villeggiatura estiva, avremo la nota di quanto portiamo con noi?... Permettetemi di dubitarne... perchè la forma di organizzazione, perchè il tenere dei quaderni esula ancora dalla nostra mentalità; perchè noi ci fidiamo troppo della nostra memoria, mentre poi siamo distratte e occupate da mane a sera in troppe cose, che non sono la casa... Se, invece, noi siamo brave signore intraprendenti, svelte, volenterose, pazienti, appassionate; se, specialmente, quando dobbiamo fare una cosa, la facciamo subito, per organizzare una delle diverse partite di lavoro domestico, impiegheremo appena una o due ore, e troveremo quindi posto anche per la beneficenza, per le Opere assistenziali, per tutto quanto rende la vita sana, serena, interessante, buona, intellettuale, artistica... e proveremmo anche un senso di superiorità verso le donne che non sanno muoversi e realizzare come noi. Questo sarà forse un movimento di orgoglio... movimento che, però, sia benedetto!!! Ho detto impiegare e non perdere. Di grazia, se non lavoriamo per l'ordine, il benessere e la prosperità dei nostri cari, di che dobbiamo e per chi dobbiamo lavorare? Di grazia, è nostro dovere non perdere una prima al Teatro Reale dell'Opera, o non perdere di vista l'andamento domestico? Di grazia, dobbiamo concorrere al premio di charleston in un salone da ballo, o concorrere a tener igienicamente la casa? dobbiamo essere scultrici o letterate, e incaricare il marito di ordinare il pranzo? Per amor di Dio!!! Possiamo essere anche scultrici o laureate, possiamo anche suonar bene il violino, scrivere qualche buon articolo... ma solamente quando e dopo che ogni particolare della nostra vita e della nostra casa sia curato in tutto e per tutto.

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Il bagno giornaliero, ormai in uso nella classe abbiente, è un ottimo tonico, e preserva dal freddo. Infatti, i giapponesi possono vivere nelle loro casette di legno anche nel rigido inverno, perchè riattivano con il bagno la circolazione del sangue dal cuore alla periferia. Ma non ancora tutte le case sono fornite di camere da bagno, e non è sempre possibile che tutti i membri di una famiglia possano prendere ogni mattina il bagno in vasca... Ebbene: si sostituisca la vasca con un recipiente di lamiera o di gomma, e si faccia un buon lavacro o una buona spugnatura, adoperando un paio di litri di acqua tiepida... Così pure ci si regoli in viaggio, portando con sè quella vasca pieghevole di gomma chiamata «tub», ricordando che, in Africa, gli esploratori e i missionari sanno fare un bagno completo con... un bicchiere di acqua, quando non posseggono di più.

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