Infatti lo squallore dei materiali (che ebbi già a paragonare altrove al wabì della poetica zen) può essere inteso, in parte, come autopunizione
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da Germano Celant) che, in un certo senso si possono riallacciare a certe operazioni portate alla loro massima purezza dal buddismo Zen e di cui molte
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giardini di sabbia zen, i giardini di muschio e gli ikebana dei giapponesi; e c’erano i cimiteri svedesi coi loro recinti di ghiaia rastrellata a
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, asemantici, riconducibili a livello di certi koan dei monaci zen, i quali rivolgevano questionari assurdi o pronunciavano sentenze illogiche al solo scopo di
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non è estraneo un certo qual spunto orientaleggiante, filtrato ovviamente dal lontano e leggendario Zen.
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Tornando a Rothko, in lui troviamo gli esiti (accanto alle radici iconoclaste) del suo personale interesse per le filosofie zen, in un miracoloso
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Klein e John Cage hanno guardato a Oriente e alla filosofia zen, è stato per dare nuovo vigore all’arte non certo per farla morire.
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, figura 37 Caravaggio e poi degli impressionisti, per i giapponesi la faccenda si articolava attorno a una tematica molto più zen, quella di offrire una
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armature, che legasse insieme le colonne, il basamento, gli architravi, i timpani, tutto insomma il grande altare della cappella Zen a San Marco, magnifica
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assai profondi con tutto un filone del pensiero estremorientale (Zen, soprattutto) e s’identifica talvolta con certe ricerche situazionali di artisti
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ebbero già la possibilità di estrinsecarsi. C’erano già, — non dimentichiamolo — i giardini di sabbia Zen, i giardini di muschio e gli stessi Ikebana
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comportamentismi Zen...
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giapponese influenzata dalla dottrina Zen (vedi). Tra i pittori “gestuali” si possono ricordare: Mathieu, Kline, Hartung, Degottex, Saura, Vedova, ecc. “Il
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Zen: setta buddista la cui importanza è stata notevole sia direttamente per la pittura estremorientale e in parti-colar modo giapponese, che
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Lo zen e i nuovi "calligrammi" occidentali
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allo studio e all’esercizio del buddismo zen, e a cui s’ispirano, o credono di ispirarsi, molti di codesti tentativi pittorici, letterari e persino
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’elemento di solito definito nei testi zen come ko-tzu che significherebbe: quella "spontaneità dell’azione,’’ quella conoscenza soggettiva non
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-1506) e di tanti altri maestri della scrittura e della pittura giapponesi siano debitori ai maestri zen dei loro peculiari caratteri.
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in genere dell’arte concettuale che — come avremo agio di vedere — sono debitrici anch’esse allo spirito zen e a certe esperienze estremorientali.
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Torna a discorrere sullo zen, è lì che intravede la salute, certa dell'illuminazione finale. E ripete che la verità è nell'andare, nell'accettare i
questione va messa all’ordine del giorno della prossima adunanza. Si nominano a firmatari del protocollo Zen e E. Ventura. Sia apre quindi una grande
B. Zen. =Biologisches Zentralblatt (Lipsia).
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Stern, C. - Vererbung in Y-chromosom von Drosophila melanogaster. B. Zen.. XLVI, 1926.
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Winkler, H. - Konversionstheorie und Austauschtheorie. B. Zen., LII, 1932.
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Stern, C. - Cytologisch-genetische Untersuchungen als Beweise für die Morgansche Theorie des Faktorenaustausch. B. Zen., LI, 1931.
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Goldschmidt, R. - Experimentelle Mutation und das Problem der sogenannten Parallelinduktion. Versuche an Drosophila. B. Zen. IX, 1929.
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Efroimson, W. P. - Die transmutierende Wirkung der X Strahlen und das Problem der genetischen Evolution. B. Zen. LI, 1931.
Pagina 415
Hertwig, R. - Ueber Korrelation von Zell- und Kerngrösse, etc. B. Zen., XXIII, 1903.
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Goldschmidt, B., e Katzuki, K. - Cytologie des erblichen Gynandromorphismus von Bombyx mori. B. Zen., XLVIII, 1928.
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Hertwig, R. - Ueber den derzeitigen Stand des Sexualitätsproblem. B. Zen. XXXII, 1912.
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und artfremde Implantate, B. Zen., LVII, 1937.
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scuola dello Zen non ci entrava proprio per nulla. Mi- rate fu giudicato con poca benevolenza: voce potente, di buon timbro, abbastanza intonata, ma
- rava da quattro anni la scuola dello Zen, che faceva sentire, oltre alcune barcarole e serenate delle opere teatrali, anche certi vecchi madrigali ed
Per cinque giorni lo Zen aveva continuato a presentarsi alla casa del suo maestro, supplicandolo di essere ricevuto; ma il vecchio aveva dato ordine
cinquant'anni aveva l'uffi- cio di maestro dei cori nella cappella. Il basso, Luigi Zen, non sapeva fare sul pianoforte altro che qual- che accordo
d'un giglio, che le sembrava troppo alto: in quell'istante si sentì alla porta di casa una furiosa scampanellata. Andò ad aprire. Era il maestro Zen
- frettava e se alcune parti dovevano entrare. Gli stava accanto, a si- nistra, lo Zen, primo basso, che faceva rimbombare anche nei pie- ni le sue
Chisiola, accompagnato dai bimbi dell'Orfanotrofio, lo Zen, che non s'era fatto la barba e aveva il viso stralunato, proprio da funerale. Il nuovo basso
dell' arte pop, poi del buddismo Zen, poi del hula-hoop, e adesso è la volta del knall. Non si sa chi lo abbia inventato, ma a giudicare dal suo prezzo
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