Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: ab

Numero di risultati: 205 in 5 pagine

  • Pagina 5 di 5

L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

448253
Carlo Darwin 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
  • UNIPIEMONTE
  • w
  • Scarica XML

Narrat enim Cynocephalum quemdam in furorem incidere aspectu feminarum aliquarum, sed nequaquam accendi tanto furore ab omnibus. Semper eligebat juniores, et dignoscebat in turba, et advocabat voce gestuque. al nascimento ed all’allevamento del piccolo. Le scimmie nascono quasi nella stessa condizione d’impotenza dei nostri bambini; ed in alcuni generi i piccoli differiscono tanto nel loro aspetto dagli adulti, quanto i nostri bambini dai loro genitoriQuesta osservazione è fatta rispetto al cinocefalo ed alle scimmie antropomorfe da Geoffroy Saint-Hilaire e F. Cuvier. Hist. Nat. des Mammifères, tom. 1°, 1824.. Alcuni scrittori hanno insistito, siccome sopra una distinzione importante, su ciò, che nell’uomo i piccoli non acquistano il loro pieno sviluppo se non che in un’età molto più inoltrata che non in qualsiasi altro animale: ma se noi poniam mente a quelle razze umane che vivono nelle regioni tropicali, la differenza non riesce più grande, perchè l’urango, secondochè si crede, non diventa adulto fino all’età di dieci o quindici anniHuxley, Man’s place in nature, 1863, p. 34.. L’uomo differisce dalla donna in mole, vigore corporeo, pelosità, ecc., come pure nella mente, nella stessa maniera in cui la cosa segue fra i due sessi in molti mammiferi. Insomma, è appena possibile dire troppo intorno alla piena corrispondenza nella struttura generale, nella minuta struttura dei tessuti, nella composizione chimica e nella costituzione, fra l’uomo e gli animali più elevati, specialmente le scimmie antropomorfe.

Pagina 16

Le Stelle. Saggio di astronomia siderale

477920
Angelo Secchi 1 occorrenze
  • 1877
  • Fratelli Dumolard
  • Milano
  • astronomia
  • UNIPIEMONTE
  • w
  • Scarica XML

Per questo movimento stando la Terra in A, la stella dal suo luogo s fig. 76) era trasportata in c lungo la sc parallela Fig. 76 ad AB, e stando la Terra in C la stella da s era portata in e lungo se parallela a CD, cioè sempre di un quadrante, in avanti, e così descriveva un orbita apparente simile nelle sue fasi all’orbita della Terra attorno al Sole, ma stando sempre avanzata di un angolo retto. Se la stella era fuori del polo dell’ecclittica, il movimento dovea pur essere sensibile, ma allora l’ellisse sarebbesi veduta ridotta alla sua proiezione in cielo, e ciò spiegava come tutte le stelle avessero mostrato un simile movimento, benchè diverso in grandezza secondo la loro posizione rapporto all’ecclittica.

Pagina 280

Manuale di Microscopia Clinica

510646
Giulio Bizzozero 1 occorrenze

La parte essenziale dello strumento (pag. 24 fig. 1a e 2a) è costituita da due tubi (ab-cd) chiusi ad una stessa estremità da un disco di vetro (z), mentre l’altra è aperta. L’un tubo può essere avvitato completamente nell’altro, ed in questo caso (come ben si comprende) i due dischi di vetro sono a reciproco contatto. Al disopra del tubo esterno è saldato un piccolo recipiente aperto (r), che per mezzo di un foro scavato nel suo fondo comunica colla capacità del tubo esterno, mettendo capo in quest’ultimo immediatamente all’indietro del disco di vetro che ne chiude l'estremità. Si comprende che svitando od avvitando il tubo interno nello esterno si aumenta o si diminuisce la distanza che separa l’un dall’altro i due dischi di vetro; sicchè, se noi immaginiamo d'aver versato un liquido nel recipiente aperto (r), il liquido stesso penetrerà fra i due dischi di vetro, e vi formerà uno strato il cui spessore varierà a seconda del grado di avvitamento di un tubo nell’altro. I due tubi sono graduati di tal modo che ad ogni momento si può determinare con tutta precisione il grado di avvitamento o, con altre parole, lo spessore dello strato liquido interposto ai due dischi di vetro.

Pagina 25

Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

516429
Venanzio Giuseppe Sella 2 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia G.B. Paravia e Comp.
  • Torino
  • Fotografia
  • UNIPIEMONTE
  • w
  • Scarica XML

Cioè: del fascio luminoso, che ha la sua origine nel punto R e che cade sulla lente AB, una maggior quantità sarà ricevuta dall’apertura del diaframma se questo è posto nell’interno dell’oggettivo, che non quando fosse posto avanti ad esso, perchè il diaframma interno mm riceve raggi rifratti che hanno già percorso un certo cammino per cui sono già molto condensati, e li trasmette alla lente posteriore, che li concentra tutti nel punto f", e siccome la luce centrale si può ammettere che sia la stessa, sia che il diaframma si ponga avanti oppure nell’interno dell’oggettivo, ne segue che la luce che illumina l’immagine è più uniforme dal centro alle estremità, mettendo il diaframma nell’interno dell’oggettivo, che non mettendolo avanti ad esso. La più conveniente posizione del diaframma non è esattamente nel mezzo tra le due lenti, ma, come venne dimostrato dal sig. Rothwell, quella che divide la distanza tra di esse nel rapporto delle loro lunghezze focali.

Pagina 125

Se AB sono due punti di un oggetto, gli occhi guardando A non veggono che confusamente B, e reciprocamente. Ma l’osservatore quasi non si accorge di ciò, perchè gli occhi con estrema rapidità e precisione dirigono successivamente i loro assi sopra entrambi questi punti, e sopra i punti intermedii. Dallo sforzo dei muscoli per ottenere gli angoli ottici differenti LAR, LBR, ecc., giudichiamo della distanza di ciascun punto dell’oggetto. Direbbesi che coi due occhi noi formiamo una rapida misura trigonometrica, la distanza di essi essendo la base del triangolo, mentre la convergenza degli assi determina gli angoli richiesti; e così otteniamo una esatta idea della distanza che, riferita alla grandezza conosciuta degli altri oggetti circostanti, ci fa conoscere la grandezza dell’oggetto che si osserva. Quando l’oggetto che si osserva coi due occhi è poco distante, i due assi ottici dovendo convergere verso l’oggetto, ne risulta che la prospettiva è notevolmente diversa per ciascun occhio, ossia ne risulta che le due immagini dell’oggetto sono dissimilari. Ciò è facile a constatarsi, osservando un oggetto vicino ora con un occhio, ed ora con un altro. Questa dissomiglianza delle due immagini è principalmente quella che cagiona la sensazione del rilievo nella visione binoculare.

Pagina 157