Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbassarono

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Tutti per una

214959
Lavatelli, Anna 1 occorrenze
  • 1997
  • Piemme Junior
  • Casale Monferrato (AL)
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Nessuno poté resistere alla forza inquisitrice di quello sguardo e, a uno a uno, tutti abbassarono la testa, come se fossero davvero colpevoli di qualcosa. Soddisfatto di quella prima vittoria, che gli restituiva tutta l'autorità di cui aveva bisogno in quel momento, Leopoldo Umberto Ba.. gliotti-Gagginis incrociò le braccia e disse con voce tranquilla ma terribile: - Datemi la bambina. I vecchi e le vecchie si strinsero gli uni agli altri, come tanti pulcini sperduti. Ciascuno di loro, nel profondo del suo essere, aveva sempre saputo che quel momento sarebbe arrivato, ma nessuno si sentiva preparato ad affrontarlo proprio adesso e in modo così brutale. - Datemi la bambina - ripeté fermo il direttore. - O me la prenderò da solo. Non devo fare che un passo. Ma, per il vostro bene, preferirei che me la consegnaste spontaneamente. Spontaneamente. E chiaro? Nessuno rispose, nessuno si mosse. I vecchi sembravano inerti, come marionette abbandonate in un angolo dal burattinaio. - D'accordo... Allora ci penso io. Il Bagliotti-Gagginis mosse un passo verso la Pinuccia, che d'istinto strinse più forte la bambina, tanto da farla piangere. Fu questione di un attimo. Argo sgusciò via dalle braccia del suo padrone e si avventò latrando contro il direttore. - Bestia maledetta! - urlò l'uomo, allungandogli una pedata. Il cane si rivoltò e gli azzannò un polpaccio. - Ah! Aiuto.... - Argo, qui! - ordinò concitato il professore. Il cane lasciò la presa, ma continuò a ringhiare sordamente, con il pelo arruffato e le orecchie dritte, come una belva feroce. - A cuccia! Argo si dominò e ritornò indietro, vinto dal richiamo all'obbedienza. Lanciò uno sguardo deluso al suo padrone, come per dirgli: «Perché non mi lasci fare a modo mio?». Poi si accucciò per terra, scornato e triste, spazzando nervosamente il pavimento con la coda. Il Bagliotti-Gagginis, nel frattempo, s'era un po' ripreso dallo spavento. - Chiamerò i carabinieri! - digrignava tra i denti. - La legge è dalla mia parte! La pagherete cara, tutti quanti! Delinquenti... Vi porterò via la bambina, vedrete! E il cane... Quella bestia feroce... Ah, sì! Lo farò abbattere, statene certi. - Questo si vedrà! - disse l'Ernesto, muovendo un passo avanti e sfidando il direttore con tutta la mole del suo corpo robusto. - Giusto - rimarcò la Pinuccia, con un coraggio che le venne in gola insieme al cuore. - Questo si vedrà! - La battaglia è appena cominciata, signor Bagliotti - aggiunse calmo il professore. - E adesso se ne vada. Questa, fino a prova contraria, è la nostra stanza. Lei qui non è gradito. - Via! Via! Vada via! - gridarono tutti gli altri, mentre Argo principiava a mostrare di nuovo i denti. Il direttore si massaggiò la gamba, che aveva cominciato a sanguinare, e giudicò miglior partito ritirarsi, almeno per il momento. Uscì dunque dalla stanza, zoppicando e farfugliando oscuri propositi di vendetta.

