46 illustrazioni). Seconda edizione L. 12, - LUIGI DAMI. - Il nostro giardino (Con 32 illustrazioni) L. 8,50 CAROLA PROSPERI. - Una storia appena
L. DAMI, Siena e le sue opere d'arte. Firenze, Lumachi, 1915 (in: 'L'Arte', 1916, p. 360-65).
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visitatore di Siena. Ma questi sono sogni e fantasie d'umanisti attardati. Dimentichiamo dunque queste tristezze ed osserviamo lo studio del Dami alla pari
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E perché mai due storie? Perché, secondo il Dami, esistono non meno di due storie dell'arte: la storia «esterna» (p. 195), ovvero il «riassunto dello
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Il meccanismo che informa questa concezione storica del Dami è anche troppo evidente. Noi anche desideriamo con lui una separazione tra l'elemento
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regolare, di passo cadenzato e di cronologia...; l'indagine dei valori richiede invece agilità di sbalzi, ecc.». Il Dami, è vero, aggiunge che la
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Allora potremmo citare a iosa, di esempi siffatti. Il Dami non fa certamente troppa fatica nell'esporre archivisticamente lo «stato di fatto» - come
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potrebbe certo convenire a una genuina storia dell'arte, ci aveva fatto bene sperare in un ottimo sommario; ma il testo ahimè, ci disillude. Il Dami
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È avvenuto insomma che il Dami non s'è fatto ben chiaro concetto di quello che sia archivio e quello che storia dell'arte; e del credere che esista
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Non esiste - creda il Dami - che una storia dell'arte, che comincia quando comincia il valore, e perciò la relativa valutazione; prima non c'è che il
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Ora noi non potremmo abbastanza ringraziare il Dami per la deferenza che ha mostrato verso una nostra idea, tentando persino di addobbarla e di
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Inizia il Dami con una discussione generale - e che ha tutta l'apparenza di esser peregrina - intorno alla legittimità o meno dei tagli regionali
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E qui un'altra affermazione indigeribile ci mette sulle tracce, d'altronde molto visibili, d'un nuovo mancamento fondamentale del metodo del Dami.
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Lasciamo allora questa sfortunata dissertazione del Dami e vediamo dove egli pensi risiedere il valore dell'arte senese, una volta stabilito ed
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importa. Ma questo pare che il Dami non veda. Né s'accorge che non si può dire: «Palazzo Comunale (appendici: i palazzi privati)» ma soltanto: la Piazza
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duomo senese? Secondo il Dami essa vale come «clamore a un sol tono e d'immutata intensità, (che) non cerca di sostituirsi agli andamenti
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costruzione. E bisognerebbe consigliare al Dami lo studio del romanico e del gotico un poco più a nord, perché egli potesse venire a contatto con creazioni
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Potremmo anche smontare, pezzo per pezzo, l'analisi che il Dami s'ingegna di fare della facciata del Duomo di Orvieto, ma pensiamo che infine non ne
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ricordare al Dami la storiella, medievale di certo, la quale narra che le torri altissime si costruivano per comodità coricate per le terre, eppoi si
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sforzo, davvero grande, compiuto dal Dami, per insignorirsene.
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E v'è poi una divagazione dove il Dami ribatte, ciò che sembra gli stia molto a cuore, il chiodo del prerinascimento toscano, ovvero di S. Miniato
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il Dami. Il quale, forse solleticato da certe dolci divagazioni di Berenson sul Sassetta a proposito dell' «Imaginative Design», ha pensato di poter
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E si potrebbe chiudere il libro, se il paragrafo 4° che segue, non offrisse modo anche più agevole di sorprendere il Dami in contraddizione patente
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Ma al Dami interessa più una spiegazione muscolare schermistica della linea di Simone, e delle sue dolci insinuazioni lineari! E quali stenti duelli
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sono rarissime» (pag. 210), ma il Dami non pare accorgersene; Duccio ha già per noi tutti i prodromi delle blandizie lineari di Simone, ma per il Dami
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amatore dell'arte, si manifesta nell'impegno che il Dami pone ad affermare che il proseguitore vero di Simone, non ancora notato fin qui in questa
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Ed ecco, sempre secondo il Dami, comparire Simone ed «introdurre nell'ordinato paradiso duccesco un procedimento di stile che non era più possibile
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da Fogliano. E qui, state bene attenti, il Dami riconosce che in esso siamo agli antipodi quanto a visione, cioè siamo in terra invece che
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tanto che le aspettavamo. Ma no, non così! Eppure non ci sentiamo voglia di dir altro. Dico che, ascoltando il Dami asserire che «il programma di
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È vero che il Dami dopo lo sdrucciolone tenta di risalire a poco a poco, sostenendo che nel Guidoriccio tutto è assoluto, eterno, simmetrico, ecc
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Del Dami accettiamo, per finire, almeno una frase su se medesimo (pagina 218): «Siamo d'accordo che queste (mie) generalizzazioni non valgono che
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esecutiva locale, di cui il Dami era segretario generale).
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Nessuna variante fra le due edizioni, forse perché il Longhi non interessava abbastanza. Il Dami anzi, nel suo discorso del 1924, affermava che il
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venne poi, non so perché, attribuito nel volume Ojetti-Dami del 1924, tav. 191.
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ai proprii dami. — Nello studio di un avvocato il cliente s’arrabatta a spiegare la faccenda al dottore, e questi, senza dargli retta, inforcati gli
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