Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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non ha fatto e non farà. Ave Maria, piena di Grazia  il  signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne e
è con voi, voi siete benedetta fra le donne e benedetto  il  frutto del ventre vostro, Gesù.
 il  bicchiere col rovescio della mano)
andato a Francofonte per  il  vino.
virtù umana, che è quella dell'altruismo. Egli deve cedere  il  passo alle signore, ai vecchi, ai bimbi, dappertutto: agli
nei caffè di frontiera; dovunque è bene arrivare per  il  primo e profittare del tempo e dell'occasione. L'uomo
L'uomo perfettamente bene educato deve sopportare  il  caldo, il freddo, il digiuno, in viaggio, senza protestare,
L'uomo perfettamente bene educato deve sopportare il caldo,  il  freddo, il digiuno, in viaggio, senza protestare, quando i
bene educato deve sopportare il caldo, il freddo,  il  digiuno, in viaggio, senza protestare, quando i suoi
addormentarsi, quando vorrebbe stare sveglio e ammirare  il  paesaggio: tenere gli sportelli chiusi, quando andrebbe
le gambe. L'uomo perfettamente bene educato deve prestare  il  suo giornale, il suo orario, il romanzo che legge, alla
perfettamente bene educato deve prestare il suo giornale,  il  suo orario, il romanzo che legge, alla prima richiesta di
bene educato deve prestare il suo giornale, il suo orario,  il  romanzo che legge, alla prima richiesta di un compagno o di
compagno o di una compagna di viaggio: deve sempre sapere  il  nome della stazione, in cui si arriva: deve sempre aprire o
lo sportello, sollevare o abbassare le tendine, chiamare  il  conduttore, il facchino, parlamentare col capostazione.
sollevare o abbassare le tendine, chiamare il conduttore,  il  facchino, parlamentare col capostazione. L'uomo
deve sempre eclissarsi innanzi alle signore, lasciando loro  il  miglior posto, o guidandole, scortandole, proteggendole.
serve modestamente, non mangia molto, non si ciba, ma gusta  il  pranzo; non si mette a fumare, prima di arrivare al fumoir;
Ma, realmente, i fidanzamenti, a questo mondo, sono tre:  il  primo, il più intimo, forse il più saldo, è quello di due
i fidanzamenti, a questo mondo, sono tre: il primo,  il  più intimo, forse il più saldo, è quello di due che si
a questo mondo, sono tre: il primo, il più intimo, forse  il  più saldo, è quello di due che si vogliono bene,
eterno e uno struggimento eterno, al non appartenersi:  il  secondo, è quello, più formale, in cui un giovane
in un tempo più o meno vicino, la data del matrimonio:  il  terzo, è il fidanzamento religioso o promessa di nozze,
più o meno vicino, la data del matrimonio: il terzo, è  il  fidanzamento religioso o promessa di nozze, costume oramai
nulla si può dire in queste noterelle del saper vivere:  il  fidanzamento sentimentale non ha norme costanti, non ha
cioè in quello di fidanzati bene accetti e di cui  il  matrimonio non è lontano. Allora soltanto, il saper vivere
e di cui il matrimonio non è lontano. Allora soltanto,  il  saper vivere può servire per loro. Il fidanzamento
Allora soltanto, il saper vivere può servire per loro.  Il  fidanzamento ufficiale è una materia così delicata e così
paesi, secondo i ceti e secondo le idee della famiglia, che  il  cronista considera con occhio un po' sgomento, tutte le
le fanciulle e per i giovanotti, fuoco in cui, talvolta,  il  matrimonio si liquefa!
le pecore. La mattina, mentre egli si disponeva a mungere  il  latte, gli abbai del cane gliene preannunciavano l'arrivo;
le mani dappertutto; mungere loro, e loro rimescolare  il  latte posto a scaldare, e loro far fuoco, e aiutare il
il latte posto a scaldare, e loro far fuoco, e aiutare  il  pecoraio, cioè, e imbarazzarlo nelle delicate operazioni
nelle delicate operazioni del frutto, come egli diceva.  Il  poveretto doveva avere cent'occhi, cento mani per impedire
non rovesciassero la caldaia o i secchi col latte. Fin  il  cane di guardia si mostrava seccato del chiasso importuno,
l'intera settimana. C'erano non so quali vacanze, e  il  babbo, forse per stare più tranquillo in casa, gli aveva
fatica. — Vogliamo stare con voi; venire dietro le pecore!  Il  pecoraio, alla fine, era riuscito a persuaderli; prometteva
in pace. Un giorno però essi volevano aspettarlo dentro  il  pagliaio, per non rifare due volte la strada dalla fattoria
due volte la strada dalla fattoria alla mandra. — Dentro  il  pagliaio no ! — Perchè? — Perchè no. Li non ci può entrare
di questa perentoria ragione. Ma appena stimarono che  il  pecoraio doveva essere con le pecore nella vallata dello
nella vallata dello Sgombo, tornarono addietro, da sotto  il  carrubbo dove s'erano fermati a mezza strada, e in due
al pagliaio. Avevano ordito una congiura. Sapevano che  il  pecoraio riponeva li dentro la ricotta che poi la sera egli
fu ritornato a casa,  il  signor Ascanio guardò con aria di compassione i suoi
non ci lagniamo; ridiamo. - E allora continuate. Ma sarà  il  caso di rider davvero, lassù, nel corso Paganini. -
la mattina seguente carri e manovali. Era fatto così,  il  signor Ascanio Denèa; ne aveva pochi degli spiccioli, e
ne aveva pochi degli spiccioli, e meno da spicciolare.  Il  che va inteso al figurato, e non altrimenti. Pronto e
per scendere in quello scampoletto di giardino, per sorbire  il  suo caffè nero sotto il fogliame spanto d'una bella
di giardino, per sorbire il suo caffè nero sotto  il  fogliame spanto d'una bella robinia. E poi, sempre colla
bisognava risolvere un dubbio. Si doveva premettere  il  sommario ai capitoli? Ma sì, perbacco; è buona usanza, ed
usanza, ed antica. L'occhio ci casca sopra, e trova subito  il  fatto suo; cosa tanto necessaria in opera piena di cose,
a fil di rettorica da un narratore parolaio. Così, lasciato  il  posto pel sommario, il signor Ascanio rifaceva per la
narratore parolaio. Così, lasciato il posto pel sommario,  il  signor Ascanio rifaceva per la millesinia volta quel primo
Ah, la luce! E quando, a proposito di luce, sarebbe giunto  il  mattino? Per chi non riesce a prender sonno, le ore del
sonno, le ore del letto son lunghe, antipatiche, eterne.  Il  signor Ascanio ad ogni tanto riaccendeva il lume, per
eterne. Il signor Ascanio ad ogni tanto riaccendeva  il  lume, per guardar l'orologio. Ma sì, appena il tocco; e
riaccendeva il lume, per guardar l'orologio. Ma sì, appena  il  tocco; e l'aurora dalle rosee dita non faceva capolino che
città volle provare a chiuder gli occhi. Ma non gli valse;  il  sonno ricusava di accostarsi; e quei poveri occhi, mezz'ora
sonno non dorma. Di tutti gli sforzi, quello di riposare è  il  più ridicolo, il più indegno del savio. Se mi alzassi?
