Il governo di Addis Abeba attribuisce l'assalto agii indipendentisti eritrei, ma questi smentiscono - Il sottosegretario Forte spiega le scelte del Fai
L'ambasciatore italiano si è incontrato con esponenti del governo di Addis Abeba; il cantiere in cui è avvenuto l'assalto (con l'uccisione di 40 persone) è stato visitato da funzionari italiani per controllare la sicurezza del 90 nostri connazionali.
Il governo di Addis Abeba accusa gli indipendentisti eritrei, ma i due «Fronti» eritrei smentiscono decisamente, anche se accusano l'Italia per gli aiuti dati al regime.
Ieri pomeriggio il nostro ambasciatore ad Addis Abeba, Sergio Angeletti, si è nuovamente Incontrato con il vice ministro degli Esteri Tibebu Bekele raccomandandogli la preoccupazione italiana per l'incolumità degli ostaggi. Un funzionario dell'ambasciata italiana si trova da ieri nella zona del Beles (a circa 500 chilometri dalla capitale) per assicurarsi sulle condizioni di sicurezza dei novanta Italiani del cantiere. Rinforzi militari sono stati inviati dal governo etiopico per proteggere i lavoratori dei cantieri nel nord del Paese.
All'uscita dei corteo dalla chiesa, mentre già il capitano Badoglio dei Duchi di Addis Abeba dà il braccio alla sposa, scoppia una nuova ovazione della folla che è andata aumentando, tanto da rendere eccezionalmente angusta la piazzetta di San Siro. Da questo momento l'intimo rito degli sponsali cede il posto a una festa più vasta, cui partecipa tutto il cuore prorompente della popolazione sanremese.
Colui che conduceva all'altare la contessina Giuliana Rota non soltanto era il figlio del Maresciallo d'Italia Badoglio, marchese del Sabotino e duca di Addis Abeba, ma egli stesso, ufficiale di aviazione, aveva dato alla campagna etiopica il suo valoroso contributo. Tre grandi valorosi alla stessa epica campagna che si trovano nelle più alte gerarchie dello Stato — S. A. R. il Duca di Bergamo, S. E. Galeazzo Ciano — Ministro degli Esteri, e S. E. Lessona Ministro delle colonie — erano fra i testimoni dello sponsale.
Nessuna strada è segnata dalle carte geografiche fra Neghelli e Mega, ma era facile immaginare, oltre che sapere dalle guide locali, che Ras Desta si fosse procurato un accesso in direzione sud-ovest per il doppio scopo di avere non molto lontana la vitale risorsa dell'acqua di un fiume, e per avvicinarsi alla principale strada, cosidetta dei laghi, che da Mega conduce a Addis Abeba.
Questo è il contenuto del telegramma giunto a Londra da Gibuti, e confermato oggi da un dispaccio Reuter da Addis Abeba. Il governatore etiopico, presso il quale sembra che siano in corso proteste diplomatiche, ha ammesso l'accaduto, non ha però potuto dire se i due missionari si trovano ancora incatenati a Chenca oppure siano stati condotti in qualche sconosciuto campo di concentramento. La sorte degli otto disgraziati è ancora alquanto misteriosa. Il Governo etiopico assicura di aver già dato domenica scorsa ordini per il loro rilascio, ma questa assicurazione non è stata finora confermata dai fatti.
In una specie di magazzino si rinviene un casco coloniale di Ras Desta, un magnifico elmetto con bordi d'oro, una fascia rossa e un asprì che era stato fabbricato a Londra e recava l'insegna di un negozio con pretese di lusso di Addis Abeba. Sembra che lo sconfitto capo dell'Armata del sud non abbia osato recarsi alla Capitale avendo saputo della solenne cerimonia della sua destituzione e della spada simbolica spezzata dal Negus a Dessiè fra il funebre rullare dei tamburi, mentre i banditori pronunciavano il nome del traditore della Patria.
Le truppe amhariche e scioane di Ras Desta, costituenti l'esercito regolare del Ras, erano partite da Addis Abeba nel mese dì settembre per giungere a Neghelli verso la metà di novembre. Avvenuta la rotta dell'armata abissina per opera della colonna Oraziani, la cui travolgente avanzata durò dal 12 al 20 gennaio, giorno dell'occupazione dì Neghelli, era da sospettare che molti nuclei nemici, anziché risalire verso il settentrione oltre Uadarà sentieri da capre privi di acqua, si fossero gettati verso il Daua Parma.