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Abbandonerai la tua casa, tuo marito, i tuoi figli? E non pensi a quel che se ne dirà?
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Oh ma qui bisogna cambiarla; - ora devi ritornare milanese... poichè non ci abbandonerai più, spero? Maria fece un gesto vivace. - Come? vuoi tornare laggiù?... e perchè fare mio Dio? - Non so... non sono decisa... fra pochi giorni prenderò una risoluzione. - Speriamo favorevole per tutti - disse Emanuele sorridendo. Portarono il caffè. - Amaro? disse ancora Emanuele, più che non chiedesse, offrendone una tazza alla signora. - Amaro! - esclama Sofia - Che idea! Emanuele e Maria scambiarono uno sguardo. - Lo prendo amaro difatti - rispose Maria con semplicità. - Tuo marito ha indovinato. Sul vassoio del caffè c'era una lettera per Sofia. - Notizie del bambino? domandò il marito. - No, sono biglietti per il concerto di questa sera. - Chi li manda? Sofia esitò un momento. - Bandini, disse poi, risoluta; e volgendosi a Maria: - Ti piace la musica? - Sì... secondo... - Precisamente come a mio marito. Credo che potreste andar d'accordo voi due. Guardò i biglietti, ai quali andava unito il programma: Mendelsohn, Chopin, Liszt... e passando rapidamente, com'era suo costume, da una cosa all'altra: - E il disegno? Una volta disegnavi. Te ne occupi ancora? - Era una delle mie distrazioni nella seconda solitudine che trovai in America. - Anche là? - chiese Sofia guardandola in fondo agli occhi. Mi racconterai tutto, non è vero? Si volse bruscamente verso Emanuele. - È stata molto infelice, sai? E non lo meritava. Questa volta fu Emanuele che arrossì. Sofia era andata a prendere una cartella di disegni, dove stavano raccolti in artistico disordine, foglie d'ornato, studi di nasi e di mani e qualche paesaggio alla matita. Guarda, se non ti ho sempre voluto bene. Ho ancora questo schizzo campestre che mi hai regalato l'ultimo anno di collegio. C'è scritto di tuo pugno. «Alla mia cara Sofia.» Un foglietto scappò fuori dalla cartella e cadde sul tappeto. Emanuele lo raccolse lestamente. - Rendilo - disse Sofia tendendo la mano. - Al suo legittimo proprietario - rispose Emanuele accostandoselo al petto - Sei stata tu che me lo hai portato via per copiarlo. - È vero, ma siccome non l'ho copiato... - Glielo prese con femminile imperio, e lo mostrò all'amica. Era il Bacio di Francesco Hayez; ma Maria doveva conoscerlo da molto tempo, esso doveva ricordarle una folla di tormentosi pensieri, perché lo guardò appena e si alzò in piedi, incapace di dominarsi più a lungo. Quel dialogo d'amicizia a sostrato d'amore, tutti quei sottintesi, quelle tacite complicità la mettevano in uno stato di agitazione penosa e paurosa. Anche Emanuele si trovava a disagio e stimò meglio allontanarsi, sorpreso di sentirsi scosso nella sua calma abituale e di non aver pronto sulle labbra lo scettico sorriso che lo consolava di tutto. Quando le due donne rimasero sole, Sofia volle che l'amica continuasse il racconto della propria vita, interrotto il giorno prima dall'arrivo del professore, ma ogni idea di Maria era sconvolta, alterata. Sofia le si presentava adesso come l'ultima persona del mondo alla quale ella potesse fare delle confidenze. Non entrò in particolari, scorse di volo e sommariamente la storia di un amore infelice, per concludere che si era trovata sola, alla morte del padre senza appoggio, senza consigli. Ferita nella più intima delicatezza del suo amore, troppo ingenua forse e troppo rigida per comprendere e per perdonare ciò che vi era di logicamente, di umanamente ragionato nel rifiuto dell'uomo scoraggiato e povero, ella volle strapparsi dal cuore una passione alla quale aveva sacrificato invano i più caldi entusiasmi, i più ardenti desideri della giovinezza. Confessò di aver dovuto lavorare per vivere, di essere scesa mille volte a patti colla propria coscienza, domandandosi se non era meglio gettarsi nelle braccia del suo amante e dimenticare tutto; ma non aveva la tempra delle donne che cedono. In essa la resistenza era natura ed era convinzione. Si allontanò e fece di tutto per dimenticare. In quest'opera fu molto aiutata dalla conoscenza che fece d'un uomo intraprendente, simpatico, generoso, un uomo che aveva buona parte dei meriti che mancavano a Emanuele ed anche dei difetti che il professore non aveva; ma erano difetti amabili che agli occhi di Maria, avida di contrasti, dovettero