Di tutti gli sforzi, quello di riposare è il più ridicolo,  il  più indegno del savio. Se mi alzassi? Potrei fare qualche
savio. Se mi alzassi? Potrei fare qualche cosa, ammazzare  il  tempo utilmente. Nello studio ho già le tre casse per
monumentale. - La scansìa monumentale era quella dove  il  signor Ascanio teneva le opere più voluminose e più rare;
signor Ascanio teneva le opere più voluminose e più rare;  il  Grevio e il Gronovio, il Montfaucon, il Dizionario di
teneva le opere più voluminose e più rare; il Grevio e  il  Gronovio, il Montfaucon, il Dizionario di Trevoux, l'Arte
opere più voluminose e più rare; il Grevio e il Gronovio,  il  Montfaucon, il Dizionario di Trevoux, l'Arte di verificare
e più rare; il Grevio e il Gronovio, il Montfaucon,  il  Dizionario di Trevoux, l'Arte di verificare le date, le
avere tra le mani, e a cercarli nelle biblioteche si perde  il  tempo e la voglia. I suoi libri, con tanto desiderio
riusciva ad acquistarne i due, i tre, i quattro esemplari,  il  guaio gli era derivato molto naturalmente dallo aver libri
essi, se ne formava nella testa una specie di catalogo. Oh  il  catalogo!... quello sarebbe stato un lavoro utile, e
per sè negli sgomberi. Alle altre faccende pensavano  il  servitore e la cuoca, oramai fatti a quel servizio,
unica manìa, e perdonabile, perchè in tutto l'altro  il  signor Ascanio era una pasta di zucchero. Non comandava
- Lavoriamo; sarà tanto di fatto per questa mattina; disse  il  signor Ascanio a sè stesso, entrando nel suo studio, dove
per vederci meglio - Ce ne à, dopo tutto; a incassare  il  grosso dell'esercito, mi basterà appena l'intiera giornata.
Accostato lo scafo alla scansìa monumentale, attaccò subito  il  pluteo più alto, che in pochi minuti fu sgombro. Scendeva a
i volumi, nell'apogèo temporaneo dei cassoni di legno; e  il  signor Acallio li vagheggiava, nell'atto di calarli là
si spampanava un bel fiore, o si rizzava un bel melagrano  il  bel melagrano così caro all'arte libraria del Settecento,
del secolo che più di tutti ha mostrato di amare  il  libro e di saperlo render gradevole agli occhi. Oggi si
per non lasciar traccia di voi alla terza generazione.  Il  signor Ascanio lavorava a gran forca, contento del fatto
dinanzi all'Albergo Bella Firenze,  il  portalettere in giro per la prima distribuzione, col bavero
la prima distribuzione, col bavero del cappotto rialzato e  il  berretto sugli occhi, si fermò a cercare nel suo fascio. -
nel suo fascio. - Questa è per Filippo Mordina. Don Ciccio,  il  portinaio, appoggiato con la pipa in bocca contro l'orario
7, di sopra. - Vengo subito. Donna Vincenza andò a vuotare  il  corbello all'angolo della via, sotto gli aghi di pioggia
silenziosamente l'aria buia. - Che tempo scellerato!  Il  portinaio levò gli occhi, da una parte e dall'altra, e
col petto mezzo nudo, cercava inutilmente di quietare  il  suo bambino che rifiutava il seno, gettando strida rauche,
inutilmente di quietare il suo bambino che rifiutava  il  seno, gettando strida rauche, col viso congestionato. -
niente. Senta che stomachino! - Dammi quella chicchera. Ma  il  bambino si mise a strillare più forte, col mento
rovesciando la chicchera con una gomitata. - Io vorrei  il  medico. Saverio dov'è andato? - Ha lasciato detto che non
a bussare al numero 7. Nessuno rispose. Bussò più forte.  Il  silenzio nella camera era profondo. Col pugno, col piede,
gridando: «Ehi, di casa!» Niente. Dal numero 6 comparve  il  padre Miniscalco di Scordia, arrivato il giorno prima, con
numero 6 comparve il padre Miniscalco di Scordia, arrivato  il  giorno prima, con un rasoio in mano e una guancia
a girare la maniglia. - Se dico vero: è chiuso di dentro!  Il  prete s'avvicinò, curvò la lunga persona per guardare dal
dalla padrona. - Signora!... Signora!... - e non trovava  il  fiato - Il numero sette!... buttato per terra, in mezzo al
- Signora!... Signora!... - e non trovava il fiato -  Il  numero sette!... buttato per terra, in mezzo al sangue!..
e non rispondeva... Con questi occhi, l'ho visto, dietro  il  buco della serratura!... La padrona, pallida come una
ma non rispondeva nessuno... e allora è venuto fuori  il  vicino, il prete di Scordia, quello di ieri sera, e ha
rispondeva nessuno... e allora è venuto fuori il vicino,  il  prete di Scordia, quello di ieri sera, e ha visto dal buco
quello di ieri sera, e ha visto dal buco della serratura...  il  sangue nero come l'inchiostro!... ed è chiuso di dentro! -
di alcuni passeggieri, accorsi alle strida. Comparve  il  prete, in maniche di camicia, una guancia sbarbata e
camicia, una guancia sbarbata e l'altra no. - Qua ci vuole  il  delegato, l'uscio è chiuso a chiave. Chi va a cercare il
il delegato, l'uscio è chiuso a chiave. Chi va a cercare  il  delegato? - Don Ciccio!.. don Ciccio!.. - e donna Vincenza
Ciccio!.. don Ciccio!.. - e donna Vincenza corse a chiamare  il  portinaio. - Ma che cosa avete visto, in nome di Dio? Non
veste sul petto. - Si vede uno per terra, la gamba sola, e  il  pavimento intriso di sangue. Io mi stavo radendo, quando la
uno. - Che ne so io? Non si muove.... - Ecco don Ciccio.  Il  portinaio guardava con occhi aperti gli astanti, mezzo
Dietro la porta del numero sette i curiosi si davano  il  cambio al buco della serratura, guardando la gamba,
guardando la gamba, studiando l'aspetto della camera. -  Il  letto non è disfatto. - Anche la finestra è aperta. - Segno
a chiedere e a dar notizie. - Hanno ammazzato uno...  Il  padrone è scappato... Non è niente, un passeggiare che non
delle guardie. - Largo! Indietro! E in un batter d'occhio  il  corridoio fu sgomberato dai curiosi. - Un piantone abbasso,
la porta s'aperse. Nessuno fece un passo. Fra la soglia e  il  letto, di traverso, giaceva il corpo esangue, con la
un passo. Fra la soglia e il letto, di traverso, giaceva  il  corpo esangue, con la camicia aperta, il collo tagliato da
traverso, giaceva il corpo esangue, con la camicia aperta,  il  collo tagliato da due ferite larghe come bocche spalancate,
si voltò indietro, a chiamare: - Dottore!... dov'è  il  dottore? - Eccolo. - Eccomi. Come ebbe guardato un momento
dottore? - Eccolo. - Eccomi. Come ebbe guardato un momento  il  cadavere, il medico fece un segno con la mano, come a dire:
- Eccomi. Come ebbe guardato un momento il cadavere,  il  medico fece un segno con la mano, come a dire: - Che cosa
nessuno della mia morte. Mezzanotte. Filippo Mordina.»  Il  delegato Pinelli, sopravvenendo con altre guardie, si
cadavere. - Entrate, Pinelli; due parole di rapporto per  il  pretore, presto. - Non c'è carta; un po' di carta, una
po' di carta, una busta... - Subito! - e donna Vincenza e  il  portinaio, che stavano nel corridoio, si precipitarono
fuori camera. - Ehi, comare, voi venite qui. Chiamate  il  padrone. - Il padrone è fuori, vossignoria.... - Bravo! La
- Ehi, comare, voi venite qui. Chiamate il padrone. -  Il  padrone è fuori, vossignoria.... - Bravo! La padrona? - La
vossignoria, piange e non sa niente.... - Portatemi  il  registro dei passeggieri; non c'è neanche questo?.. - Corro
non c'è neanche questo?.. - Corro subito io - disse  il  portinaio, recando la carta al delegato Pinelli, che si
corte, senza chiacchiere.... - Don Ciccio, vossignoria,  il  portinaio, m'aveva dato una lettera, pel passeggiere; e ho
a quest'uscio, senza aver risposta, e allora è venuto fuori  il  reverendo, che ha guardato dalla serratura, e ha visto, Dio
che ha guardato dalla serratura, e ha visto, Dio liberi,  il  passeggiere... - Se permette, signor delegato.... -
la barba; come lei vede son rimasto a mezzo! e sentito  il  fracasso della serva, mi sono affacciato: Che state a
della serva, mi sono affacciato: Che state a picchiare,  il  passeggiere sarà andato fuori! Ma il passeggiere non era
Che state a picchiare, il passeggiere sarà andato fuori! Ma  il  passeggiere non era andato fuori... - No, non era fuori -
lei, ho capito. Avete finito, Pinelli? - Ecco qui - disse  il  delegato. - Su via, Spina, questo al pretore, al Duomo, in
al Pinelli: - Vedrete adesso che cosa ci vorrà perchè  il  signor pretore si scomodi! - E, additando il cadavere: - Mi
vorrà perchè il signor pretore si scomodi! - E, additando  il  cadavere: - Mi pare che.... - C'è poco da fare! - rispose
cadavere: - Mi pare che.... - C'è poco da fare! - rispose  il  delegato. - Alle corte; Bruscalà, vai dal compare Mezzanca,
novità, tuo padre come ti dissi nell'altra mia ha consumato  il  matrimonio con la Finocchiara e della sant'anima di tua
di tua madre nessuno più se ne ricorda. Ma se vuoi sentire  il  mio consiglio, torna a casa che tuo padre ti riceverà, e
lire, con vaglia postale; io ti abbraccio caramente e sono  il  tuo affezionatissimo cugino Giovanni Ba... Bu... Bertella.»