Pagina 92

Mitchell, Margaret

220912
Via col vento 1 occorrenze
  • 1939
  • A. Mondadori
  • Milano
  • Paraletteratura - Romanzi
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. - Queste incredibili parole furono pronunciate dalle labbra rosse che avevano una fossetta a ogni angolo; e le folte ciglia nere si abbassarono pudicamente sugli occhi verdi. - Obbedirò - riuscí finalmente a dire in un soffio Carlo, non supponendo neppur lontanamente che dentro di sé ella lo paragonava a un vitello in attesa del macellatore. Lo percosse lievemente sul braccio col ventaglio chiuso e si volse di nuovo per salire; i suoi occhi caddero ancora una volta sull'uomo che aveva udito chiamare Rhett Butler e che era fermo a qualche passo da Carlo. Evidentemente egli aveva udito tutta la conversazione perché le sorrise maliziosamente come un gatto; nuovamente i suoi occhi la fissarono con uno sguardo completamente privo della deferenza a cui ella era abituata. - Per la camicia di Giove! - disse fra sé indignata, usando l'imprecazione favorita di Geraldo. - Sembra che... sí, pare che sappia come sono quando sono svestita... - E crollando la testa, salí le scale. Nella camera da letto dov'erano deposti gli scialli, trovò Catina Calvert che si guardava nello specchio mordendosi le labbra per farle apparire piú rosse. Aveva alla cintura delle rose fresche che armonizzavano con le sue guance, e i suoi occhi color fiordaliso brillavano di eccitazione. - Catina - disse Rossella cercando di tirare il corpetto un poco piú in alto - chi è quell'antipatico, giú, che si chiama Butler? - Come, non lo sai? - rispose Catina eccitata, lanciando un'occhiata alla stanza vicina dove Dilcey e la bambinaia delle ragazze Wilkes stavano spettegolando. - Non so quanto farà piacere a Mr. Wilkes averlo in casa; ma era in visita da Kennedy, a Jonesboro - credo per comperare del cotone - e Mr. Kennedy naturalmente ha dovuto condurlo con sé. Non poteva certamente andarsene e piantarlo in casa! - Ma che cos'ha? - Tesoro mio, è un uomo che nessuno riceve! - Davvero? - Davvero! Rossella digerí questo in silenzio, perché non si era mai trovata sotto lo stesso tetto con una persona che non è ricevuta. Era una cosa eccitantissima. - Che cos'ha fatto? - Ha una reputazione terribile. Si chiama Rhett Butler, è di Charleston e i suoi parenti sono bravissima gente; una delle migliori famiglie. Ma non hanno rapporti con lui. Carolina Rhett mi parlò di lui l'estate scorsa. Non sono parenti, ma lei, come tutti quanti, sa tutto di lui. È stato espulso da West Point. Figúrati! E per cose troppo gravi perché Carolina potesse saperle. E poi c'è stata la storia di quella ragazza che non ha voluto sposare. - Racconta! - Ma non sai proprio niente, tesoro? A me la raccontò Carolina, e sua madre morirebbe se sapesse che la figliuola ne sa qualche cosa. Dunque, questo signor Butler condusse una ragazza a fare una passeggiata in carrozzino. Non so chi sia la ragazza ma ho dei sospetti. Non doveva essere una gran cosa, altrimenti non sarebbe uscita con lui nel tardo pomeriggio senza accompagnatrice. Rimasero fuori quasi tutta la notte e finalmente tornarono a casa dicendo che il cavallo aveva preso la mano e il carrozzino si era fracassato e loro si erano smarriti nei boschi. E indovina che cosa... - Non posso indovinare. Dimmelo! - esclamò Rossella con entusiasmo, sperando il peggio. - L'indomani rifiutò di sposarla! - Oh! - fece Rossella, delusa. - Disse che non aveva... hm... non le aveva fatto nulla e non vedeva perché avrebbe dovuto sposarla. Suo fratello lo sfidò a duello, e lui disse che preferiva farsi ammazzare piuttosto che sposare una stupida scioccherella. Si batterono alla pistola e Mr. Butler uccise il fratello della signorina. Dovette andar via da Charleston e ora nessuno lo riceve - terminò Catina trionfante, e appena in tempo perché Dilcey entrava in quel momento nella stanza per sorvegliare le tolette affidate a lei. - E la ragazza ebbe poi un bambino? - bisbigliò Rossella nell'orecchio di Catina. Questa scosse violentemente il capo. - Ma fu rovinata lo stesso - sussurrò di rimando. «Dio mio, vorrei che Ashley mi compromettesse» pensò Rossella a un tratto. «È troppo gentiluomo per non sposarmi.» Ma nel suo intimo, aveva un senso di spontaneo rispetto per quell'uomo che aveva rifiutato di sposare una scioccherella.

