A queste coppe armoniose ci abbeveriamo ormai della certezza che forma la sostanza dell'insegnamento maeterlinckiano: l'uomo che prima credevamo, col poeta, una vittima angosciata del fato, premuto da ogni parte da influenze e potenze misteriose e terribili, preda di numi implacati, atteso e conteso da tutti gli artigli dei dolori e dei morbi senza fine, allucinato e folgorato dagli stessi riverberi che emana il suo cuore ammalato e trafitto di spasimi e di presagi, quest'uomo, finalmente, non è più la vittima e il fantasma cui altri fantasmi danno una caccia straziante e crudele, ma è il padrone di se stesso, del suo presente, del suo passato e del suo avvenire, può dirigere e modificare il suo destino, flettere in suo favore il cammino della fortuna, propiziarsi le sorti del mondo. A grado a grado, il cielo sul nostro capo s'è schiarito, gli spettri si sono addossati alle muraglie che prima pareva volessero rinchiuderci e soffocarci, paurosi di noi, e, intorno, quella natura che ci era nemica, che forse ci è nemica ancora poichè - lo leggiamo anche nell'Oiseau bleu - l'uomo continua «ad essere solo contro tutto in questo mondo» - la natura è pacificata e dominata anch'essa da un'intelligenza che pervade le pietre, le piante, gli animali. Ma l'uomo vittorioso, l'uomo che ha definitivamente allontanato da sè la paura è - ricordiamocelo - l'uomo interiore, l'uomo che sa vivere di silenzio e di poesia, l'uomo che sa accomunarsi con l'anima segreta delle cose e interrogare e misurare veramente il destino. Noi dobbiamo conoscere e suscitare le forze che dormono in noi, la nostra vera potenza è in fondo all'anima nostra, come tutto il nostro passato e tutto il nostro avvenire sono nel nostro pensiero presente. Un nostro ricordo può colorare il mondo, se il ricordo non viene soltanto dalla nostra intelligenza, ma dal nostro cuore; un nostro gesto può vincere il destino, se è compiuto dalla nostra anima prima che dalla nostra mano. Una nostra parola può guidare gli eserciti degli uomini, se essa è uscita veramente dal profondo recesso del nostro silenzio e della nostra preghiera. È insito in tutto questo un grande messaggio e un grande ammonimento: ogni pagina di Maeterlinck ci dice che i nostri corpi, i nostri gesti, le nostre parole bagnano in un oceano di mistero e d'infinito. Egli ci dona una speranza, ma purchè noi sappiamo che dobbiamo ritenerci più grandi di noi stessi, più accordati alle grandi leggi che reggono il mondo e alle grandi armonie che lo regolano e lo sollevano sulla vanità e la promiscuità delle apparenze. La infinita armonia è alla fine di ogni nostra parola, al termine d'ogni nostra azione, al limite d'ogni nostro gesto. Noi siamo circondati di mistero e di bellezza, e le nostre vite tremano continuamente sull'orlo dell'inconoscibile, e dell'inesprimibile, da cui sono emerse un giorno e in cui un giorno ricadranno.
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