Perchè mai, se siamo ragionevoli, positivi, guardinghi in tutte le altre circostanze della vita, in questa così importante del matrimonio ci lasciamo per solito abbacinare tanto facilmente dall'immaginazione esaltata, e ci compiacciamo per tal modo di formare da noi stessi, la nostra infelicità avvenire? Nessuno forse al mondo, nel periodo del fidanzamento, oserebbe confessare a sè, e tanto meno agli altri, che l'essere al quale sta per unirsi possa, pur essendo buono e stimabile; avere anch'esso i suoi difetti. Interrogate quanti promessi sposi vi capitano sottomano, a questo proposito, e sentirete che coro di entusiasmi, che enumerazione di tutte le perfezioni. Se ci si potesse credere, ci sarebbe davvero di che rallegrarsi e ricredersi circa la poca stima che si ha del genere umano. Quante volte non avviene di pensare durante quei fantasiosi colloqui, ricamati di lodi e di entusiasmi: costui o costei non vede e non capisce nulla, oppure parla così per darla a intendere.... Tanto il ritratto che veniva fatto di lei o di lui assomigliava poco alla realtà; tanto esso era esageratamente abbellito. Quanto sarebbe più ragionevole e più prudente al tempo stesso, cercare nella persona amata, non un angelo, non un essere perfetto, immaginario, ma semplicemente l'uomo o la donna. L'uomo con le sue qualità e i suoi difetti, la donna con le sue virtù e le sue inevitabili debolezze. Poi giudicare se le qualità sono tali da far sopportare i difetti, se le debolezze siano di quelle che si possono e si debbono perdonare. E una volta che la ricerca e lo studio, fatti coscienziosamente, una volta che la questione posta fosse risolutamente e nettamente decisa, allora sì, non si avrebbero più a temere le dolorose e amare delusioni del dopo. Chi non ha qualche difetto? Chi è uguale alla perfezione? Nessuno. Chi non si sente la forza e la virtù di sopportare i difetti dell'uomo o della donna dopo le nozze non sarà mai una buona moglie o un buon marito. Non si pretende, chè sarebbe ingiusto, che un essere dal carattere formato, anche se giovane, dalle abitudini contratte mentre era libero di sè, cambi e si modifichi interamente dopo il matrimonio. Non v'illudete che la compiacenza e la sopportazione rivelate nel periodo del fidanzamento possano durare a lungo anche dopo. Senza premeditazione, senza quasi che uno se ne accorga, a poco a poco, si ridiventa ciò che si era; i difetti rifanno capolino, le passate abitudini ripigliano il sopravvento. Ma se ognuno avrà ben studiato prima del matrimonio il futuro compagno, ciò non potrà sorprendere nè sgomentare e si sarà tolleranti, senza che perciò i meriti reali del marito o della moglie scompaiano o si offuschino, senza che l'affezione e la felicità d'entrambi venga alterata.
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