Pagina 107

Il marito dell'amica

245176
Neera 1 occorrenze
  • 1885
  • Giuseppe Galli, Libraio-Editore
  • Milano
  • Verismo
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Le signore abbassarono il mento fra i nastri dei loro cappellini, con tacita e pudica approvazione. Il maggiore esclamò, pieno di fuoco: - Sicuro! Sicuro! Maria pensava che tutte le donne celebri per bellezza, per ingegno, per coltura, per cuore, tutte le donne cantate dai poeti, idealizzate dagli artisti, avevano amato fortemente; come si ama in questo mondo vivo, in mezzo alla natura palpitante; come l'uomo vuole e deve amare, come pretende di essere amato. Guardò Emanuele, rapidamente, con una vampa sul volto, e chiuse, le palpebre. Le passarono in un baleno davanti agli occhi i loro incontri sulla scala buia, e tornò a guardarlo, alla sfuggita, aprendo le palpebre adagio adagio. - Che bella campagna, non è vero? disse il maggiore. - Sì, rispose Maria, appoggiando il fazzoletto alla fronte che le si imperlava di sudore. La Guidobelli rivolse qualche parola al professore, ed Emanuele parlò per cinque minuti, colla sua voce dolce e fredda, di una gentilezza convenzionale. Maria non ne perdette un suono, colla testa voltata al finestrino del vagone, intenta a guardare i salici che fuggivano rapidamente come ombre grigie nel verde grasso dei campi; ripetendo fra sè: Lo amo, lo amo, lo amo. Certe meditazioni che una volta, alle Stancias, l'avevano turbata sotto la forma mite di uno scrupolo, l'assalivano addesso brutalmente. Tornava a chiedere a sè stessa se la sua virtù non fosse stata piuttosto egoismo e ipocrisia; e che cosa era infine la virtù, se non una maschera per gl'ignoranti? Non accade lo stesso colla religione? Ai bambini si fa recitare meccanicamente il pater noster e si dà a baciare un pezzo di legno o un foglio di carta, ma qual'è la persona intelligente che si arresta alla forma esterna? Non era essa stata troppo bambina? Il treno si fermò in una piccola stazione; una casa di mattoni rossi fiancheggiata da uno steccato di legno, al quale faceva ressa una folla di contadini. Un po' più in là, verso un campo di trifoglio, un gruppo attrasse l'attenzione di Maria; era una donna, bella, ritta e appoggiata con un braccio al collo di una giovenca che si piegava docile allargando in uno sguardo mansueto i suoi grandi occhi a fior di testa. Guardando meglio, Maria si accorse che un vincolo simpatico univa la giovane contadina all'animale; erano gravide tutte e due, placidamente serene nel benessere completo della maturanza, mostrando alla piena luce del giorno l'orgoglio del loro sesso - e subito tutto ciò che era intorno, la folla dei contadini, la folla dei viaggiatori, le grida, i rumori, il movimento della piccola stazione tutto le parve mettesse capo a quelle due creature, quasi sintesi unica dell'armonia universale. E ancora, quando la locomotiva correva, nel rimpicciolimento del paesaggio, Maria vide disegnarsi netto il contorno vigoroso della donna e giganteggiare colle sue forme arrotondate; mentre la giovenca mugghiava sommesso, aspirando le tentazioni del trifoglio. Tutto è amore; concluse Maria mettendo fuori del finestrino le braccia perchè si sentiva soffocare e le pareva che le vesti diventassero strette ai larghi aneliti del suo petto. Provava una dolcezza straordinaria a pensare che Emanuele l'amava, l'amava al punto di morirne. Essa non lo aveva compreso subito; sospettava un volgare capriccio ed era invece una vera passione. Come poteva dubitarne ora? Ora che lo aveva veduto sull'orlo di quell'abisso, e che nello sguardo disperato di lui le si era rivelato un abisso ancor più profondo? Quale tenerezza la spingeva verso l'uomo timido e onesto, che non sapeva fingere, che non sapeva vestirsi di orpello teatrale, che non aveva il coraggio della lotta, ma che sapeva guardare in faccia la morte colla sua freddezza di filosofo antico! Quel crescendo di un amore che era cominciato colla placidezza dell'affetto, per giungere alla più violenta passione, non la meravigliava più. Non aveva ella stessa subita una eguale metamorfosi? Perchè prima non si era data a lui liberamente, passando sopra a tutti i pregiudizi della società, mostrando che lo amava al di sopra del mondo intero? Ah! come era stata vile, allora. L'aria frizzante del tramonto le sferzava le braccia e il volto, ma Maria non se ne accorgeva, assorbendola avidamente cogli ultimi raggi del sole, forte di una vita nuova che era entrata in lei, come se un vincolo misterioso avesse legato i suoi sensi ai sensi della natura tutta, ed ella ne sentisse la potente energia recarle torrenti di sangue al cuore. La voce di Emanuele, quella voce che solo per lei aveva note vellutate, quasi calde, le mormorò: - Maria... Si volse. Il treno era fermo, il vagone vuoto. Tutti erano scesi, già perduti nel brulichio della stazione, dalle cui porte spalancate si intravedeva un altro brulichio di persone aspettanti. Ella non disse nulla. Lo guardò negli occhi, seguendolo nel breve spazio del vagone, e prima di metter i piedi sul predellino gli si strinse contro, nell'angolo semibuio, e lo baciò sulla bocca.

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