cadente tugurio la più piccola traccia della memoria di un giusto. In sul meriggio, salutai la povera famiglia di Bernardo quelle buone e sincere
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domandare del vino a quell'uomo che non cessava di tenermi d'occhio, con la sua roncola in mano: però mi venne una delle solite idee: salutai, e
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Io salutai con vivo rimpianto quella nostra bella nave, il suo comandante, il suo stato maggiore e il suo equipaggio che, con tanto amore, mi avevano
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sorriso che le contorceva la bocca, e disse tra sé: "Morirò più quieta". Salutai la povera donna, ed uscii dal casolare, dove il tanfo co- minciava a
rinascevano colla speranza traendo essa da un mazzo di carte lunghe e untuose strane teorie di regine languenti re fanti armi e cavalieri. Salutai e una voce
, voltandomi bruscamente le spalle. Quella trista parola mi rese tutta la mia coscienza d'uomo e la mia fierezza di carattere. Salutai, montai a cavallo, e mi
lasciato qualcosa a mio figlio. Lo salutai commosso. Egli mi fece salutare da suo figlio e mi strinse la mano. Sentivo che quel saluto era l'ultimo
dell'àncora e una piramide di bauli e là, dando le spalle alla prora, salutai l'Europa, dove lasciavo tanto tesoro di affetti, salutai il campanile di S
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sella. Incontrai per la città qualche conoscente, molto meravigliato nel vedermi in cotale assetto. Ma io salutai da lungi e dissi nel cuore
sembrava facile, perfino capire il yiddish. Con audacia inconsueta, mi rivolsi alle ragazze, le salutai, e sforzandomi di imitarne la pronunzia chiesi
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ordinazione abbastanza cospicua, salutai e diedi passata alla faccenda. Ma il giorno dopo, sulla mia scrivania da 1,2 metri quadrati, trovai deposto un
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colsi un rapido sguardo da parte di Paul e mi trattenni; anzi, quando Lore si alzò sulle zampe posteriori per salirmi in grembo, salutai Paul con una
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acchiapparlo. Che felicità! Su quella doppia corda mi arrampicai su fino alla finestra, dove mi riescì di accoccolarmi, alla meglio, e salutai il cielo