L'estensione della confisca per equivalente in materia tributaria introdotta con la legge Finanziaria 2008 deve essere considerata frutto di una esigenza avvertita dagli Organi competenti i quali, da tempo, hanno individuato nelle misure ablative lo strumento giuridico per poter recuperare, concretamente, le somme dovute a saldo dell'obbligazione tributaria originata dall'azione di accertamento dell'Amministrazione finanziaria nonché dall'eventuale condanna in sede giudiziaria. L'innovazione della Finanziaria 2008, quindi, va ad implementare ulteriormente le potestà attribuite ai funzionari della riscossione e vuole costituire una risposta alle critiche, a volte fondate altre non, rivolte all'Amministrazione accusata di riscuotere una quota minima del debito d'imposta definitivamente accertato, a motivo della mancanza di beni sui quali esercitare l'azione di riscossione coattiva.
La sentenza delle Sezioni Unite penali n. 10561 del 2014 reca un tentativo di sistematizzazione delle misure ablative in concreto applicabili agli enti con riguardo ai reati tributari commessi dagli amministratori. Gli approdi interpretativi raggiunti risultano essere di estremo rilievo, ancorché piuttosto complessi e di non facile lettura. Degno di nota l'appello rivolto dal Supremo Consesso al legislatore nel senso di includere i reati tributari nella parte speciale del D.Lgs. n. 231/2001, sulla responsabilità amministrativa degli enti, sottolineando l'irrazionalità dell'ordinamento laddove non permette di eseguire il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti di soggetti collettivi reali per reati tributari commessi dagli amministratori.
Le indennità ablative tra corrispettivo e autonomo ristoro