Ba... Bu... Bertella.» Nel silenzio della camera si sentiva  il  borbottìo dell'ispettore che leggicchiava e s'interrompeva
dovuto stentare per le venti lire che ti mandai; ma io farò  il  possibile per poterti aiutare. Il canonico Pesce ti manda
che ti mandai; ma io farò il possibile per poterti aiutare.  Il  canonico Pesce ti manda la lettera di raccomandazione pel
di raccomandazione pel barone... - Eccellenza, questo è  il  registro - disse don Ciccio, porgendo il fascicoletto
questo è il registro - disse don Ciccio, porgendo  il  fascicoletto stretto e lungo, dalla copertina sporca di
c'è altro. Ma che è questo vociare? Pinelli, fate sgombrare  il  corridoio. E l'ispettore riprese a frugare tra le carte. -
«Navigazione generale, società, etc. Onorevole signore,  il  personale di questa Agenzia trovasi attualmente al
«Amministrazione delle zolfare del barone Cardara. Signore,  il  signor barone ricevette a suo tempo la lettera che lei gli
sopra? «Le.... Pe...» Pinelli, venite a vedere; come dice?  Il  delegato compitava anche lui: - Pe... Se... Teresa! -
di grado superiore... - Ispettore, lo frughiamo? - domandò  il  delegato. - Senza il signor Pretore? Oibò! - Egli faceva
- Ispettore, lo frughiamo? - domandò il delegato. - Senza  il  signor Pretore? Oibò! - Egli faceva boccaccie - Volete
tua salute, e spero che per guarirti tornerai a casa, se  il  dottore ti ha prescritto l'aria del paese. Mi angustia la
mandare qualche cosa. Caro Filippo, torna presto, questo è  il  mio consiglio, e meglio soffrire a casa tua che in una
giornali.... Pare che non ci sia altro. L'ispettore lasciò  il  suo posto e si fece alla porta del corridoio. - Dov'è il
il suo posto e si fece alla porta del corridoio. - Dov'è  il  portinaio? - Eccellenza! - Don Ciccio si rigirava fra le
- Eccellenza! - Don Ciccio si rigirava fra le mani  il  berretto gallonato. - Era andato fuori, iersera? -
sì; tanto è vero che tornò a notte avanzata, dopo  il  teatro. - Come lo sapete? - Che un momento dopo venne la
un occhio e disse al delegato: - Pinelli, si è visto  il  pretore?... - Poi, rivolto al portinaio: - E col padrone,
finiva?... Domenica, lunedì, martedì... - don Ciccio faceva  il  conto sulle dita, guardando all'aria - Eccellenza, finiva
lo sentivo abbaiare come un cane.... e sputava sangue... -  Il  pretore!.. il pretore!.. - A un tratto le guardie si
come un cane.... e sputava sangue... - Il pretore!..  il  pretore!.. - A un tratto le guardie si schierarono da una
indietro sull'uscio della sua camera; l'ispettore si cavò  il  cappello, indietreggiando. - Signor pretore, le bacio le
indietreggiando. - Signor pretore, le bacio le mani!  Il  pretore guardò il cadavere, impassibilmente, scialbo nel
- Signor pretore, le bacio le mani! Il pretore guardò  il  cadavere, impassibilmente, scialbo nel viso dalle guancie
sarebbe sentito volare una mosca. Sotto l'albergo, malgrado  il  tempo sempre più buio, la folla ingrossava e ne saliva un
come di acque scorrenti. - Ecco quello che si è trovato.  Il  pretore prese ad esaminare quel ritratto, formato
prese ad esaminare quel ritratto, formato promenade, su cui  il  sangue aveva tirato come un velo rossastro. L'ispettore,
velo rossastro. L'ispettore, colla mazzettina a spall'arme,  il  cappello un po' rovesciato indietro, si avanzò anch'egli a
che piglia sempre posto a destra, in capofila? - chiese  il  Pinelli. - Sicuro, Teresella! - Dove avete trovato questo
Teresella! - Dove avete trovato questo ritratto? - domandò  il  pretore. - Fra il gilè e la camicia - rispose la guardia -
avete trovato questo ritratto? - domandò il pretore. - Fra  il  gilè e la camicia - rispose la guardia - Si sentiva una
Si sentiva una cosa dura. - Nient'altro? - Nossignore. Ora  il  cadavere restava con le braccia in croce, la testa rimossa
mostrante la camicia insanguinata. - Delegato - chiamò  il  pretore - venga qui, cominciamo due parole di verbale.
una maschera sul fazzoletto di seta rossa che le avvolgeva  il  capo. - Neh, cavaliere, che è stato? - chiese colla sua
Voi scherzate.... - Non mi credi? Gli abbiamo trovato  il  tuo ritratto sul cuore. - Il mio ritratto? ... Guarda,
mi credi? Gli abbiamo trovato il tuo ritratto sul cuore. -  Il  mio ritratto? ... Guarda, guarda com'è serio!.. E gli dette
dette uno spintone. - Ferma con le mani. Parlo sul serio,  il  tuo ritratto, nelle Campane, e c'è anche una copia del
L'ispettore trinciò una piccola croce, col dito. -  Il  ritratto glie lo avevi dato tu? - Io? Siete pazzo! Chi lo
mai da passà qualche seccatura?... L'ispettore le accarezzò  il  mento, paternamente. - Non aver paura. E salì nella stanza
- Non aver paura. E salì nella stanza del morto. Dietro,  il  becchino portava la cassa: tre tavole inchiodate e una
Avanti. - Picciotti, a noi. Preso dalle spalle e dai piedi,  il  cadavere fu deposto nella cassa. L'abito aperto faceva
aperto faceva ingombro; lo affagottarono alla meglio.  Il  tempo diventava sempre più scuro; alla luce triste,
del morto pareva di cera. A un tratto s'intese, fuori  il  corridoio, un confuso rimescolio, voci sorde, indistinte;
assassino!... - Saverio!... per carità, Saverio!...  Il  padrone, terribile nella faccia accesa, gli occhi iniettati
con la bava alla bocca, egli gridava parole mozze. -  Il  cuore debbo mangiargli... a cotesto infame!.. Mi ha
facciamo? Restarono un momento così, gli occhi negli occhi.  Il  pretore guardava, impassibile, stropicciandosi le dita. Poi
pretore guardava, impassibile, stropicciandosi le dita. Poi  il  padrone, fremente, con le labbra strette e le mascelle
si lasciò portar via, barcollando. - Su, facciamo presto.  Il  becchino s'inginocchiò, inchiodò la cassa, leggermente; le
corridoio angusto, giù per la scaletta dalla volta bassa,  il  carico andava sbattendo di qua e di là. - Adagio!...
al becchino, consegnandogli l'ufficio del pretore. Come  il  carrozzone fu partito, donna Vincenza, nel risalire, vide
lettera del passeggiere! - «Municipio di Messina» - lesse  il  pretore, interrompendo la redazione del verbale - «Oggetto:
occorre espressamente, per essere ammessi al concorso,  il  certificato speciale di abilitazione allo insegnamento
allo insegnamento della ginnastica. Tale essendo  il  suo caso, la commissione non può passare all'esame dei
già presentati se la Signoria Vostra non le farà pervenire  il  certificato di cui sopra.» FINE.
