, peggio, una specie di truffa sociale. Ricordo che, quando ero in un certo ufficio, avevo un superiore immediato borioso e truculento. Costui entrava
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tutti in miseria. - Io, signor canonico, voi lo sapete bene, ci sono stato tirato pei capelli. Ero tranquillo, nel mio possesso; e lui è venuto a dirmi
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sùbito ripreso ad andare in su e in giù, affrettando il passo per compensare il po' di tempo perduto. Una sera, dunque, non mi ero limitato a seguirlo
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nascondiglio. Ero mezzo svenuto, anche dalla fame.... E voscenza mi servì a tavola come un signore, senza domandarmi chi ero.... Non mangiavo da due
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credano: ebbi solamente il torto di cominciar troppo presto a pubblicare. Ma ero sola, come ancora lo sono, e non avevo maestri né guide. Se un vigile
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quella sera «non è inventata: è proprio vera, ed è accaduta quando io ero bambino. Al mio paese l'inverno è piú lungo e rigido di questo, perché stiamo
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motivi pei quali si scendeva sul terreno. Fu una sera, a..., al Circolo dello Sport, dove mi ero recato per caso, per non sapere che cosa fare di me
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ero guidato da una chiara idea e che sapevo quel che facevo - o per lo meno quello che avevo avuto l'intenzione di fare... Io avevo avuto
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! Sapete che siete un bell'originale? Vi faccio un po' timbré, my poor fellow! Est-ce que si scrive sul serio a quel modo, nel vostro paese? Io mi ero
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innalzarmi da terra, per aver voluto stringere delle nubi, per essermi dimenticato che ero la più miserabile delle creature: un uomo!... Dimenticando
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in veste bianca, circonfusa di veli; e alzando gli occhi verso di lei, chiese con un accento di incredulità: - Questa?... Sei tu?... - Ero
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, perchè ero di peso in casa, e perchè aveva un nome! Ed ho subìto gl'insulti più atroci, le vergogne più innominabili. Allora, capisci, io non ero corazzata
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avevo composto in un'urna le ceneri ben fredde delle mie illusioni.... quando voi siete venuta.... Non lo negate: siete stata voi! "Ah! io ero curioso, io
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ero egoista, ma tranquillo; io mi lasciavo amare, e non cercavo che mi amassero. Sereno, sereno come Giove! - Dio vi possa ridare la serenità
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lo confesso... non sono sincero? Mi ritenevo guarito, speravo di avervi dimenticata... il vostro matrimonio vi aveva contribuito moltissimo... ero
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se io ero bella. Chi vuoi che me lo dicesse? ma avevo una voglia grandissima di essere bella e di essere amata. - Ma proprio nessuno veniva in casa tua
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l'aveva seguita le disse: - Il signor professore l'ha aspettata a colazione. - Dovevate dirgli che ero uscita. - Glie lo dissi; ma egli l'ha aspettata
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, cominciò a fare dei segni maliziosi con la testa. Intesi quello che diceva: che non ero tanto colpevole come l'uomo affermava; che forse la ragazza mi
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avesse cacciato di casa: mi fece dispiacere quel modo di trattare i miei affari, ma in fondo ero disposto a tutto, pur di trovare lavoro. II droghiere
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del fieno, mi avvolse, mi confortò. Questa volta sentii che proprio ero nato per vivere all'aperto, foglia tra le foglie, granellino di terra nella
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odio e male idee contro di lei. Un brivido mi fece tremare l'anima al pensiero che forse ero capace davvero di farle del male. Ancora una volta mi
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alla moglie del droghiere la mia avventura con Fiora, senza nominare la fanciulla, e l'impegno che m'ero preso di ritirare la creatura; e mi pareva
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fondo ero contento della sua malattia, che m'impediva di tornare in casa del nostro creditore: un odio sordo mi vinceva per quella gente, compresa la
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- rispose semplicemente il babbo; e soggiunse, rivolto alla moglie: - È stata buona, dimmi, nel tempo ch'io ero lontano? La signora de' Rivani si
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carne e d'ossa, ella le raccontava le sue pene più intime. - Vedi, Giulia, fin da quando ero piccina piccina, ho sempre patito, io. La fame e il freddo no
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già detto altre volte, io ero figliuola unica e stavo con la mi' mamma, buon'anima, rimasta vedova quando io avevo sett'anni, nella cura più vicina a
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passandoselo da una mano all'altra, principiò a parlare: - Ero venuto per dirle che alla mia donna le è morta quella creaturina che teneva al petto
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avevo paura che mi volesse canzonare, o che vuoi, ero novizia, ma la m'andò bene,e dopo un anno appena, mi sposò. Allora lasciai il servizio e, coi
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, e sapete la risposta? Che ero padrona di fare quello che mi piaceva e di sposare chi volevo. Che avreste fatto voi donna Miciuzza? Io, la sera
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ero bambino. Marta vi si precipitò sopra, coprendolo di baci e di esclamazioni, portandolo sotto alla finestra per esaminarlo meglio. - Come è bellino
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, accomodandosi il fiocco della sciarpa. - I buoni matrimoni sono quelli combinati dalla ragione. Io, vedi, avevo diciotto anni quando conobbi tuo padre. Non ne ero
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parole, riprese, rassegnata sotto il peso dei suoi doveri di padrona: - E fratelli? - Nessuno. Ero io sola con la mamma; ora sono sola con Alberto
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le scale, mi portava sulle braccia. Ed ero pesante, allora, ero grassa. Marta ebbe invidia della signora Merelli. Lei era più sottile, Alberto non
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, gentile, anima sensibile messa a contatto della nostra brutalità..... - Oh! per anima sensibile - rincrudì Merelli - non ho niente in contrario. Quando ero
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occhi, tremante come una foglia : — Sciocco, perchè urli ? Che è stato ? — Niente, — egli piagnucolava. — Ero solo! — E avevi paura, al solito! Ma di
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(Imitando la voce della serva). «Ha suonato appena una volta.» GINO. «Dieci volte ! Sempre così! Dove eri ficcata? Che facevi?» ELENA. «Ero in cucina
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passeggiere... - Se permette, signor delegato.... - Ispettore. Padre Miniscalco restò un momento interdetto. - Signor Ispettore... io ero arrivato
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da testimonio, che io ho ripetuto quel che dice tutto il paese! - Io? Ed io come c' entro? - Santo mutava tono al suo discorso - Io ero pei fatti
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venendo a cadergli a piombo sulla catasta dei Grevii e dei Gronovii.. - Ero il buon Demone dei Greci, il Lare dei Romani, il genio familiare, il
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credente come un maomettano... Io, povero sciocco, che m'ero fitto in capo di salire le scale del Campidoglio, e raccogliervi una corona qualunque
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conte, quello che l'avea lasciato al Caffè Nuovo, vecchietto rubizzo ed elegante. Appena vide Pietro gli stese la mano. - Ero impaziente di stringere la
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mesi addietro, quando ero a Catania, avessi potuto sognarmi la vita che ho fatto con questo giovane, io avrei riso di me come una pazza. Ora piango
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digesti a quest'ora; ed eccoti già a correre le strade come uno sfaccendato. - È che lo sono. Avrò sempre il tempo di finire le mie tesi, ed ero una
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