Gli ho lasciati in chiesa. Quella messa non finiva più... Ero in pensiero, lana.
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sangue di Gesù Salvatore!... Non so, non so come è accaduto!.. Non ero più io in quel punto!
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No, non l'amo !... Non l' ho mai amato!... Mi si sprofondi il terreno sotto i piedi, se non dico la verità! Ve lo giuro, Nino! Mai! Mai!... Ero nelle
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Ero pazza! Non sapevo quel che dicevo!...
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Ero pazza!... La vostra malia mi faceva parlare!...
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dal petto. Ero pazza, sì! Come potevo dir di no quand'egli mi pregava: - Apri, Santuzza, s'è vero che mi vuoi bene! ... Come potevo? Allora gli dissi
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volevano dire dall'altra parte... Ma io non ero di quelli che, dice il dettato, ..«Lontan dagli occhi, lontan dal cuore».
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odorosa. - Ed io ero in questa orribile alternativa - diceva Fritz Eisenstein - o di lasciare scoprire la mia relazione con quella donna, di vederla perduta
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sia fortezza o debolezza d'animo; so che ero così. Poi, anche un altro motivo contribuiva al mio mutismo: la persuasione del nessun interesse che
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. "Qualche giorno addietro, dunque, io ero ancora costà, avevo una sciabola al fianco, andavo a prendere gli ordini del mio colonnello, venivo a far visita a
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s'infiacchiva, la mia mente cominciava a smarrirsi, i miei ricordi a confondersi; io ero malato, malato di lei.... Mia moglie era messa a piangere in un cantuccio
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piangere per me.... lo seppi più tardi, quando dissero che ero guarito.... Guarito? Io non avevo mai sofferto come allora. Io sonnecchiavo in una incapacità
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10 settembre. Ancora?... Avevo sognato che tutto fosse finito. Io ero rigidamente composto nelle tenebre iperboree e il silenzio stagnava
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dei cieli. Queste sensazioni giungevano squisite, soavi ai miei nervi equilibrati. Ero quieta. Quand'ecco nella lontananza della sponda, nella gialla
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le lagrime che le salivano agli occhi. - Perchè, infine, io ero una creatura felice. Io godevo
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Verso la una ero davanti alla drogheria deserta, accecato dal sole della strada, dal barbaglio del mare che pareva uno specchio mosso, e dai miei
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pienava di gente. I bambini s'affollavano intorno a me come intorno ad un annegato: io restavo indifferente. Chiudevo gli occhi, li riaprivo: ero di nuovo
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orribile dove mi ero accorto del furto. Dissi come il droghiere mi aveva prestato i denari, a usura, e come mi erano stati rubati. E accennavo, senza
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tristezza infinita mi avvolgeva: adesso sì, ero davvero sordo e muto anche dentro. Poi, a tratti, balzavo con furore, come una fiamma sospinta dal vento, e
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. Vergogna di averlo richiesto con ingratitudine al vecchio: vergogna sopratutto di apparire alla donna quello che non ero: un ingrato. Ma lei non pareva molto
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Ma ero un altro uomo oramai; non che sperassi davvero di pagare il debito, o avessi altre speranze concrete, ma perchè la speranza in sè stessa era
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Così cominciai a frequentare la casa del mio creditore. Del resto non ero io solo a sedere intorno alla tavola di marmo che formava come un altare
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Sentivo che desideravo la donna: e che le piacevo: che bastava stendere solo la mano per prenderla, se io volevo. Ma io non volevo. Ero un uomo
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che la moglie del mio creditore non faceva nulla per favorire la nostra passione. Era una donna timida, casta e buona. Mi voleva perchè ero giovane e
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non poteva risolversi di fuori. A poco a poco mi calmai, mi stesi in faccia al mare. Ero stanco come dopo una lotta: vincitore e vinto nel medesimo
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, avevo riconfermato la mia promessa, ma non ero deciso in cuor mio a mantenerla. Ecco, nei momenti in cui la zia mi sembrava assopita, mi scuotevo da