 IL  MARITO DELL'AMICA ROMANZO DI NEERA G. GALLI 1885
facessi  il  contrario sarei una santa, lo so!
BORTONE  IL  CODICE DELLA CORTESIA ITALIANA SEI TORINO
una sera dell'aprile scorso che  il  possidente Davide D'Elia, tornandosene in calesse da una
sopraggiungere del veicolo non si mosse neppure, tanto che  il  cavallo stesso, non facendo a tempo a scansarsi, si fermò
invincibile ira contro Dio e contro gli uomini. Pensò che  il  bambino lo avesse deposto lì qualche contadina che lavorava
che lavorava nei dintorni, e tirò le redini perchè  il  cavallo passasse a destra della strada: ma ii cavallo, per
non andava avanti: sollevava e scuoteva la testa seguendo  il  movimento delle redini, ma non andava avanti. Il padrone,
seguendo il movimento delle redini, ma non andava avanti.  Il  padrone, tutto agitato dentro il calessino leggero come una
ma non andava avanti. Il padrone, tutto agitato dentro  il  calessino leggero come una grande sedia a ruote, imprecò,
a ruote, imprecò, tentando almeno di tirarlo indietro: ma  il  cavallo non intendeva neppure di andare indietro, fermo
Grandi, pensierosi, di un colore indefinito, fra l'azzurro  il  bruno e l'oro, brillavano come due piccoli specchi che
brillavano come due piccoli specchi che riflettessero  il  luminoso cielo del crepuscolo. Davide non era uomo da
e questo rimorso, come tutti i rimorsi veri, rincrudiva  il  suo disamore per tutti gli altri bambini del mondo che non
quando venivamo qui a far le serenate... C' era sempre  il  fiasco dietro, per annaffiare la gola di colui che
colui che cantava..... Ah! Ah! quella notte, ricordate? che  il  contrabasso non si reggeva su le gambe!
posto, avendo alla sua diritta lo sposo, alla sua sinistra  il  compare, o, se vi è il monsignore, il parroco che ha
diritta lo sposo, alla sua sinistra il compare, o, se vi è  il  monsignore, il parroco che ha celebrato le nozze religiose;
alla sua sinistra il compare, o, se vi è il monsignore,  il  parroco che ha celebrato le nozze religiose; allora, il
il parroco che ha celebrato le nozze religiose; allora,  il  compare passa al posto seguente. Dirimpetto alla sposa,
primo posto, vi è sua madre, se l' ha; la quale ha a destra  il  padre o il più prossimo parente dello sposo, e a sinistra
vi è sua madre, se l' ha; la quale ha a destra il padre o  il  più prossimo parente dello sposo, e a sinistra un altro
un altro parente immediato dello sposo. Se la sposa ha solo  il  padre, è lui che le siede dirimpetto, dando la dritta alla
altre notabilità della festa, in questa tavola d'onore.  Il  menu di questa colazione può esser più o meno ricco: il più
Il menu di questa colazione può esser più o meno ricco:  il  più semplice è quello che ha una tazza di brodo, un pesce
un gelato e la torta di nozze, o, se lo capite meglio,  il  gâteau de mariage.. Ad arricchirlo, non ci vuole che del
cuoco e della immaginazione! Ogni invitato ha, davanti,  il  suo menu , in cartoncino apposito, con le iniziali degli
con le iniziali degli sposi e la data del matrimonio:  il  menu , poichè la cucina è sempre di piatti francesi, è
che quando gli invitati sono molti, bisogna scrivere  il  loro nome sopra un cartoncino e deporlo sul loro posto, a
una poesia, bisogna fargli buon viso: deve rispondere  il  padre della sposa, o lo sposo stesso. Dopo il gelato, la
rispondere il padre della sposa, o lo sposo stesso. Dopo  il  gelato, la sposa, al braccio dello sposo, distribuisce le
vi è molta varietà di moda; più elegante e pratico, è  il  fazzoletto di seta bianco, legato con un nastro, pieno di
bel ninnolo da salotto. La sposa, quindi, va a vestirsi per  il  viaggio di nozze.
darmi  il  veleno piuttosto! Lo berrei volonfieri...
ha fatto la predica  il  santo sacerdote?
- Ah! ah! ah!... bellissimo!... ah ah! ah!... Non c'è che  il  maestro Albani per avere di queste idee!... L'altro lasciò
maestro Albani per avere di queste idee!... L'altro lasciò  il  suo posto, e aspettato che l'amico si calmasse, riprese a
scrivi un trattato, non dipingere un quadro.... - Eh!  il  discorso non è poi tanto da matto! E se ti sta tanto a
a memoria, v'era un'ironia così sottile ed acuta, che  il  Natali si voltò a guardarlo. Ora, egli dirigeva in fondo
può essere di tutti i tempi di tutti i paesi. - Poi, preso  il  teschio e mettendosi a considerarlo attentamente. - Ed ecco
a considerarlo attentamente. - Ed ecco un altro quadro:  il  problema d'Amleto, essere o non essere, cioè se è
essere o non essere, cioè se è meglio.... Tu dovresti fare  il  mio ritratto così. Anastasio Natali scosse le spalle e si
e se mi prometti di star buono e di lasciare in pace  il  teschio, ti butto giù un pastello. - Vorrà essere una cosa
giù un pastello. - Vorrà essere una cosa molto originale.  Il  Natali mise a sedere l'amico, dispose il cartone sopra una
molto originale. Il Natali mise a sedere l'amico, dispose  il  cartone sopra una tavoletta, prese la scatola dei pastelli,
di meridionale nervoso, le prime linee. Però, a misura che  il  suo lavoro avanzava, l'attività dell'artista andava
rallentando. Ora egli si fermava ad ogni tratto, buttava  il  corpo indietro per giudicare dell'effetto, guardava
indietro per giudicare dell'effetto, guardava lungamente  il  modello, e aveva un piccolo aggrinzamento delle guancie che
aggrinzamento delle guancie che dimostrava chiaramente  il  suo malcontento. - Scusa, tirati più indietro.... no, più
tirati più indietro.... no, più avanti.... Alza un poco  il  capo.... così.... no, come prima. Tornato al lavoro,
la bocca, se no c'entreranno le mosche!... A poco a poco,  il  Natali cominciava a indispettirsi; gli pareva che Luigi
di credere che sono compostissimo. Ed era quello, dunque,  il  suo atteggiamento naturale? Dacchè era tornato da Roma, il
il suo atteggiamento naturale? Dacchè era tornato da Roma,  il  Natali non aveva ancora guardato l'amico così attentamente;
e dette ancora alcuni tocchi; poi, ad un tratto, strappò  il  cartone e lo buttò da canto. - Cominciamo daccapo. Era
proprio impossibile ch'egli afferrasse quella fisonomia?  Il  Natali ci si arrabbiava. A corto di risorse, egli mise in
scolaro sonnacchioso in atto di ripetere la sua lezione.  Il  pittore si era messo a contraddire tutto quello ch'egli
alle opposizioni, agli scherzi, ai sarcasmi dell'amico, ma  il  suo sguardo restava freddo come la sua voce lenta,
Come un velo d'ombra passò sul viso del maestro Albani.  Il  pittore alzò gli occhi al lucernario: era una nube che
gli occhi al lucernario: era una nube che aveva oscurato  il  sole?... La giornata era sempre tersissima. - Che cos'hai?
