Tale analisi è condotta mediante una ricostruzione, con criterio storico-evolutivo, delle copiosissime, disorganiche e stratificate fonti giuridiche (legislative, regolamentari, contrattuali, di livello statale e regionale), che si sono succedute negli ultimi decenni - anche nel contesto di interventi di emergenza del legislatore - con accavallamenti, ripetizioni, prolissità e contraddizioni; e comportando non pochi dubbi di legittimità, anche sotto il profilo costituzionale, che hanno alimentato un pesante contenzioso, in parte ancora in corso. Tuttavia, osserva l'A., nonostante l'intricato groviglio di disposizioni e le incertezze interpretative che ne sono derivate, e ne derivano, è individuabile in ogni fase di sviluppo di questa complessa normativa una linea di continuità, identificata in una politica legislativa preordinata al graduale avvicinamento del rapporto di lavoro dei dirigenti medici e delle altre categorie sanitarie al principio dell'esclusività delle relative prestazioni a favore dell'amministrazione di appartenenza, vale a dire dell'utenza del Servizio Sanitario Nazionale; anche se con salvezza, a compensazione, di ambiti di libero esercizio professionale all'interno delle amministrazioni stesse alla stregua di un'articolata regolamentazione giuridica, economica e organizzativa. Tale obiettivo, implicante la soddisfazione prioritaria dei bisogni di salute in regime pubblicistico, ancora non è stato completamente raggiunto, sussistendo tuttora - in minore misura e tendenzialmente in riduzione - rapporti di lavoro non esclusivi cui è annesso il diritto all'esercizio della professione extramurale. A tale effetto la normativa di cui trattasi - dall'A. esaminata sotto i vari aspetti - si è avvalsa soprattutto di due ordini di strumentazione giuridica: di una particolare disciplina delle incompatibilità (principalmente, incompatibilità tra rapporto non esclusivo e incarico di direzione di struttura) e di istituti economici e giuridici di incentivazione del rapporto esclusivo. Possono formularsi varie riflessioni su questa scelta ideologica, giuridica e organizzativa e sulle ricadute della stessa sull'efficacia e sull'efficienza del sistema; ricadute per certi aspetti positive (es. riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni in regime istituzionale), per altri versi negative (es. frustrazione dei dirigenti medici e sanitari per il loro diffuso senso di appiattimento secondo un modello impiegatizio e per il minore guadagno in rapporto alla consistenza quali-quantitativa della rispettiva attività). Per la soluzione di alcune fondamentali questioni si è peraltro in attesa, come si è accennato, di importanti decisioni della Corte Costituzionale.