darebbe la vita per darle un baccio. E non risparmi neppure quei toscaneggianti che, credendo di pronunziar toscano, non fanno di quella bella
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primi disegni per la facciata sono anteriori all’ottobre, quando Leone X e il cardinale Giulio de' Medici decidono di affidare a Michelangiolo e a Baccio
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Combattimento della ragione e della libido di Baccio Bandinelli, e commentando che il dipinto di Tiziano è una traslazione veneziana della teoria neoplatonica
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Montefeltro, nel Palazzo Ducale di Urbino, finemente decorato ad opera di Francesco di Giorgio Martini e Baccio Pomelli.
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l'Appennino, ha visto Firenze di cui tanto avea sentito ragionare; accolto onorevolmente dalla lieta brigata che si raccoglieva nella bottega di Baccio d’Agnolo
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Corte pontifìcia; bisogna venire anche più in qua, non a Baccio Pintelli, non all’Alberti, ma al Bramante.
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gigante scolpito dal nemico del Cellini, Baccio Bandinelli. E sopra il Perseo mi scesero nell'anima le Madonne di maiolica di Luca della Robbia, e le
volta da un sogno, ho parlato troppo forte, l'ho risvegliato. Baccio, che in meno d'un baleno era salito e ridisceso, mi appoggiò la bocca all'orecchio
, facendoli languire a fuoco lento, alla perfine seppero quanto volevano sapere senza che nessun Baccio e nessun medico venisse a frapporsi e a troncar sul più
giunto. Baccio, col viso stravolto parlava a bassa voce con Don Prosdocimo, i cui lineamenti severi si erano rabboniti di molto, la Mansueta guardava
Mansueta se li condusse via coll'esca di due mele cotte nella cinigia. Restammo soli, io, il vedovo e Baccio; soli e in un mestissimo silenzio non interrotto
verde che uscia da un buco dell'imposta. Pochi istanti dopo, un rumor di passi si avvicinò e una vocina fievole chiese chi fosse. - Son Baccio. E la
per metter la spranga alla porta, dopo il rosario, di domandarmi se ci sono stato «Baccio e il pertugio?» oppure soltanto « Baccio» ... Sissignore, va
poco a poco il discorso cattivò la mia attenzione, e vi presi parte anch'io. Dopo cena Baccio mi accompagnò nella mia camera. Gli manifestai la mia
barattoli e me ne tornai difilato a casa. Don Luigi non era rientrato. Baccio mi disse misteriosamente: - Il sor curato è salito alla Carbonaia, ciò vuol dire
preparata la tavola per la colazione. - Tre posate? chiesi a Baccio che ripuliva, strofinando e soffiando, il mobiglio. - Ma sicuro; uno voi, due il signor
? - Suona un'altra volta, disse il più piccolo. Suonai io, e Baccio fu tosto ad aprirmi quella memorabile porticina. - Oh! bravi ragazzi, sclamò: siete
disse: - Quanto vi sono grato di non aver proseguito il vostro viaggio. Oh! non l'avrei perdonata a Baccio, se vi avesse lasciato partire. E data
e molto sospirato, gli venne la fantasia di farsi vestire e trasportar da Baccio fino lassù, sotto la sua quercia. Il giorno dopo era guarito. Ebbene
Baccio che mi passa accanto frettoloso senza vedermi. Entrando nel cortiletto mi sgomenta un po' il trovarvi il cavallo del dottor De Emma. Fosse malato
. La mattina seguente accadde a Baccio cosa tanto straordinaria che egli, per la prima volta in trenta anni di esercizio, si lasciò precedere nel
tempo. - Ohimè, gemetti, neanche Baccio non c'è più! Difatti quando passai accanto alla vasca, vidi che l'acqua ne sgorgava da una grossa fenditura
più grandiose di tutte quelle intravedute attraversando il villaggio. Certo doveva essere l'abitazione di Baccio. Due fanciulli vi stavano giocando sul
avresti dette due ostie appiccicate alle chiome. La turba era ginocchioni; gli uomini a destra, le donne a sinistra; il solo Baccio era in piedi
ancora ripiegando i tovaglioli, quando Baccio entrò con una faccia sepolcrale, ed annunzio l'arrivo del sindaco. Il curato ebbe un movimento di tutta la
borbottio del rosario: - una vecchia dalla voce rauca faceva le proposte; un coro di gemiti rispondeva. Baccio spegneva le candele. Poi uscivano dalla chiesa
squilli di benedizione taceva. Baccio, svestito, coll'abito di sacrestia, il sacro carattere delle sue funzioni, usciva in campagna con tutta la sua