legittimo di Shakespeare; capace come lui di percorrere, con un solo abilissimo arpeggio, tutto il registro di effetti, dal basso brontolio del comico agli
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ancora un arpeggio sul piano, il riso di Giulietta, gli stridi d'altre ragazze, la voce profonda del viennese. (Già d'allora, sebbene non paresse, si
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ventina di biglietti che non erano mai stati pagati. Solo che, nelle battute d'aspetto e nei brevi intervalli tra un arpeggio e l'altro, gli pareva
di fare adagio, di toccare appena le corde, di non disturbare l'arpeggio celestiale - avvertendo con un soffio di voce, che era rispettato perfino