Per quanto suor Istituta abbadasse a versarsi a dosso meno acqua che poteva, a poco a poco la sua gonnelluccia azzurro cupa fu intrisa, e le s'appiccicava dinanzi modellandole le curve delle gambe sotto le fitte pieghe della cotonina, come si modellano perfettamente, anche sotto il soverchio drappeggio, le forme di certe statue della decadenza romana. Ma ella non sentiva nè impaccio delle sottane fradice, nè il brivido che mette nelle ossa l'umidità dei panni. Quando il bagno fu pronto, la suora e l'ordinanza sollevarono adagio adagio dal letto, dove giaceva sprofondato, il povero ufficiale che, quasi fuori de' sensi, abbandonavasi, dinoccolato e plumbeo come un cadavere. Era interamente nudo. Le linee di quel corpo, mirabili quando era sano e nella sua piena vigoria giovenile, s'erano a punti smarrite, per lo smagrimento cagionato dalle sofferenze; le clavicole, le costole, i fianchi, le tibie emergevano disegnando l'ossatura sotto l'epidermide d'un candor giallognolo di cera, picchiolata qua e là di chiazzette rosse; ma l'emaciata bellezza di quelle forme ricordava qualche stupendo crocifisso d'avorio del cinquecento. Suor Istituta, come inconscia delle nudità virili che stringeva fra le braccia, sforzando i propri muscoli quasi che fossero d'acciaio, giunse, col valido aiuto del soldato, cui dava ogni tanto un ordine breve, un consiglio sottovoce, a deporre l'infermo nell'acqua; e soltanto quando gli ebbe adagiata la testa cadente sur un cuscino appeso da capo alla tinozza, pensò a tirare a sè un asciugamano buttato lì accosto sopra una sedia e, pudicamente, come una delle tre donne del Calvario, l'appuntò sui fianchi del giovane; poi s'inginocchiò vicino a lui, e tenendo la propria mano nel bagno, ne regolava i gradi del calore. Egli, appena immerso lì dentro, si sentì correre un fremito dai capelli ai piedi; aprì gli occhi semispenti, già vischiosi, e guardò attorno come trasognato. — Si sente meglio? — chiese la monaca, piegandosi verso di lui con pietosa sollecitudine. L'ombra d'un sorriso parve sfiorar le labbra nere dell'infelice; un «sì» più debole d'un respiro gli alitò su la bocca.... In tanto, la febbre era scemata come per incantesimo, e anche un po' di forza sembrava tornar nelle membra all'infermo, avvivato da sempre piu frequenti sorsi di marsala. Quando di lì a due ore il medico, tolto di sotto l'ascella il termometro, constatò ch'esso segnava appena 38 gradi, stropicciò con un lembo del fazzoletto il vetro dello strumento, poi il vetro degli occhiali, perchè il brav'uomo non credeva a sè stesso. Allora suor Istituta, con la sua vocina da preghiera, tranquilla e cadenzata, raccontò per filo e per segno l'operazione del bagno al professore, concludendo col dire: — È stato un miracolo. — L'uomo della scienza tornò a esaminare l'epidermide dell'ufficiale; ascoltò la respirazione di lui, un po' grossa, ma regolare; e dopo ch'ebbe scritta qualche altra ricetta, che l'ordinanza corse subito a spedire in farmacia, sentenziò: — L'avevo detto... Fin che c'è fIato c'è speranza. Non sarà male ripetere qualche bagno... Sì, sì, lo ripetano pure... —
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