Un' ultima riflessione che spiega perchè questo libro, intitolato «Signorilità», non dà ricette di bellezza, nè parla del «Cosmeticista» che è incaricato delle linee delle gote e del viso, nè dell'«Abbellitore», la cui funzione consiste nello scegliere e nell'applicare le tinte, nè dei tecnici varii, che, nei grandi istituti di bellezza, diradano un poco le sopracciglia, nè del «belletto indelebile», cioè di una tinta rosata applicata sotto la pelle con un ago elettrico, recente invenzione... No; questo libro riproduce invece volentieri, da un vecchio giornale, dei brevi consigli spirituali-estetici: Elisir di lunga vita: temperanza profumata di contentezza e di calma. La minima goccia di agitazione lo fa inacidire. Crema per la pelle: bontà mista ad affabilità, schivare invidia che ingiallisce la cute, la rende rugosa e indurisce lo sguardo. Vellutina sopraffina: amabilità serena. Belletto: la modestia. Lustro per gli occhi: il brio, l'amore al bello. Bellezza delle mani: l'abilità. Sale volatile: l'arguzia. Essenza divina (volatilizzabile, che perciò va tenuta ermeticamente chiusa): l'amicizia. E poi... e poi mettiamo accanto due donne che camminino verso la cinquantina, di cui una abbia adoperato, per la sua pelle, soltanto schiuma di sapone e acqua di fonte; e di cui l'altra abbia esperimentato su di sè i belletti e le creme più perfezionate. Quale delle due è meglio conservata? La seconda, anche se ha avuto un'esistenza esemplare, ha sempre avuto l'aspetto di una persona equivoca... ed è meno ben conservata della prima, che è sempre restata, anche d'apparenza, corretta e signora. E scusate se è poco!...
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Accademia della crusca
