Il Federici era uno dei rari e belli esempi dello scienziato di schietto stampo italiano, che la severità della scienza variano ed abbellano con le grazie delle lettere; dovunque fosse, aveva sempre compagno qualche volumetto di autore classico e di Dante singolarmente, che da buon italiano egli prediligeva. A Caprera, Federici leggeva dunque il suo Dantino. Lo accostò il generale e gli chiese: - Che cosa leggete, professore? - Dante! E dopo breve discorso su la poesia dantesca, il Federici pregò: - Vorreste, generale, lasciarmi su questo volumetto un ricordo di questo momento passato con voi? L'eroe sorrise assentendo, e - Date! - disse. Prese il volumetto, si raccolse un poco, poi scrisse di getto i seguenti versi
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