Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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se  ero  condannato....
 Ero  pazza! Non sapevo quel che dicevo!...
 Ero  pazza!... La vostra malia mi faceva parlare!...
ho lasciati in chiesa. Quella messa non finiva più...  Ero  in pensiero, lana.
se non dico la verità! Ve lo giuro, Nino! Mai! Mai!...  Ero  nelle sue mani! Come potevo resistergli? L'odiavo! L'odio!
L'odiavo! L'odio! Ve lo giuro!.... Ma che potevo farci?  Ero  nelle sue mani!... Avrei voluto buttarmi nel pozzo... Mi è
di Gesù Salvatore!... Non so, non so come è accaduto!.. Non  ero  più io in quel punto!
occhiate che volevano dire dall'altra parte... Ma io non  ero  di quelli che, dice il dettato, ..«Lontan dagli occhi,
Ancora?... Avevo sognato che tutto fosse finito. Io  ero  rigidamente composto nelle tenebre iperboree e il silenzio
mi sembrò di svegliarmi da un incubo. Respiravo meglio:  ero  già libero della parte più gravosa della mia angoscia:
ridonato la voce per difendermi davanti agli uomini: da lui  ero  già assolto e ribenedetto. Così mi trovarono: mi presero e
Perchè, infine, avevo riconfermato la mia promessa, ma non  ero  deciso in cuor mio a mantenerla. Ecco, nei momenti in cui
di un essere mostruoso, e pensavo che dentro di me io  ero  veramente così, d'animo contorto e malfatto, che pagavo
Era un uomo o una donna o un essere fantastico? Io mi  ero  seduto, stanco di aspettare, sullo scalino della porta, e
in un mantello sotto il quale nascondeva la bambina; ma  ero  come ubriaco e mi compiacevo ad esagerare la fantasticheria
fantasticheria dell'avventura. Ho detto "come ubriaco,,, ma  ero  anche peggio, con la mente sconvolta, invaso da una crisi
forse per assicurarsi meglio, attraverso la nebbia, che  ero  proprio io ad aspettarlo davanti alla mia porta: sì; ero
ero proprio io ad aspettarlo davanti alla mia porta: sì;  ero  proprio io; e palpitavo di sincera commozione al pensiero
casa del mio creditore. Mi pare che piangessi. Non so,  ero  tutto agitato; mi pareva di dovermi spaccare e cadere a
Era una donna timida, casta e buona. Mi voleva perchè  ero  giovane e disgraziato, perchè il marito la trascurava o le
preda in agguato: aspettavo sempre: uno sguardo di lei ed  ero  felice; ma aspettavo di meglio; di trovarci soli,
un figlio, lei non vorrebbe più l'altro,,. Eppure non  ero  ancora persuaso a darglielo, quest'altro.
ad altro: mi sembrava di sentir l'aria rinfrescarsi; forse  ero  vicino al fiume. Una casa, infatti, nereggiava dietro i
avesse raccolto la sfida dell'ultimo degli uomini qual  ero  io? Egli che aveva da badare a tanti astri, a tante
a frequentare la casa del mio creditore. Del resto non  ero  io solo a sedere intorno alla tavola di marmo che formava
la una  ero  davanti alla drogheria deserta, accecato dal sole della
ed a lasciar accendere un'ipoteca sul tuo terreno? Io  ero  disposto a tutto, anche a lasciare accendere un'ipoteca dal
denari a usura, con la sicurezza di riaverli, ma più sicuro  ero  io, di restituirglieli.
fuori. A poco a poco mi calmai, mi stesi in faccia al mare.  Ero  stanco come dopo una lotta: vincitore e vinto nel medesimo
piangere per me.... lo seppi più tardi, quando dissero che  ero  guarito.... Guarito? Io non avevo mai sofferto come allora.
