Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbellite

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Nuovo galateo

190054
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
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.° Le donne non essendosi ancora abbellite alla mattina, una visita in questo tempo non può essere generalmente gradita; quindi, almeno in Italia, il mattino ammette solo le visite confidenti e segrete; al tardo solo si protraggono quelle di semplice formalità, e le lunghe sere si riserbano per quelle di costume o d'impegno. Ho detto, almeno in Italia, giacché a Londra, per es., le donne ricevono alla mattina, non alla sera, essendochè alla sera parecchi uomini sono spesso ubbriachi o poco distanti dall'ubbriachezza, atteso la copia de' liquori che nel lungo e tardo pranzo, trangugiano. 2.°Il piacere prodotto da una visita, generalmente parlando, é minore del dispiacere di dover sospendere le proprie occupazioni. Le ore più cariche d'occupazioni sono le antimeridiane, come quelle nelle quali sono maggiori le forze rifocillate dal sonno. I momenti in cui s'arresta il corso delle ordinarie occupazioni e lascia luogo al trastullo, sono diversi in varie classi sociali. L' ora in cui il professore ha finita la sua scuola, suole essere l'ora in cui il negoziante prepara le lettere pe' suoi corrispondenti. Pria del pranzo, ove questa suol essere protratto verso le ore quattro o cinque pomeridiane, le forze illanguidiscono; immediatamente dopo il pranzo non si trova la voglia per le ordinarie occupazioni, dunque nelle due accennate epoche gli inconvenienti d'una visita sono assai piccoli, e tra le persone amiche e confidenti si annullano affatto, per lasciare intero il piacere della visita, se questa succede nell'ora stessa del pranzo. 3.° Se si tratta di persone disoccupate, si può dire che, dopo l'ora dell'antimeridiana toletta, tutte le altre sono buone, giacché per esse una visita è sempre una scena nuova. 4.° Da chi s'intende di fisonomia, l'inopportunità d'una visita si conosce a manifesti segni; giacché, in onta di tutti gli sforzi, allegrezza simulata è diversa dall' allegrezza reale; allorché un certo disordine al vostro arrivo, i servi che vanno, che vengono, che parlano all'orecchio del padrone, vi dicono che non giungeste a proposito. A Londra, ove i venti hanno diritto di cambiare le teste più forti e gli animi più assennati, fa d'uopo, volendo fare una visita, che consultiate la banderuola, se non volete esporvi al pericolo di spiacevole o freddo accoglimento; per es. quando domina il vento d'Est in quella capitale, gli umori melanconici si inaspriscono, e sono frequenti i suicidii. (Nota della 3.ª ediz.)

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La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192770
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 1 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 337

Contessa Lara (Evelina Cattermole)