è che hai ragione.... Io sono stato un anno pazzo....  Il  pittore stava per dire: "Un anno soltanto? vuoi dire un po'
la più miserabile delle creature: un uomo!... Dimenticando  il  suo pastello, Anastasio Natali esclamò: - Allora, sentiamo.
galline, si sente nelle uova. Ave Maria, piena di grazia,  il  signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e
è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto  il  frutto del ventre vostro, Gesù...
invitava un altro a succhiarle  il  sangue vivo dal cuore; qualche volta la voce di una donna
si alzava però ad ammonire le appassionate, e allora  il  coro femminile taceva, con una pausa quasi spaventata.
di San Francesco Saverio,  il  mio santo!...
 il  Signore che vi manda, compar Alfio!
possiamo fare, senza  il  piacere della mamma?...
appaiati, da non potersi sciogliere più! L'uomo si mette  il  giogo al collo e la catena al piede prendendo moglie.
sorella dovrà tenere bene aperti gli occhi...Il lupo cangia  il  pelo ma non il vizio. Non parlo per dir male... Cola ha un
bene aperti gli occhi...Il lupo cangia il pelo ma non  il  vizio. Non parlo per dir male... Cola ha un cuore di
nel freddo mattino del tardo autunno: ma a poco a poco  il  cielo si schiariva e si sollevava sopra i monti che
ridente alla dolce realtà. Allora tutto prendeva colore;  il  cielo sembrava un mare sparso d'isolette rocciose, sui rami
i monti riprendevano le loro tinte azzurre e rosee. Quando  il  tempo era bello capitavano nell'orto la padrona che non
anni; ma a volte ne dimostrava di meno, a volte di piú.  Il  viso bianco, corrucciato, gli occhi che sembravano
delle donne vecchie, si aprivano e illuminavano come  il  cielo in quelle ambigue mattine, quando il riso schietto le
come il cielo in quelle ambigue mattine, quando  il  riso schietto le sgorgava dai denti stretti con la violenza
per sorvegliare chi lavorava, sapendo che di Santus  il  mugnaio poteva, con l'aiuto diabolico dell'acquavite, farne
due litri d'olio grezzo lasciato nel paiuolo apposito o, se  il  proprietario preferiva, due lire in contanti. Molti
preferiva, due lire in contanti. Molti lasciavano correre  il  tempo, prima di pagare, e allora il conto rimaneva aperto.
lasciavano correre il tempo, prima di pagare, e allora  il  conto rimaneva aperto. Ed ecco Cosima, seduta al tavolo
sfogliare l'unto registro e segnare in fila i nomi e  il  numero delle macinate; era una poesia anche quella, e il
e il numero delle macinate; era una poesia anche quella, e  il  sole, che sbaragliava le ultime rocciose nuvolette e
rocciose nuvolette e splendeva alto sui monti, dorava  il  foglio dove lei scriveva e lucidava i suoi capelli severi.
col vero popolo, laborioso e mite, che se pure poteva, come  il  mugnaio, mettere le grinfie sulla piccola roba del
come quella del famoso contadino che tentò d'ingannare  il  confessore dicendogli di aver rubato una corda, e alle
solitaria e i venti e gli uccelli e le volpi per strappare  il  grano e il vino, dei quali si nutrivano come il sacerdote
e i venti e gli uccelli e le volpi per strappare il grano e  il  vino, dei quali si nutrivano come il sacerdote nella Messa.
strappare il grano e il vino, dei quali si nutrivano come  il  sacerdote nella Messa. Cosima li osservava, li studiava, ne
nella Messa. Cosima li osservava, li studiava, ne imparava  il  linguaggio, le superstizioni, le maledizioni e le
le preghiere: e dal suo posto di osservazione vedeva anche  il  quadro e le figure del frantoio; sentiva le storielle che
vi si raccontavano, le canzoni dell'ubriaco, e se le doleva  il  cuore e piegava la testa umiliata nel vedere Santus, il
il cuore e piegava la testa umiliata nel vedere Santus,  il  fratello nato per grandi destini, intagliare carrettini di
mise un titolo grigio, che sotto però nascondeva anch'esso  il  seme del fuoco: lo intitolò Rami caduti.
infatti le toccava cuocere  il  pane e scopar le stanze per la cognata, la quale come Dio
al Castelluccio. Quel mariuolo del camparo aveva fatto  il  suo interesse a maritare la figliuola senza dote, e doveva
a mantenerla. Dacchè aveva la Nena vedeva che gli mancava  il  pane per tutti e due, e dovevano tirarlo fuori dalla terra
a Licciardo, colle bisacce in ispalla, asciugandosi  il  sudore colla manica della camicia; avevano sempre nella
camicia; avevano sempre nella testa e dinnanzi agli occhi  il  seminato, chè non vedevano altro fra i sassi della
non vedevano altro fra i sassi della viottola. Gli era come  il  pensiero di un malato che vi sta sempre nero in cuore, quel
la gonnella sui ginocchi, per non far danno. E non sentiva  il  peso della gravidanza, nè il dolore delle reni, come se ad
non far danno. E non sentiva il peso della gravidanza, nè  il  dolore delle reni, come se ad ogni filo verde che liberava
avrebbe dato se la spiga veniva a 12, o a 10, od anche a 7;  il  gambo non era robusto ma il seminato era fitto. Bastava che
a 12, o a 10, od anche a 7; il gambo non era robusto ma  il  seminato era fitto. Bastava che il marzo non fosse troppo
gambo non era robusto ma il seminato era fitto. Bastava che  il  marzo non fosse troppo asciutto, e che piovesse soltanto
sognava. Santa Agrippina benedetta doveva pensarci lei! -  Il  cielo era netto, e il sole indugiava, color d' oro, sui
benedetta doveva pensarci lei! - Il cielo era netto, e  il  sole indugiava, color d' oro, sui prati verdi, dal ponente
camminando pesantemente dietro la sua compagna, curva sotto  il  sacco dell' erba e con tanto di pancia, sentivasi il cuore
sotto il sacco dell' erba e con tanto di pancia, sentivasi  il  cuore gonfio di tenerezza per la poveretta, e le andava
voce rotta dalla salita, di quel che si poteva fare, se  il  Signore benediceva i seminati fino all'ultimo. Ora non
s'erano belli o brutti, e d'altre sciocchezze. E quando  il  maggio traditore venne a rubare tutte le fatiche e le
e moglie, seduti un' altra volta sul ciglione a vedere  il  campo che ingialliva a vista d'occhio, come un malato che
e gli occhi impietriti nella faccia pallida. - Questo è  il  castigo di Dio! borbottava Santo, - La buon' anima di mio
me l' aveva detto! E nella casuccia del povero penetrava  il  malumore della stradicciuola nera e fangosa. Marito e
volta che la Rossa domandava i danari per la spesa, e se  il  marito tornava a casa tardi, o se non c'era legna per
Alla moglie, sinchè rimase in letto, le preparava  il  brodo, le scopava la casa, le mondava il riso, e le si
le preparava il brodo, le scopava la casa, le mondava  il  riso, e le si piantava anche ritto davanti, acciò non le
del Municipio valevano forse meglio di lui? Suo marito,  il  cavaliere, come ella Io chiamava parlando con certe
che farvene, se li spendete così? - Zitta! - rispondeva  il  cavaliere dignitosamente. - Zitta un corno! Lo vedo io quel
pane, vino, salami, formaggio, tutto deve uscire di qui!...  Il  notaio Pitarra e gli altri non si scomodano. - Viva il
Il notaio Pitarra e gli altri non si scomodano. - Viva  il  cavaliere! - E il Fascio.... Dio non voglia!.. farà andare
e gli altri non si scomodano. - Viva il cavaliere! - E  il  Fascio.... Dio non voglia!.. farà andare questa casa a
voglia!.. farà andare questa casa a catafascio! Già, non è  il  Fascio l'abitazione vostra? Mattina e sera là. Credete che
Credete che ve ne saranno grati? Alle elezioni vi aspetto!  Il  cavaliere la lasciava dire. - Benedette donne! Vogliono
rompono i timpani alla gente, non potreste farle tacere?  Il  padre di Vincenzino non ne può più; vi manda tanti
appunto le trombe per irritarlo peggio! E vedrete che  il  matrimonio di vostra figlia, a cagione anche delle trombe,
figlia, a cagione anche delle trombe, andrà per aria! -  Il  padre di Vincenzino è un asino. Ora gli dànno noia le
forse le trombe quando ha votato contro di me? E anche  il  signor Vincenzino.... - Si è astenuto! Il cavaliere, appena
di me? E anche il signor Vincenzino.... - Si è astenuto!  Il  cavaliere, appena si toccava questo tasto, tagliava corto.