qualche mese soltanto, e non ancora, come vedi, completa.  Ero  andato a passare qualche tempo al mio paese, a respirare
di me sentivo un che di simile. Senza saper come nè perchè,  ero  nell'attesa di qualche cosa che mi avrebbe colmato di
serena, cullare il suo bambino! la via di dove io  ero  passato tante volte! la casa familiare! le scale che io
ch'ella non mi avesse chiesto nulla della mia gita: così  ero  sempre a tempo a dirle la verità. - Domani mattina.... -
vuoti, i sacchi che parevano addormentati pesantemente: io  ero  calmo, o almeno mi pareva: tanto calmo che vedevo e notavo
del male, avevo impressione che ella dovesse pesarmi....  Ero  stanco per la corsa già fatta: nulla avevo mangiato da
per la corsa già fatta: nulla avevo mangiato da tante ore;  ero  attirato laggiù verso il mare dalla frescura notturna,
sembrava che il cuore mi scappasse via dal petto.  Ero  pazza, sì! Come potevo dir di no quand'egli mi pregava: -
casa della zia. Mi buttai sulla sabbia, disperato, come mi  ero  buttato sull'orlo della strada davanti al mio terreno. Ma a
per il mondo in cerca di un posto,,. Dove, non sapevo; ma  ero  deciso a tutto, a fare il manovale, il mietitore, il
Eppure io non avevo più paura: anzi d'un tratto mi  ero  rinfrancato, sollevato. Ecco che finalmente qualcuno era
gioie confuse mi attraversavano il cuore. Ecco che anch'io  ero  diventato uomo; qualcuno mi accusava di una colpa, ed io
diventato uomo; qualcuno mi accusava di una colpa, ed io  ero  pronto a confessare, a riparare, a ricevere il castigo. La
fra la nebbia, il vecchio aveva chiuso la porticina: io  ero  solo e maledetto in mezzo al mondo. Poi fui riassalito
— Darò due soldi a un altro. Una di queste mattine dunque  ero  a Villa Corsini. Passeggiavo lungo quei viali che non
davanti a un poveretto che mi aveva chiesto l'elemosina. Mi  ero  subito pentito, ma non avevo avuto il coraggio di tornare
ebbi la prima rivelazione dell'amore. Avevo tredici anni;  ero  felice e spensierato, o per meglio dire incosciente e beato
e molinando sull'erba in una danza pazza e feroce. Solo io  ero  rimasto in disparte, preso ad un tratto da un senso di
labbra e la lingua per meglio gustare il sapore ideale. Mi  ero  fermato dietro a loro, curioso di vedere la fine di quella
come sarebbe stato felice con due soldi di ciliege ! Ed io  ero  più mortificato, perchè — bisogna che lo confessi —
la vostra porta. Dove siete? Che avete pensato di me?  Ero  tanto lontano da voi, tanto! Ed ora vorrei tanto vedervi!
senza dirmi dove andavate. Ed io vi ho lasciata partire!  Ero  pazzo allora o son pazzo adesso? Nessuno potrebbe dirlo.
dove la bambina l'aveva messo. La mamma singhiozzava. Io mi  ero  allontanato subito, per non piangere con loro.
le dirò ogni cosa, alla zia, e lei sara contenta. Intanto  ero  contento anch'io, d'una contentezza strana, grottesca, da
Cammino, cammino nella pineta: bisogna dire che io non  ero  molto pratico del luogo perchè avevo sempre preferito
sentita volare una mosca. Io poi, non faccio per dire,  ero  proprio il beniamino del pubblico. Mi ricordo quando venivo
subito l'impressione di essere inseguito. Forse non lo  ero  ancora, ma bastò l'impressione per farmi camminare più
certo tratto ripresi a correre nella direzione di prima. Mi  ero  abituato al buio e distinguevo le strisce dei sentieri, i
macchie: all'ombra nera di una di queste tornai a fermarmi.  Ero  di nuovo solo, con la mia creatura; il cuore mi batteva, e
il canto delle compagne le avrebbe richiamate. Niente. Mi  ero  già rassegnato alla disgrazia, quando ricevei un cestino