219880
Storie d'amore e di dolore 1 occorrenze
  • 1893
  • Casa editrice Galli
  • Milano
  • Paraletteratura - Romanzi
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E allora quelle immagini che prima, durante il suo delirio, egli, inconscio, aveva come fatte balenare vertiginosamente dinanzi alla impressionabile, inesperta, spaventata fantasia della suora, a poco a poco si delineavano nitide e si fissavano nella mente di lei, ormai avida di novità, formate, colorite e chi sa quanto abbellite dalla poesia del descrittore. Giammai, un accenno, nè meno il più vago, usciva dalle labbra di lui intorno alla donna così appassionatamente chiamata e bramata nella crisi del male. A suor Istituta, che sedeva, immota, accanto al suo letto, egli non parlava d'idoli orrendi; ma ora soleva descrivere un lume di luna sotto l'equatore, somigliante a un meriggio mitemente roseo, nella cui luce diafana disegnavasi qualche pagoda dalle molteplici cupole che proiettavan lievi ombre azzurrognole, e da quella pagoda, vaporosa come un sogno, emanava un profumo soprannaturale; una quiete solenne e dolcissima era intorno. Dalle porte aperte del chimerico tempio si scorgevano ardere, sospese alla volta, tutta trafori, lampade d'oro massiccio in forma d'uccelli e di pesci; in fondo s'ergevano schiere d'idoli circondati di simboli ignoti, a' cui piedi era sparsa una folta fiorita di gelsomini e di tuberose senza stelo... O ricordava un'isoletta sotto un'ampia cupola di palmizi dal tronco sottile, come scolpito a bassorilievo. Là giù, le fronde a mazzi cresputi s'alzano come pennacchi o si piegano ondulando con languido ritmo alla brezza marina. E', sotto quelle piante, come un crepuscolo verde: singolare contrasto, per chi guarda l'isola dal mare, con la luce d'oro che colora in alto l'esterno del padiglione vegetale, e con la zona sterminata delle acque che la fasciano tutta d'un azzurro di turchese. Una sera, minacciava un temporale. L'aria, di calda ma elastica, s'era fatta pesante e afosa; Contessa Lara. 3 sbuffi di libeccio, come uscenti da una fornace, frusciavano con violenza tra le fronde agitate del giardino, sconquassavano e ingolfavansi dalla finestra nella stanza, gonfiando le cortine come vele, sparpagliando su'l pavimento i fogli che s'ammucchiavan su la tavola, sbattendo gli usci tra sibili e mugolii lugubri e frementi. Il tenente era stato molta parte del giorno taciturno, cupo, accigliato, quasi che l'avesse perseguitato un'idea fissa. Aveva mangiato meno del solito, dichiarando mal fatta ogni cosa preparata per lui; e finì col bestemmiare come un ossesso, perchè nel versarsi ei medesimo da bere, s'era rovesciato un po' di vino su 'l lenzuolo. Suor Istituta andava e veniva per la camera, servendolo senza far motto, con gli occhi più persistentemente chini al suolo, con le labbra serrate, come una bimba che si fa forza per trattenere il pianto. Il soldato, svelto e ubbidiente, correva, sempre scalzo, dove uno sguardo o un cenno della monaca gl'indicavano. Gli animi, come l'aria, eran gonfi di qualcosa, che aveva bisogno di sfogo. Finalmente, quando la sera fu scesa, il temporale estivo scoppiò in tutta la sua rumorosa violenza. Lampi e tuoni si succedevano senza interruzione, illuminando le cose d'una luce fulva e sinistra, e facendo oscillar cupamente la stanza del malato, come egli aveva tante volte sentita oscillare la sua cabina di bordo. Si sarebbe detto che tutta la pioggia, la quale da tre mesi non cadeva, si fosse rovesciata a torrenti straripanti su'l piccolo giardino, i cui rami si torcevano, gemevano, schiantavano. Il vento ululava peggio d'una belva. La suora, tremante, con la sua corona stretta in una mano, cercava, con l'altra, di riparar la fiammella del lume, che ondeggiava, lingueggiando, nella continua minaccia d'estinguersi; da che il malato, per un suo capriccio fisico, aveva assolutamente voluto che la finestra restasse spalancata. - Respiro! Respiro! Adesso respiro! - esclamava mettendo un lungo respiro di suprema soddisfazione — Bisognava dunque che l'inferno si scatenasse così, perch'io stessi meglio! — In quel medesimo momento, una raffica più forte dell'altre portò dentro un'ondata di pioggia che s'abbattè su 'l pavimento: il lume si spense, e mugghiò un tuono che parve una cannonata sparata lì accosto... Con un piccolo grido e un involontario balzo a dietro, suor Istituta, colta di terrore, erasi buttata presso il letto dell'infermo. Questi diede in una di quelle risate spontanee, giovanili e sane, che certo non lo rallegravano da un pezzo, e la sua mano cercò la manina gelata e tremula della monaca. - Che c'è? Ha paura? — esclamò egli in tono canzonatorio; e soggiunse continuando a ridere: — Ha paura che il diavolo si presenti da vero? - Ella ebbe un brivido per tutto il corpo; un brivido che le corse giù fino alla punta delle dita affusolate, che l'ufficiale teneva strette. - Paura... no; ma è un tempo... un tempo orribile! - - Un tempo che mi fa tanto bene! - disse lui - Non è contenta lei ch'io mi senta meglio? - Al bagliore d'un lampo, egli vide un sorriso beato su le labbra pallide della sua infermiera. Allora insistè: - Dica, non è contenta? - - Non desidero altro... altro al mondo! — confessò ella con un fil di voce dolcissima. Il malato la guardava fisso, come attratto verso di lei da un fascino nuovo e singolare. Perchè mai era così bianca, quasi spettrale? Perchè tremava ella tanto, per modo che, appoggiata al letto, gl'imprimeva un lieve, rapidissimo moto? — Mi vuol dunque bene, lei?... — La suora mise un altro piccolo grido, come quando lo scoppio della tempesta l'aveva spaurita, ma più soffocato e come interno; si fece al tempo stesso un segno di croce, svincolando la sua mano dalla mano virile che la premeva, e corse a riaccender la candela e a chiudere le invetriate. Quando il lume, ch'ora sembrava giallo, rischiarò la camera, il volto di suor Istituta parve roseo: ella sorrideva; era tornata serena; non tremava più; s'era vinta. — Non doveva esser pallida; era l'effetto dei baleni; e tremava soltanto perchè aveva paura dei tuoni — fece tra se il tenente, con un senso d'ironia dispettosa. Chiese da bere; poi serrò gli occhi, forse per dormire, forse per pensare.

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