Ma l'anno prossimo.... dopo le elezioni!... E perciò  il  cavaliere si era dato anima e corpo al Fascio, al suo
suo Fascio, che infatti non veniva chiamato dei Reduci, ma  il  Fascio del cavaliere. Egli aveva instituito anche la scuola
state le trombe del giudizio universale, in luglio,  il  giorno delle elezioni! E con l'immaginazione egli si vedeva
e noci e fichi secchi, per tenere allegro e ben compatto  il  Fascio, con gran disperazione di donna Beatrice che se la
prendeva anche con Cipolla, quando veniva a dirle: - Dice  il  signor cavaliere che il pane lo comprerà da Severino. Il
quando veniva a dirle: - Dice il signor cavaliere che  il  pane lo comprerà da Severino. Il vino, di quello della
il signor cavaliere che il pane lo comprerà da Severino.  Il  vino, di quello della botte piccola lo battezzerò io,
dopo la vittoria del cavaliere, fino a tarda notte, come se  il  paesetto fosse stato preso di assalto. - Viva il cavaliere!
come se il paesetto fosse stato preso di assalto. - Viva  il  cavaliere! Viva il cavaliere! - E tatà taratatà!
fosse stato preso di assalto. - Viva il cavaliere! Viva  il  cavaliere! - E tatà taratatà!
si affrettavano senza far rumore dinanzi al dottore,  il  quale giungeva calmo, col sorriso mentito in quell'attesa
tremito nervoso. — Buona sera! Un po' tardi! Finisco adesso  il  mio giro. E questa cara ammalata come è stata ? S'era
l'inferma, tenendo fra le dita bianche e grassocce  il  polso delicato e pallido della fanciulla; ripeteva le
in punta di piedi per susurrare all' orecchio della signora  il  nome degli intimi che venivano a chieder notizie
che venivano a chieder notizie dell'inferma. Ad un tratto  il  dottore rizzò il capo. —Chi è arrivato adesso ? — domandò
chieder notizie dell'inferma. Ad un tratto il dottore rizzò  il  capo. —Chi è arrivato adesso ? — domandò con vivacità
la contessa. —La solita pozione per questa notte — continuò  il  medico, come se avesse dimenticato la sua domanda. —
di nuovo. Bisogna dar tempo alla cura. Ma non lasciava  il  polso dell' inferma; fissando uno sguardo penetrante su la
per carità! — supplicava la contessa, accompagnando  il  medico sino all' anticamera, senza badare agli amici e ai
di nuovo — rispondeva lui. — La solita febbricciattola,  il  solito squilibrio nervoso... Ma quando furono in un
si portò le mani al petto. —Bisogna pensarci! — ribattè  il  medico con una certa rude franchezza. — Ora ne son certo.
medico con una certa rude franchezza. — Ora ne son certo.  Il  caso è grave. — Lui! — fu la prima parola che scappò alla
scappò alla madre, senza sapere quel che si dicesse. —Si;  il  polso me l'ha detto. Lei non ha avuto alcun indizio? Non ha
qualche cosa? — Mai!... Bice è così timida... così... —  Il  marchese viene spesso in casa ? La poveretta, sotto gli
Noi altri medici allo volto abbiamo cura d'anime — aggiunse  il  dottore sorridendo. — Forse è stato un bene che quel
e salutò tutti con un cenno del capo. — Bice, figlia mia!  il  dottore t'ha trovata meglio oggi, sai ! — Si, mamma —
quella amara indifferenza degli ammalati gravi che stringe  il  cuore. — Ci è di là delle visite per te. Vuoi vederli ? —
vederli ? — Chi c' è ? — Ma tutti. La tua zia, Augusta,  il  signor Danei... Vuoi vederli? Bice chiuse gli occhi, come
metterete sotto  il  capezzale... senza farnela accorgere....
Nulla di quanto mi circonda può riuscire ad interessarmi.  Il  vero reale è ciò che si passa nel mio spirito: la finzione,
che si passa nel mio spirito: la finzione, l'illusione, è  il  mondo esteriore. Nulla esiste, fuor che l'idea....
 il  direttore si accorse della nuova diavolerla, per cui
allegro, non cattivo; e da quel giorno diventava proprio  il  modello degli scolari. Aveva fatto questo ragionamento : —
fatto questo ragionamento : — Se commetto una discoleria,  il  direttore potrà pensare che voglio un'altra tazza di
 il  lume sulla tavola, appoggia il fucile alla parete, e siede
il lume sulla tavola, appoggia  il  fucile alla parete, e siede lì accanto sulla scranna,
fra le cosce, senza dir altro. MARIANGELA si toglie  il  grembiule e glielo dà; egli lo spinge in là, sulla tavola,
alle grondaie, stanno ferme un momento, posate lungo  il  cornicione, quasi a consultarsi, poi scappano. Volteggiano,
quasi a consultarsi, poi scappano. Volteggiano, stridono; è  il  gran giorno della partenza. ***
 Il  chiarissimo editore Cav. Giannotta ha dato fuori
 Il  racconto si fa leggere con molto piacere ed interesse,
corrotta in parte dalla madre, che civetteggia; ed  il  burocratico, pieno di studi, che non conosce il mondo.»
ed il burocratico, pieno di studi, che non conosce  il  mondo.» Giornale Il Napoli (2 Dicembre 1888).
pieno di studi, che non conosce il mondo.» Giornale  Il  Napoli (2 Dicembre 1888).
la vera causa: mai più in vita mia proverò la gioia e  il  conforto che mi dava lo scrivere quei fogli, nella
se volessero punirlo di aver troppo goduto del bel tempo:  il  nostro cortiletto diventava una vera cisterna; una fiumana
torna indietro urlando per la paura: la sola nota comica è  il  carro con la botte per l'inaffiamento delle strade; la
nella mia triste cameretta: è così buia che devo avvicinare  il  tavolino alla finestra. Scrivo, scrivo: una vera pioggia di
altro! Mi riprende la smania di uscire, di andarmene lungo  il  mare, di mescolare il mio al suo tormento; esco, attraverso
smania di uscire, di andarmene lungo il mare, di mescolare  il  mio al suo tormento; esco, attraverso la strada allagata,
esco, attraverso la strada allagata, vado già verso  il  mare accompagnato dai rigagnoli dell'acqua sporca che pare
pare voglia anch'essa tornare al suo luogo d'origine dopo  il  suo triste viaggio per cielo e per terra. II mare è più
marinaio che guarda dalla riva come un padrone guarda  il  suo podere, è piccola in quello sfondo tumultuoso, sotto il
il suo podere, è piccola in quello sfondo tumultuoso, sotto  il  cielo ancora nero in alto, ma già chiaro all'orizzonte,
ancora nero in alto, ma già chiaro all'orizzonte, dove  il  sole lotta con un drago di nuvole nere dalle cento lingue
punti l'onda si slancia Iontana e subito ritorna verso  il  mare descrivendo dei cerchi perfetti, tremuli di uno
su sè stessi, con le scaglie brillanti al sole. Ed è strano  il  divertirsi delle onde a riva, mentre pare che il mare le
è strano il divertirsi delle onde a riva, mentre pare che  il  mare le mandi gonfie e feroci per divorarsi la terra. Così
quasi sera. II sole è andato giù senza riuscire a vincere  il  drago, il quale però, lasciato solo, si divora e si sbrana
II sole è andato giù senza riuscire a vincere il drago,  il  quale però, lasciato solo, si divora e si sbrana da sè
però, lasciato solo, si divora e si sbrana da sè stesso;  il  cielo pallido è sparso di code, di zanne, di piume che
le ultime nuvolette si tingono d'oro, la spuma le imita: e  il  vento di tramontana ricaccia di là dal mare il libeccio e
le imita: e il vento di tramontana ricaccia di là dal mare  il  libeccio e abbatte i cavalIoni verdi. È il sorgere della
di là dal mare il libeccio e abbatte i cavalIoni verdi. È  il  sorgere della luna.
non deve esser contento di voi,  il  vostro amico!
 il  viso nel grembiale e scoppiando in lagrime)
tutti e due dentro  il  capanno del pergolato).