sembrare virtù. Ardire elegante, modi spigliati, cuor leggero e caldo; tutto ciò era il contrario della freddezza sospettosa, dello scetticismo scorato che l'aveva fatta soffrire. Quell'uomo che la conosceva appena le offerse subito il suo nome e le sue ricchezze. Maria ne fu così tocca, che ebbe quasi vergogna di aver dato le primizie della sua anima a un essere che non aveva saputo comprenderla. Si gettò ad occhi chiusi nel nuovo amore, non trovando più le ebbrezze del primo, ma con una voglia di stordirsi, con un bisogno prepotente di quella felicità che le era sempre mancata. Il matrimonio avvenne due mesi dopo e gli sposi partirono immediatamente per l'America, dove il giovane intraprendente aveva iniziato un commercio su larga scala. Se Maria credeva di trovare nel marito la realizzazione di quell'ideale che con Emanuele le era mancato, dovette presto convincersi che anche questa volta si era ingannata. L'uomo che l'aveva sposata, con una leggerezza alla quale la passione era affatto estranea, la abbandonò colla stessa leggerezza, scevra di cattiveria, in una di quelle sterminate lande dell'America del Sud, quasi sola con pochi contadini e mandriani alla testa di una tenuta grandissima, ricca di pascoli, dei quali egli aveva iniziato il traffico e poi, stanco, se ne era allontanato passando dei mesi interi a Buenos-Aires in allegre compagnie. È ben vero che Maria aveva dal marito frequenti inviti di seguirlo in città, dove ella avrebbe potuto abbandonarsi a tutte le seduzioni di una vita elegante e scapigliata; avrebbe potuto essere la compagna delle sue cene, delle sue partite di piacere; darsi come lui ad una amabile spensieratezza; ma questo per Maria era impossibile. Perduta ogni illusione di dolce ed intima vita di famiglia, non volendo d'altra parte concorrere alla rovina del marito nè farsi sua complice, ella vide la sua strada semplice e retta, attaccata alla casa, ai doveri che il marito trascurava. Si pose alla testa degli affari, attiva, intelligente; si fece rispettare, si fece amare sopratutto dai coloni, che dipendevano da lei. Un servo abile ed onesto, Pablo, fu il suo interprete nei primi tempi, il suo aiuto di poi e sempre. Ferita due volte, Maria non si abbandonò allo scoramento; lila dal suo stesso dolore traendo forza, invece di imprecare contro un ideale svanito, mosse coraggiosa alla ricerca di altri veri. Come un condottiero in campo nell'ora disperata si raccoglie intorno i migliori soldati, ella fece appello ai più nobili sentimenti, alla carità, al perdono. Il suo primo, il suo unico amore, come una dolce memoria lontana, venne a tenerle compagnia nella nuova solitudine. Dall'esperienza della vita, dalla conoscenza degli uomini, aveva attinta una filosofica rassegnazione e attraverso questo prisma guardando la condotta di Emanuele giunse a scusarla, a spiegarla, quasi logica conseguenza delle lotte interne che contristavano quella povera anima. Allora fu colta da una tenerezza senza nome, mista di acuti rimpianti e di infinita compassione. Il deserto che la circondava fu presto popolato dall'immagine di Emanuele; le memorie del passato accorsero in folla e ritrovarono subito il loro posto antico. Bastava una parola, un profumo, una data luce, uno scalino sprofondato nell'ombra perchè, in mezzo alle più aride occupazioni giornaliere, le si sprigionasse un vulcano di desideri, sopiti, non spenti; e un tormento continuo, e un rimorso d'averlo abbandonato; un accusare sè stessa di non essere stata generosa, di non essersi sacrificata interamente. Da queste lotte che avrebbero isterilita una persona volgare, Maria usciva radiante di fede, portando nel suo piccolo mondo un raddoppiamento d'affetti, una intelligenza squisita delle sofferenze umane; un compatimento, una misericordia che non si stancavano mai, perchè si alimentavano della ferita ch'ella aveva nel cuore. Improvvisamente suo marito morì, vittima di una rissa in una casa da giuoco. Trascorso l'anno di lutto, Maria affidando i suoi vasti possedimenti nelle mani di un agente sicuro, era venuta in Italia accompagnata dal suo fido Pablo. E quando, spoglio d'ogni riflessione personale, ella ebbe fatto a Sofia il racconto succinto del suo matrimonio, della vita in America e della morte del marito, Sofia celiando le disse: - E se ora ritrovassi il tuo primo innamorato? - Impossibile - rispose Maria, seria. - Perché? - È morto.
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