allo stesso modo; ma questa volta non me n'afflissi.  Ero  così sicuro che avrebbe agito come le compagne, che mandai
, poche ore dopo, la fuggitiva mi veniva rimandata; non mi  ero  ingannato. Quelle capinere avevano l'istinto dei colombi
conservare nessuna delle dodici bestioline! Una mattina  ero  intento a governarla, quando mi fu annunziata l'
Una tristezza infinita mi avvolgeva: adesso sì,  ero  davvero sordo e muto anche dentro. Poi, a tratti, balzavo
e la rete, come quella malaugurata mattina in cui mi  ero  rivolto a lui per aiuto. Mi raggiunse davanti alla
le spirali azzurrine della sua sigaretta odorosa. - Ed io  ero  in questa orribile alternativa - diceva Fritz Eisenstein -
sfumava in un verde impossibile a definire... Io  ero  riuscito a farle leggere un romanzo d'amore; ne avevamo
del dramma... - Che cosa è la vita senza passione?... - Io  ero  stupito ancora delle mie parole; mi aspettavo di vedermi
quando avrei... che cosa? Non lo sapevo io stesso!... Io  ero  lì, a percorrere il viale coperto d'un tappeto di foglie
trascinare dalla piena dell'affetto? Che cosa le dissi? Io  ero  stupito della mia eloquenza; le frasi mi sgorgavano dalle
iperborei, le fiamme d'un vulcano possono erompere?... - Io  ero  al suo fianco, vicino, molto; sentivo il suo profumo
ancora!... E un giorno che noi eravamo soli, e che io le  ero  vicino, e che le nostre fronti si avvicinarono per leggere
portato sul cuore; io le baciai, filialmente.... La sera  ero  partito, lontano.... - Ah! Tu non l'a... - cominciò Fritz
dirlo? di far nulla. D'altra parte la zia, presso la quale  ero  tornato ad abitare, non m'incitava al lavoro: mi
volevo dire e domandare. Avevo diciotto anni e mezzo, ma  ero  già grande e grosso come un uomo fatto; ero già un uomo,
e mezzo, ma ero già grande e grosso come un uomo fatto;  ero  già un uomo, anzi, con tutti i bisogni di una giovinezza
il trifoglio; e l'apicoltura e la composizione dei concimi.  Ero  certo che in breve, con l'aiuto di un buon contadino, avrei
torto; sentivo in fondo che ella aveva pietà di me perchè  ero  diverso dagli altri uomini; ed io non potevo trattenermi
Non so se questa sia fortezza o debolezza d'animo; so che  ero  così. Poi, anche un altro motivo contribuiva al mio
da me. Mi chiamavano la spugna. M'imbevevo di confessioni.  Ero  credulo. Quelle speranze, quelle gioie, quegli stessi
trovare una che mi ami; ed io non la trovavo. Poi, io non  ero  esente da qualche inquietudine. La mamma non mi consigliava
vita. "Come l'avevo acquistata? Dando in cambio la mia. Io  ero  tutto per lei, nelle opere e nei pensieri. Vedevo delle
me lo tenevo per me; capivo che erano delle fisime, ed  ero  anzi il primo a proporle di andare in società. Non volevo
perchè io le apparteneva. lo non l'avevo rubata; io  ero  in regola con la mia coscienza, col mondo, con lei; con
appartenesse meno. "Passò così del tempo. Qualche volta, io  ero  triste per lei come al pensiero di una persona cara che sia
amaramente, mi domandava perdono.... "Sì, il perdono....  Ero  io sicuro che ella non avesse ragione, che non l'avessi
scordata.... ma non lo dicevo, per non soffiare sul fuoco.  Ero  molto triste, ma nascondevo la mia tristezza; se no, che
in camera. Aspettavo impazientemente l'ora del desinare;  ero  pentito di quel che avevo detto, volevo abbracciarla,
dice? e quale prova ne dà? La prova era questa: che io non  ero  geloso.... Mi venivano in bocca delle parole amare; le
come ai giorni lontani, mi sentivo tornare da morte a vita.  Ero  stato pazzo di lasciarla libera di abbandonarmi!