 Il  perchè lo sapete voi, e non volete dirmelo...
quello che fa affrontare  il  caldo, in tutta la sua violenza. Lasciare che, dalla
penetri l'aria nelle stanze, ma che vi penetri anche  il  sole: esso uccide, dicono, tutti i microbi, e le case ne
dal sole; o, in carrozza, non far neppure sollevare  il  soffietto: e rientrare abbrustolito, e grondante sudore.
sudore. Dicono che si deve sudare, in estate: dicono che  il  sudore sia una salvazione: e che chi non suda, ha molta
di tenersi in corpo una malattia infettiva. Prendere  il  bagno di mare fra le nove e le undici della mattina, cioè
cioè che lascia le braccia nude, e, magari che lasci libero  il  collo, per poter respirar bene l'aria di mare, per poter
per poter nuotare, per agitarsi in tutti i modi, finchè  il  bagno di mare diventi giovevolissimo. Invece di rientrare
le cose che più piacciono, in estate, che più lusingano  il  palato: cioè dei vermicelli al pomodoro, o risotto
a sera, come se si fosse nell' inverno più rigido. E  il  caldo, pare, finisca, per esser vinto: il viso, le mani, il
più rigido. E il caldo, pare, finisca, per esser vinto:  il  viso, le mani, il collo si fanno bruni, ma il bianco d'uovo
il caldo, pare, finisca, per esser vinto: il viso, le mani,  il  collo si fanno bruni, ma il bianco d'uovo battuto ci pensa:
esser vinto: il viso, le mani, il collo si fanno bruni, ma  il  bianco d'uovo battuto ci pensa: invece di dimagrare,
è provvido, sovra tutto con la gente semplice, che prende  il  mondo come viene, si acconcia con tutto e si diverte di
o in busta a parte; vi debbono esser precisati  il  giorno, l'ora, il luogo della cerimonia, del ricevimento,
busta a parte; vi debbono esser precisati il giorno, l'ora,  il  luogo della cerimonia, del ricevimento, della colazione. A
conveniente che ciò faccia - o mandi almeno un telegramma,  il  giorno delle nozze - anche chi non può intervenire. Lo
in casa della sposa da un fascio di fiori. Egli indossa  il  vestito di società se la sposa veste di bianco. Si è già
nell'invio delle partecipazioni: nel distretto postale,  il  giorno prima del matrimonio; fuori, un paio di giorni
personalmente dalla sposa, seguita dallo sposo, e  il  giorno delle nozze, non nel ricevimento fatto eventualmente
per  il  gentiluomo, uno dei primi doveri. Recarsi a un convegno piú
non essere puntuale negli affari; perché, in questi,  il  successo dipende, quasi sempre, dall'arrivare « in tempo ».
a un concerto, a una conferenza quando lo spettacolo,  il  concerto o la conferenza son già cominciati, è mancanza di
è mancanza di riguardo verso gli attori, i concertisti,  il  conferenziere e, in genere, verso tutto il pubblico che vi
i concertisti, il conferenziere e, in genere, verso tutto  il  pubblico che vi assiste. Non v'è gente piú sciocca di
tacite proteste. Chi manca di riguardo agli altri non ha  il  diritto di pretenderne per sé. Vero è che, talora, ciò può
locali pubblici, aspettare ad entrare quando si può farlo  il  meno rumorosamente e col minor fastidio possibile degli
mentre la folla tumultuava nella Piazza Grande, e  il  Bracco sbraitava: - Ai casotti! Ai casotti! E quando i
nella strada seggiole, tavolini, divani, scrivanie per fare  il  falò; e volavano registri e carte, che si spandevano per
gli uomini con le accette, le donne coi tizzi accesi!...  Il  sindaco non li aveva aizzati contro il cavaliere? Il
coi tizzi accesi!... Il sindaco non li aveva aizzati contro  il  cavaliere? Il cavaliere contro il sindaco? Il cavaliere non
Il sindaco non li aveva aizzati contro il cavaliere?  Il  cavaliere contro il sindaco? Il cavaliere non aveva
li aveva aizzati contro il cavaliere? Il cavaliere contro  il  sindaco? Il cavaliere non aveva predicato ai reduci: Voi
contro il cavaliere? Il cavaliere contro il sindaco?  Il  cavaliere non aveva predicato ai reduci: Voi soli siete
fare! Farò giustizia di tutti! - E le case fumavano! E  il  sangue correva! Voleva i loro palazzi, i loro beni, le loro
moglie e la figliuola scappate di casa come si trovavano,  il  cavaliere, pallido, tremante, incapace di dire una parola,
la comare Venera si levò, quietamente, per non destare  il  marito ubbriacatosi la sera innanzi e rovesciato sul letto.
Ella preparò l'abito di gala di Vanni e si mise ad annodare  il  nastro rosso e azzurro alla torcia di tre libbre da offrire
uh! - mugolava in fondo al letto. - Maledetta la festa ed  il  suo santo! Ella portò le mani alle orecchie, per non
scomunicato! - e andò a tirare per un braccio Vanni  il  sordo, che non si destava neanche al fracasso della musica.
piedi scalzi, con la veste del voto, ella si tirava dietro  il  figliuolo, scalzo anche lui e con la torcia in mano, alla
ragazzo? Don Tino, levatosi all'alba anche lui, non aveva  il  tempo di grattarsi il capo, col forno acceso, la caldaia
all'alba anche lui, non aveva il tempo di grattarsi  il  capo, col forno acceso, la caldaia bollente e la
acceso, la caldaia bollente e la sorbettiera pronta. -  Il  vassoio... un vassoio... Vi serve questo? - San Placido ve
gran fascio di bandierine sotto l'ascella, andava parando  il  paese; Peppe Duro e i suoi uomini lavoravano in piazza a
incessante. Lo zio Vito, al canto della chiesa, disponeva  il  suo banco, i cestini pieni di ceci, di fave, di castagne,
suo banco, i cestini pieni di ceci, di fave, di castagne,  il  fornello da arrostire. - Per San Placido! - disse la comare
- Per San Placido! - disse la comare Venera, mostrandogli  il  figliuolo con la torcia. - A voi, prendete! - e il primo
il figliuolo con la torcia. - A voi, prendete! - e  il  primo soldo cascò sul vassoio. - San Placido ve ne
vicino alla porta. La comare Venera, tirandosi dietro  il  suo Vanni, si avvicinava alle devote: - Per San Placido,
Napoleone, finito di imbandierare la via maestra ed  il  viale delle corse, scappava a casa a riporre due pacchetti
più forte e la chiesa si riempì da non entrarci un cane.  Il  vicario e i canonici, in cappa magna, aspettavano il
cane. Il vicario e i canonici, in cappa magna, aspettavano  il  sindaco per andare a prendere la statua del santo, ma il
il sindaco per andare a prendere la statua del santo, ma  il  sindaco non veniva, - Don Delfo?.. Chi l'ha visto?..
