), progressivamente determinato sulla base del co-testo (il sistema normativo), del contesto situazionale (il caso concreto) e del contesto distale (dottrine e
in queste condizioni sia che si tratti di macro o di microstrutture. Mi limiterò allora ad adottare provvisoriamente il termine di «arte situazionale
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’arte situazionale, in parte i già ben noti artisti oggettuali e i più volte ricordati artisti cinetici, neofigurativi, creatori di multipli, ecc.
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assaporate nella loro funzione «situazionale».
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’un’«arte situazionale» e in genere quale situazione si è venuta evolvendo attualmente in Italia attraverso le rassegne di Firenze, Amalfi, Palermo, e
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strutture primarie che dominarono la grande rassegna di Kassel o la mostra del Guggenheim, dall’altro una decisa volontà antiformale e situazionale come
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momento sulla partecipazione del gruppo «poverista» torinese. Non c’è dubbio che l’indirizzo concettuale-situazionale-microemotivo (detto di solito dell
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Si è ragionato molto negli ultimi tempi di body art e si è discusso molto, anche troppo, di arte concettuale, situazionale, microemotiva... Ma forse
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oraziano «ut pictura poësis», afferma che la pittura fissa un istante temporale ed è dunque caratterizzata da una «staticità situazionale», mentre la
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, definendo la prima «arte dello spazio» e la seconda «arte del tempo». Anch’egli insiste sulla «staticità situazionale» delle arti visive, che non possono
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sotto altre dizioni come quelle di: arte povera, land art, earth art; arte microemotiva, arte processuale, arte situazionale, arte del comportamento
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situazionale, arte povera, arte del comportamento. Tra i maggiori rappresentanti di questa corrente: J. Kosuth, J. Beuys, Robert Barry, Dan Graham, ecc. Il
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