, che poco piacciono e poco dispiacciono. Che cosa sarebbero i geni se non ci fosse il volgo e che cosa sarebbero le pesche e gli ananassi, se non vi
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da unità indipendenti, i fattori, o geni.
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Non è consigliabile applicare il termine di determinante ai geni, come oggi son concepiti, perché è insita in quel concetto l’idea di un rapporto
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da parecchi fattori o geni diversi, che, combinando variamente le loro azioni singole, possono produrre diversi effetti fenotipici. Tutti i casi che
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S’è visto dunque, in questo capitolo, che molti geni hanno un’azione multipla, cioè influenzano parecchi caratteri (pleiotropia o polifenia); che
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. Enriques (1930) il quale fece osservare che in nessun caso ci si può aspettare che i geni portati dallo spermio manifestino la loro azione, perché sempre
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di origine materna) due geni che indicheremo col simbolo Vg (ali normali) mentre la drosofila con ali «vestigiali» ha nei cromosomi della coppia II i
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morfologica delle eccezioni alla legge della indipendenza. I geni localizzati nello stesso cromosoma non possono separarsi e ricombinarsi a caso, ma sono
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Il primo gruppo comprende circa 150 geni di posizione ben conosciuta (cfr. pag. 184 e Fig. 52), (senza tener conto degli alleli multipli) che, oltre
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Dunque nella femmina della Drosofila, quando si opera con geni appartenenti allo stesso gruppo, alla oogenesi non si ha la conservazione assoluta
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, che la percentuale di scambio fra due geni, studiati in ceppi diversi, manifesta una notevole costanza, e si è potuto concludere, dall’esame
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Misurando così la distanza dei varî geni l’uno dall’altro, e riportandola su linee, che rappresentano ciascuna un gruppo di associazione, un
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fra B e G ci è tuttora incognita, ma è evidente che, se l’ordinamento dei geni nei cromosomi è lineare come vuole la prima ipotesi, B può occupare
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È chiaro che l’effetto del doppio scambio sulla distribuzione dei geni estremi è quello di ristabilire le condizioni primitive: mentre nello scambio
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La probabilità che avvenga uno scambio doppio è maggiore per due geni lontani. Anch’esso, come lo scambio semplice, può avvenire in diversi punti
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scambio (Plough, 1924). Vi sono anche certi geni che influiscono sulla percentuale di scambio.
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Una prima seria difficoltà per la teoria della localizzazione dei geni nei cromosomi è data dal fatto che questi non sono strutture permanenti, che s
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frammentato porta, nei due pezzi rispettivamente i geni cr, carnation (occhi di colore rosa incarnato) e B, Bar (occhio lineare). Una femmina di questo ceppo
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geni la cui posizione è conosciuta, può servire a ritrovare tale posizione nei cromosomi giganti, perché la sinapsi somatica consiste in una
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Ciò che più colpisce nella struttura dei cromosomi salivari, è il fatto che sembrano mancare in essi le zone eterocromatiniche; i geni sono
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più fattori può provocare la comparsa di caratteri nuovi. I genetisti distinguono anche, spesso, varî geni «modificatori» di un carattere determinato da
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realtà quasi tutti i geni conosciuti hanno azioni molteplici e profonde, come prova il fatto che molti hanno qualche influenza sulla vitalità, sulla
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rappresentano la possibilità della comparsa di novità nel patrimonio ereditario, mentre le combinazioni non sono altro che diverse distribuzioni dei geni
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processo che si produce costantemente, con ritmo uniforme. In altri termini, la mutabilità dei geni non aumenta con l’età.
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geni. Un primo quesito di fondamentale importanza teorica è se la irradiazione produca una distruzione del gene, se cioè il gene mutato non sia altro
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che esso porta si associano allora ad un altro gruppo. Ad esempio se un pezzo di X si attacca al cromosoma II, i geni ch’esso porta sono associati
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Il Goldschmidt cercò di tradurre il concetto di azione quantitativa, o «valenza», dei geni con un esempio numerico. I numeri però non rappresentano
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Poiché, d’altra parte si sa che i nuclei di tutti i blastomeri sono provvisti dell’intero assortimento dei geni (e un ingegnoso esperimento del
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Non è facile certo cercare di ingranare l’azione dei geni conosciuti nell’insieme di così complesse reazioni, tuttavia in alcuni casi si è riusciti a
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, governate da geni mendeliani, non solo per la quantità totale di carotinoidi, ma anche per la proporzione fra i due gruppi, carotine e xantofille
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il fatto si è che l’identificazione di tali processi è assai difficile. Questi primi tentativi di collegare le azioni dei geni a fenomeni fisiologici
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compaiono per mutazione, del resto, condividono questa capacità di essere indotti, in assenza dei geni che li determinano, anche come effetto di
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Le combinazioni di geni diversi, che esistono nel seno di una specie possono dare origine ad una notevole variabilità. Votiamo per incidenza che, se
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) combinazioni differenti. Se poi si considerano i geni non omologhi e le loro possibilità di combinazione si raggiungono subito cifre molto elevate
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, spesso tratti di cromosomi e geni che non si corrispondono, la cui origine è più difficile a spiegare.
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cromosomi che hanno subito parecchie mutazioni di struttura, pur contenendo gli stessi geni di quelli normali, non sono più capaci di coniugarsi con essi
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compaiono sempre in uno solo dei geni omologhi, cioè allo stato eterozigote) possono subito offrire appiglio alla selezione, e, se rappresentano un vantaggio
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possibile migliorare la stirpe. Evidentemente tale scopo si può ottenere eliminando, o diminuendo almeno la frequenza dei geni dannosi, e favorendo invece
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tentativi di limitare il giuoco della selezione naturale con la teoria dei geni neutrali, o la teoria della origine subitanea delle specie, in
I caratteri «grigio» e «albino» sono determinati da particelle, i geni, trasmesse dalle cellule sessuali, o gameti. Se si indica con A il gene del
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del fiore nelle piante, attitudini fisiologiche e psicologiche diverse, e via dicendo) dipende dunque da una o più coppie di geni. Questi sono
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I cromosomi sono dunque i depositari del patrimonio ereditario, rappresentato dai geni, ciascuno dei quali occupa un posto ben preciso lungo un
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poteva ormai dirsi quasi completa. I caratteri ereditari sono rappresentati dai geni, questi risiedono, in un ordinamento lineare preciso, nei
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strutturali di un singolo cromosoma, con conseguente variazione dell’ordine lineare dei geni; e mutazioni genomiche, cioè variazione del numero dei
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definizione di «carattere» è lungi dall’essere omogenea e univoca; inoltre la maggior parte dei caratteri dipendono dall’azione combinata di numerosi geni, e
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Ciò ha una notevole importanza dal punto di vista evoluzionistico. Se si riesce ad analizzare in questo modo un certo numero di geni in diverse
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vista per una ventina di geni diversi, hanno dimostrato la presenza di molti polimorfismi, cioè di un grado di variabilità almeno eguale a quello di
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vistose (come nell’esempio delle drosofile ad ali ridotte) ma anche e soprattutto su combinazioni di geni, cioè su complessi di mutazioni, ciascuna
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geni – sia stato tra i primi ad essere interamente decifrati (2002).
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ed artistica, dai geni che si trasportano in un dato luogo; e tutte queste ordinanze, tutte queste disposizioni non sono state sufficienti ad
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