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chiuso la porticina: io ero solo e maledetto in mezzo al mondo. Poi fui riassalito dalla rabbia: ecco che adesso ricominciavo a invertire le parti, a
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intravidi la balia con una grande scodella in mano: mi guardò con l'avidità con cui mangiava: avidità di sapere perchè ero lì. La padrona la chiamò, le
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più; ed io, che in fatto di piccoli debiti ero orgoglioso e volevo non se ne avesse, feci notare alla zia che bisognava pagargli le visite: ella non
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mio, le dirò ogni cosa, alla zia, e lei sara contenta. Intanto ero contento anch'io, d'una contentezza strana, grottesca, da folle: oltre alla
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lettuccio, nella sua cameretta bianca e umida come una tomba. Tornai di là, contento ch'ella non mi avesse chiesto nulla della mia gita: così ero sempre a
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Ebbi subito l'impressione di essere inseguito. Forse non lo ero ancora, ma bastò l'impressione per farmi camminare più rapido stringendo a me il
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Quei, lumi si avvicinavano, o per meglio dire io andavo verso di loro senza badare ad altro: mi sembrava di sentir l'aria rinfrescarsi; forse ero
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: ero già libero della parte più gravosa della mia angoscia: della paura. Deposi l'involto sulla sabbia e mi sdraiai accanto. Così piccolo
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? ero disperso, ero prigioniero, ma vivo: come potevo morire quando sapevo che mi aspettavate? Quella notte, il bambino smarrito si era mischiato ai suoi
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dirlo? di far nulla. D'altra parte la zia, presso la quale ero tornato ad abitare, non m'incitava al lavoro: mi considerava ancora come un bambino
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brividi, sapori, visioni di cose e di luoghi fantastici. In quel giardino ebbi la prima rivelazione dell'amore. Avevo tredici anni; ero felice e
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la ragazza sui miei passi. Io m'ero alzato, ancora stordito dal vino e dai mali sogni, e andavo lungo la siepe, guardando dal di fuori il mio terreno
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sdegno feroce, ed io sentivo di amarla per tutta la vita. Ma lei non perdonava. Invano mi ero inginocchiato davanti a lei e le baciavo la veste: appena
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l'acqua col piede: no, non si poteva andare oltre; bisognava o affogare o tornare in casa della zia. Mi buttai sulla sabbia, disperato, come mi ero buttato
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- E tu sei uno di questi? - domandò la bambola. - Ero - rispose Orlando malinconicamente. - Ora i tempi sono mutati; de' cavalieri erranti non ce n'è
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usciva fuor delle quinte, tutti tacevano: si sarebbe sentita volare una mosca. Io poi, non faccio per dire, ero proprio il beniamino del pubblico. Mi
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che venisti in questa casa? - Ventiquattro, venticinque o ventisei, non lo so neppur io. - Eri però giovane. - Oh sì, signora, ero giovane. Marta non
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ho il coraggio di tornare addietro e riparare la cattiveria, mi propongo l'espiazione: — Darò due soldi a un altro. Una di queste mattine dunque ero a
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. Mi ero fermato dietro a loro, curioso di vedere la fine di quella scenetta; la povera donna sorrideva anche lei al sorriso del figliuolo, e non s'era
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tanto ! Senza dir niente, con le lagrime agli occhi, il babbo depose l'involtino dove la bambina l'aveva messo. La mamma singhiozzava. Io mi ero
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ero sul punto di persuadermi che doveva essere stato sempre così, quando ad Acireale montarono nel mio scompartimento due vecchietti. Entrarono timidi
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balcone, sperando che il canto delle compagne le avrebbe richiamate. Niente. Mi ero già rassegnato alla disgrazia, quando ricevei un cestino
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porta. Dove siete? Che avete pensato di me? Ero tanto lontano da voi, tanto! Ed ora vorrei tanto vedervi! Basta, non ne parliamo. Non me lo merito
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Tanto, se ero condannato....
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