di non esser geloso; la gelosia è una prova d'amore. Io  ero  stato geloso in silenzio, dentro di me, per timore di
 ero  un altro uomo oramai; non che sperassi davvero di pagare il
E tu sei uno di questi? - domandò la bambola. -  Ero  - rispose Orlando malinconicamente. - Ora i tempi sono
curava non venne più; ed io, che in fatto di piccoli debiti  ero  orgoglioso e volevo non se ne avesse, feci notare alla zia
vicino: per arrivare più presto attraversai la pineta: ed  ero  quasi felice quel giorno, non so perchè; forse perchè
di arrivare alla porta io avevo fatto sapere alla donna che  ero  padre anch'io di una bambina orfana di madre, e di lei
cominciava a smarrirsi, i miei ricordi a confondersi; io  ero  malato, malato di lei.... Mia moglie era messa a piangere
ma le idee si confondevano, una nausea mi vinceva, non  ero  buono a nulla; e davo dei pugni sui tasti, delle pedate
non lo so neppur io. - Eri però giovane. - Oh sì, signora,  ero  giovane. Marta non voleva esprimere tutto quanto il suo
- Anche tu hai lavorato la campagna? - E come! Quando  ero  proprio piccina andavo a scuola, ma ci andai solamente due
Mio padre, il giorno dopo, mi battè ben bene perchè non  ero  scesa a chiudere l'uscio. Aveva ragione. - Ragione di
brontolando, prendendosela con tutti, anche con me, che  ero  una bocca inutile e che se fossi stata un uomo avrei almeno
il dispiacere di non poter guadagnare di più. Per parte mia  ero  contenta che trovasse modo di farsi passare i dispiaceri ma
amarla per tutta la vita. Ma lei non perdonava. Invano mi  ero  inginocchiato davanti a lei e le baciavo la veste: appena
sua famiglia: a farmi prendere e uccidere; e non mi mossi;  ero  pronto a tutto e accettavo già il castigo; ma in fondo
valeva ad avvicinarmi, a mescolarmi agli uomini: dunque  ero  destinato a vivere come le lucciole, in silenzio,
i rovi, riaprii il varco e penetrai nei campi di lei. Mi  ero  tutto graffiato: sentivo le mani umide di sangue.
che bisognava scrivere. E io trassi il taccuino e il lapis.  Ero  come sotto un fascino: facevo tutto quello che mi si
giungevano squisite, soavi ai miei nervi equilibrati.  Ero  quieta. Quand'ecco nella lontananza della sponda, nella
solo la mano per prenderla, se io volevo. Ma io non volevo.  Ero  un uomo adesso, maturato dal dolore: tutto potevo fare, ma
così: non che sia interessato, in fondo: ha preso me, che  ero  povera, e non mi ha lasciato mai mancar nulla anzi ti
i passeggieri, la strana impressione già si modificava; ed  ero  sul punto di persuadermi che doveva essere stato sempre
ad acetilene che mi ricordava il luogo orribile dove mi  ero  accorto del furto. Dissi come il droghiere mi aveva
giorno soltanto. "Qualche giorno addietro, dunque, io  ero  ancora costà, avevo una sciabola al fianco, andavo a
davvero! "Perchè dunque colei mi fece capire che non le  ero  indifferente?Perchè, invece di rafforzare la mia paura di
su di lei, menomava, contaminava l'idolo che io me ne  ero  formato! "Questo, da una parte. Dall'altra, vedendola
aveva destato in me una grande simpatia; ma se io non  ero  padrona del mio sentimento, ero padrona della mia ragione;
simpatia; ma se io non ero padrona del mio sentimento,  ero  padrona della mia ragione; e può egli dire di essere stato
torti, di smentire per ciò stesso le voci malvagie di cui  ero  l'oggetto. Quand'anche l'avessi avuta, questa forza, come
quanto più grande era la mia apparente libertà, quanto più  ero  sottratta alla sua sorveglianza?... E non lo ingannavo,
con voi dinanzi a tutti, o rinunziate per sempre a me? Non  ero  io quasi sicura ch'egli avrebbe esitato, nuovamente sedotto
io restavo indifferente. Chiudevo gli occhi, li riaprivo:  ero  di nuovo solo, accanto a una barca capovolta coperta da un
più, ed egli le diceva: ma perchè vi siete tanto disperati?  ero  disperso, ero prigioniero, ma vivo: come potevo morire
diceva: ma perchè vi siete tanto disperati? ero disperso,  ero  prigioniero, ma vivo: come potevo morire quando sapevo che
con l'avidità con cui mangiava: avidità di sapere perchè  ero  lì. La padrona la chiamò, le disse di farmi vedere la
le lagrime che le salivano agli occhi. - Perchè, infine, io  ero  una creatura felice. Io godevo
della siepe: varchi rattoppati con rami, come quello dove  ero  entrato, si ripetevano qua e là; tutta la siepe, del resto,