Da un'analisi statistico-epidemiologica è emerso che, in molti casi, il giovane abusato in famiglia diventa a sua volta, da adulto, abusante, generando e alimentando il cosiddetto "ciclo dell'abuso". In tale ottica si riporta un caso giunto all'osservazione degli AA., i quali, partendo dalla vicenda in esame, hanno poi analizzato più genericamente i profili psico-patologici sia delle vittime che degli abusanti e delle famiglie in cui il reato viene consumato, valutando anche le possibili strategie di intervento per il recupero di questi giovani.
Con la normativa in parola si è voluto attribuire al soggetto che subisce l'abuso nell'ambito familiare, e non, uno strumento che gli permetta una tutela rapida ed efficace contro la condotta pregiudizievole del soggetto abusante. Gli ordini di protezione, pur collocati nel codice civile, necessitano di un coordinamento con principi propri del diritto penale e processuale, in considerazione della loro attitudine a limitare la libertà personale del soggetto nei cui confronti sono posti in essere. Nel contributo si mettono in evidenza gli aspetti interpretativi ed applicativi degli ordini di protezione collocandoli in una prospettiva necessariamente interdisciplinare.
Inoltre, ad una responsabilità civile viene affiancata anche quella penale prevista dall'art. 571 c.p. nel momento in cui la condotta educativa genitoriale sfoci in una fattispecie abusante.