D'altra parte, e ciò espongo non come appunto, ma come una semplice considerazione, il Ministero pubblico in genere è molto rigoroso nell'ammettere la legalità e quindi la liquidazione e conseguente risarcibilità degli accessi che vengono fatti sul luogo dove si compiè il delitto. Specialmente dai pretori nelle campagne questo rigore se non impedisce che alcuni accessi si facciano, impedisce però che se ne facciano quanti, credo, sarebbe forse necessario.
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Dico di più che, quando qualche pretore è traslocato da una pretura all'altra, la prima cosa che fa è quella di guardare il numero dei comuni, e la distanza tra loro, pensando all'indennità chilometrica e al maggior numero di trasferte, o di accessi giudiziari. Era la stretta necessità che a ciò lo spingeva, non disegnò di mancare ai propri doveri.
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L'onorevole Righi trovò che si facevano pochi accessi soprattutto nel primo stadio dei processi, precisamente quando maggiormente ve ne era il bisogno; all'incontro l'onorevole deputato Parpaglia ha notato che sono eccessivi, precisamente in quello stadio della procedura, gli accessi, ed osservò che forse se ne può accagionare lo stato misero in cui si trovano i pretori.
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Può darsi che, fra le due discordanti opinioni, il vero stia nel mezzo, e che gli accessi non siano nè soverchi nè scarsi, oppure, se per una parte o per l'altra si pecchi, il peccato non sia capitale, ma semplicemente veniale.
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Io naturalmente sento ripugnanza a credere che vi siano pretori che dimentichino il loro dovere al punto di cercare un compenso alla scarsa loro retribuzione in questi diritti di accessi giudiziali; ma sicuramente io non potrei assicurare la Camera che ciò non accada. Però, se accade, non può essere che un caso, ed un caso poco frequente; poichè, se fosse frequente, al certo l'attenzione del Governo sarebbe stata richiamata sull'inconveniente, e non si sarebbe mancato di provvedere.
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Accademia della crusca
