POI CI ABBANDONA QUI SENZA CAVALLI!
Non è del resto la prima volta che l'avventuroso giovinetto abbandona la casa paterna. Circa otto mesi or sono — e quella volta senza alcun motivo — era partito da Milano in compagnia di un amico. Dopo un'assenza di 16 giorni i due fuggitivi erano stati rintracciati nel Modenese e riaccompagnati a Milano. Ai genitori il ragazzo aveva detto di essere partito perché voleva conoscere il mondo. Il Nannetti è un ragazzo robusto, di Intelligenza pronta, appassionato lettore di romanzi d'avventure e frequentatore dei cinematografi. Appena l'Autorità lo riconsegnerà ai parenti, questi provvederanno a metterlo in collegio, ove sperano che gli passi un po' la sete di avventura.
Abbandona il cane in auto: punita dal pretore
Solo la Regina, una bambina inchiodata dall'etichetta e dalle convenzioni, si abbandona per un momento, il respiro di due battute, alla voglia che ha dentro. Ma. non fa in tempo a slacciarsi il corsetto, a sciogliere i lacci che già il sogno sfuma in tragedia, e così il suo personaggio torna immobile» .
Narra la vicenda erotico-mistica del giovane Ratan'sen, che abbandona il suo regno di Cittor e diventa asceta per conquistare l'amore di Padmavati, figlia del re di Ceylon dotata di sovrumana bellezza, dopo averne intese le lodi dal pappagallo Hiraman. dotto brahmano. Ottenuta la fanciulla in sposa, tornato in patria. Ratan'sen deve affrontare la reazione del sultano di Delhi, Alauddin, che — eccitato dalla fama della bellezza della «donna di loto» — assedia la capitale del regno e lo trascina in prigionia. Liberato, Ratan'sen subisce la ribellione di un vassallo, a causa del quale perde la vita e il regno diventa musulmano. Padmavati segue l'amato nel rogo. Sul filo della vicenda — solo ispirata alla caduta di Cittor, la città «madre degli hindu», sotto l'Islam (1303) — si svolge un itinerario spirituale sull'idea dell'azione disinteressata e rinuncia all'io; il significato più «moderno» si affida alla riflessione di Jayasi: «Il distacco dal mondo va praticato rimanendo a casa, facendo del cavo delle mani il teschio per bere e del respiro il come in cui soffia l'asceta». Il poema è fonte di informazione storica, testimonianza della civiltà hindu-musulmana.
Il nemico perde i suoi trinceramenti e i suoi punti di appoggio, perde un villaggio dopo l'altro, abbandona ai russi vittoriosi altre batterie, altri prigionieri.
Il malfattore, inseguito da due passanti, abbandona la refurtiva
Micale abbandona il campo in un momento particolarmente delicato per Milano e di questo sono in molti a fargliene una colpa. Le elezioni politiche sono oramai prossime e il problema dell'ordine pubblico si presenta come uno dei nodi più delicati della vita cittadina.
La pista abbandona la zona delle alte, conifere e si distende su un terreno a boscaglia arida, come quella che tappezza tutta la Somalia settentrionale. La strada che dovevano percorrere le nostre truppe è in considerevole discesa poiché dall'attitudine di oltre 1600 metri del territorio di Neghelli si giunge, dopo poco più di 200 chilometri, alla quota di 600 metri sul livello del mare: un salto di 1000 metri.
Il dubbio che la signora non sia proprio colpevole di quelle brevi e continue sparizioni di forbici, di chiavi, di quadretti, qualche volta ci prende; e sospettiamo anche strani intrecci, gelose preponderanze ancillari, tanti maliziosi tranelli la commedia tenta di tenderci, con la sua finta aria di psicologismo o di patologia, e le sue false partenze verso direzioni che abbandona subito. Poi, da un momento all'altro la verità salta fuori, giallognola e poliziesca. Un agente investigatore si presenta alla signora, di sera, quando il marito è assente e le lampade a gas sono ottocentescamente accese, e le rivela che, nella casa dove ella abita ora, dodici anni prima, era stata scannata una ricchissima vecchia: e l'assassino, non mai identificato, non era riuscito a metter le mani su certi famosissimi rubini che la vittima possedeva e che presumibilmente sono ancora nascosti tra quei muri. Il poliziotto è certo che l'uccisore della vecchia è il signor Manninghen, che con i danari della moglie ha comperato la casa e vi cerca le preziosissime gemme, ed è appunto per aver agio di frugare nei più strani ripostigli, senza destare sospetti, che con perfida suggestione fa diventare e credere matta la signora.
Nel racconto di questo personaggio, sempre creduto folle dal suo interlocutore, Runevskij, eppure sempre ascoltato, si snoda una lunga serie di vicende che portano in Italia, a Como, nella «villa del diavolo», la casa del ricco mercante Pietro d'Urgina che, partito per un lungo viaggio in Russia, abbandona al figlio l'amministrazione del patrimonio. Ed è proprio in quel viaggio in Russia che Pietro d'Urgina si fidanza con la madre di Dasa abbandonandola alla vigilia delle nozze per un improvviso ritorno in Italia. L'Italia, con la casa di Como, teatro di notturne metamorfosi di demoni in domino nero e grifoni, empuse e larve, ninfe e divinità in lite per la mela d'oro di Paride, diviene il corrispondente di tutta la paganità latina opposta alla cristianissima santa terra russa.
Parisina abbandona le braccia lungo i fianchi e un poco discosta il viso. Ma l'amato non allenta la stretta; anzi è come colui che, giacendo su la bocca, prende l'origliere co' due pugni per più profondarsi nel nero sonno.
Egli le si abbandona, quasi divenuto fragile a un tratto, ridivenuta fanciullo. Aldobrandino si ritrae, s'allontana.
Si abbandona, singhiozzando sul corpo inanimato di Adriana. Scende lenta la tela.
Adriana sta per cadere; il Principe e l'Abate l'adagiano sul canapè; ella chiude gli occhi e si abbandona sulla spalliera.
Adriana si abbandona affranta sopra una seggiola, nascondendo il viso tra le mani. Michonnet smarrito, non sa che fare per consolarla.
La Principessa, ossequiata da alcuni signori, abbandona il braccio di Maurizio; questi si volta e, scorgendo Adriana, la saluta profondamente.
Maurizio, piegato un ginocchio a terra, le bacia la mano, ch'ella gli abbandona. Adriana con un cenno di preghiera e insieme di comando.
I signori stringono tutti la mano a Maurizio; le dame lo complimentano; il Principe lo abbraccia addirittura; la Principessa è raggiante; l'Abate saltella di crocchio in crocchio, senza comprendere; Adriana, sopraffatta dall'emozione, si abbandona sull'estrema seggiola di destra; Michonnet, dietro a lei, tentenna melanconicamente il capo.
Ella abbandona un poco il capo indietro come per cedere al vento della melodia, leggera, e palpitante.
Silvana lentamente si abbandona sulla teca, appoggiando disfatta il viso sul cristallo. Un urlo d'orrore si leva dalla folla.
Gherardo si abbandona seduto su la panca sotto l'olmo.
Ed essa gli si abbandona.
Ma si arresta, si ritrae, si accosta al sedile di pietra sotto la loggetta, e vi si abbandona e vi si rannicchia, e nasconde il viso fra le mani. Mariòla ha udito il rumore. Si affaccia, vede l'uomo seduto. Sorride e scompare. Un momento dopo si vedono schiudersi le due ante del portone ed essa esce sulla strada. Esita, guarda in giro, si ferma presso uno dei pilastri. E chiama ancora a voce bassa.