Abbiamo tentato l’esametro così:
Abbiamo tentato il verso asclepiadèo, formato da uno spondèo, da due coriambi e da un jambo in questo modo:
E questa nota sia scritta per coloro i quali, scandendo i nostri versi secondo le norme volgari, e non rinvenendone il numero, credessero che li abbiamo errati. D’altronde il nostro soggetto istesso ci indusse ad un così fatto artifizio.
Abbiamo tentato l’endecasillabo saffico nella stanza delle coretidi ove s’annuncia la comparsa di Faust. Ci siamo provati di evocare l’armonia attica ed antica nel verso moderno, ma forse non saremo stati più fortunati del vecchio Jodelle.
Noi per rispetti scenici, che il pubblico troverà ragionevoli, abbiamo adottatala tradizione leggendaria (V. Widman, Vita di Faust).
In questa parte tutta classica della tragedia abbiamo tentato di trasportare nella nostra lingua il metro del verso greco, per aggiungere alla scena colore di poetica verità. Fin dal secolo XVI alcuni poeti francesi tentarono l’esametro nella loro lingua, ma con ispiacente risultato. Jodelle diede il primo saggio d’esametro francese nel 1553 scrivendo un distico in lode di Olivier de Magny:
Ci siamo provati di realizzare e di sviluppare coi suoni questa aspirazione musicale del poeta, e perciò abbiamo ricondotto nell’epilogo il tema del prologo, procurando di compendiare più che fosse possibile il pensiero del nostro Poeta. – (Vedi Baron Blaze de Bury. Essai sur Goethe).
Abbiamo conservato fedelmente questo artifizio del poeta, già adoperato da Shakespeare con prodigiosa maestria in tutte le sue tragedie.
Ci siamo provati di realizzare e di sviluppare coi suoni questa aspirazione musicale del poeta, e perciò abbiamo fuso nel prologo alcuni elementi paradisiaci dell’epilogo, procurando di sintetizzare più che fosse possibile l’unità del pensiero Goetiano. Per quell’ossequio alla forma, del quale non si deve mai spogliare niuno che tratti il presente soggetto, abbiamo dato a questo Prologo in cielo la linea della sinfonia classica in quattro tempi, aggiungendovi l’elemento corale. – (Vedi Baron Blaze de Bury. Essai sur Goethe).
Noi per rispetti scenici, che il pubblico troverà ragionevoli, abbiamo preferito la forma antica, convinti che l’indole anticattolica del poema di Goethe sarebbe fors’anche, così, maggiormente accentuata. – (V. Widman, Vita di Faust).
Abbiamo cercato altre volte di sorprendere un gesto sotto la superficie, e ogni volta quel gesto ci chiamava, anche nell'ipotesi che fosse una nostra invenzione. Tutto portava là, a quello scintillio di gesti forse inventati e nondimeno appaganti.
Tutto questo movimento delle piante che abbiamo comperato e di quelle più grandi che erano qui da prima - una folla di pioppi silenziosa nel vento di là dalla finestra - senza volerlo contiene la nostra stagione, senza volere acconsente alla nostra vita. E io posso sentire che abiti molto lontano e che forse non c`è niente qui intorno che sia tuo. E vorrei chiederti scusa. Scusami se qualche volta, come adesso, costruisco la tua`vita, e scrivendo parlo di te e ti attribuísco i miei pensieri. E una specie di rigurgito, di cui mi vergogno, un resto di un bisogno di bellezza con in più la paura di dover stare da solo. Prima di andare, vorrei che tu stessi con me ad ascoltare i pioppi. Adesso, vorrei solo distrarmi.