San Placido, tutto d'oro e d'argento, con le braccia e  il  petto coperti di voti, guardava dinanzi a sè, cogli occhi
suonarono a stormo, e in mezzo a quel frastuono si levò  il  grido della folla: - Viva San Placido! - Che bella
con la scala addosso, a spegner le candele, per aiutare  il  sagrestano che smorzava le lampade votive, e ne faceva
Don Delfo era andato a buttarsi sul letto, tastandosi  il  polso, palpandosi lo stomaco, ma non aveva avuto ancora il
il polso, palpandosi lo stomaco, ma non aveva avuto ancora  il  tempo di chiuder gli occhi che cominciarono ad arrivare le
delle autorità, vedendo Ribottazzo farsi da canto, mentre  il  cavallo si rizzava sulle gambe e squassava la criniera.
le dita, per animare i corridori, che divoravano la via. -  Il  sauro non mi piace; vuol succedere un guaio! - ripeteva il
Il sauro non mi piace; vuol succedere un guaio! - ripeteva  il  sindaco, mentre Ribottazzo passava una mano sui fianchi del
si gridava ancora, incitando gli animali. Tutt'in una volta  il  sauro girò su sè stesso, come cercando la coda; nitrì
Scappa!.. San Placido!.. Un gran rimescolìo per tutto  il  viale; la gente fuggiva, inciampava, si pigiava; le donne
teste, tentavano di accorrere. - A me!.. Largo!.. Aiuto!..  Il  sauro saltò il muro del viale e si perdette pei campi,
di accorrere. - A me!.. Largo!.. Aiuto!.. Il sauro saltò  il  muro del viale e si perdette pei campi, lasciando
si perdette pei campi, lasciando Ribottazzo che si reggeva  il  ginocchio rotto, Marotta il sarto disteso per terra con la
Ribottazzo che si reggeva il ginocchio rotto, Marotta  il  sarto disteso per terra con la testa spaccata e mezza
di persone qua e là gementi ed invocanti soccorso. -  Il  farmacista!.. Presto,don Gerolamo!.. Don Gerolamo,
Don Gerolamo, grattandosi la testa, prese con sè  il  taffettà e le filaccie e corse a fasciare i feriti, mentre
dietro alla banda che si dirigeva in piazza, attaccando  il  Boccaccio, badava a ripetere: - L'avevo detto, io!.. Tal'e
ambulanti divampava l'edera. Lo zio Vito attizzava  il  fuoco del fornello, arrostendo le castagne, e don Tino, che
Cannella, crema e cedro... spumone di pistacchio e amarena!  Il  gelato costava cinque soldi e lo spumone il doppio; ma don
e amarena! Il gelato costava cinque soldi e lo spumone  il  doppio; ma don Tino l'aveva fatto con coscienza, nella
al delegato, offriva loro lo spumone; e come sopravvenivano  il  capo-musica, il segretario, Napoleone, ne faceva portare
loro lo spumone; e come sopravvenivano il capo-musica,  il  segretario, Napoleone, ne faceva portare ancora, per tutti.
un malanno lo atterriva. - Ho lo stomaco guasto... -  Il  gelato lo rimette! E, non sapendo più resistere, ne prese
prese anche lui, dapprima a poco per volta, tirando forte  il  respiro; poi avidamente. Lo spumone andava a ruba ed il
il respiro; poi avidamente. Lo spumone andava a ruba ed  il  caffè era pieno zeppo. Quelli che non avevano trovato
della Norma e del Ballo in maschera, e i capi battevano  il  tempo con le palme delle mani, cominciarono a cadere alcune
razzi; e come la banda suonava e le campane squillavano,  il  fracasso era assordante. - Un quarto d'ora di fuoco! - si
Spata non ne potè più. - O perchè non hai fatto partire  il  pallone di tua moglie, che glie l'ha gonfiato il sindaco? -
partire il pallone di tua moglie, che glie l'ha gonfiato  il  sindaco? - Ah, sangue di Giuda! Rocco Minna, scomposto in
cogli occhi sanguinosi, fece un passo indietro, cavando  il  coltello. - Aiuto!.. s'ammazzano!.. I carabinieri
accorrevano; un'ondata di gente, indietreggiando, rovesciò  il  banco dello zio Vito. - Cristo del cielo! Sono rovinato....
gli strappa  il  garofano e lo sfoglia rabbiosamente).
tu  il  mio chirurgo l'hai lasciato per via?
le mani, scuotendo  il  capo, appassionato e supplichevole.
dubitare. C'è  il  groom della marchesa coi cavalli....
non è vero! Lungo  il  vostro cammino, vi sorprendono i venti, la pioggia, la
egualmente benigna la sorte... Volteggiano, stridono; è  il  gran giorno della partenza. ***
Solo domandò: - Di chi è? - Adesso, adesso glielo dirà  il  padrone, - disse la vecchia serva. Poi non potè tenersi
serva. Poi non potè tenersi oltre: - è un bambino che  il  padrone ha trovato sperduto nello stradone: è anche ferito.
dalla stanza attigua e si chinava sulla panca osservando  il  bambino: anche la padrona si volse un poco a guardarlo,
ce l'hai la linguetta? parla, tesoro: non parli davvero?  Il  bambino aveva riaperto i grandi occhi serii, ma non
grezzo coi chiodi che luccicavano al fuoco. L'uomo sotto  il  sacco pareva dormisse profondamente, perchè nè l'entrata
del resto nessuno badava a lui; solo Davide, nel togliersi  il  cappotto e il cappello che attaccò lì accanto, lo guardò
badava a lui; solo Davide, nel togliersi il cappotto e  il  cappello che attaccò lì accanto, lo guardò dall'alto, con
fosse scossa dal suo torpore doloroso, poi s'irritò perchè  il  bambino, impazientitosi finalmente di tutta la curiosità
finalmente di tutta la curiosità che destava, contrasse  il  viso come per ridere e invece si mise a piangere: un pianto
validi più che tutte le moine delle donne a far chetare  il  bambino. Egli prendeva e beveva e mangiava tutto con
piaceva; e Bona lo capì subito, perchè così faceva anche  il  suo Eliseo quando era bambino. Anche il marito doveva
così faceva anche il suo Eliseo quando era bambino. Anche  il  marito doveva ricordare vagamente qualche cosa perchè
doveva ricordare vagamente qualche cosa perchè guardò  il  gesto del bambino, poi guardò la moglie e la vide più
è vero ch'è ferito? - domandò con voce sorda: e quando vide  il  vestitino insanguinato spalancò gli occhi, e le sue pupille
grandi come per un dolore fisico: ma non aggiunse parola.  Il  marito raccontava l'avventura gli sembrava però ch'ella non
e neppure molta attenzione, intenta com'era a osservare  il  bambino, al quale aveva tolto il fazzoletto dalla ferita.
com'era a osservare il bambino, al quale aveva tolto  il  fazzoletto dalla ferita. Le serve erano di nuovo accorse,
sul suo grembo; poi domandò un panno per asciugarlo.  Il  marito raccontava, e diceva la sua intenzione di consegnare
marito raccontava, e diceva la sua intenzione di consegnare  il  bambino ai preti o al brigadiere: la sua voce era
ancora apparecchiata, nella stanza attigua che pareva  il  refettorio di un convento tanto era lunga e nuda e la più
la stessa serva vestiva come un'ancella della Bibbia; ma  il  suo viso tutto a punte esprimeva una malizia quasi perfida,
viso tutto a punte esprimeva una malizia quasi perfida, e  il  padrone s'accorse subito ch'ella lo guardava aspettando,
subito ch'ella lo guardava aspettando, anzi provocando  il  momento di dirgli che lei non credeva alla storia del
Elisabetta non avrebbe abbandonato la casa, dove faceva  il  comodo suo, se non per andarsene all'altro mondo. - Perchè
Davide aveva voglia di gridare: s'alzò, senza aver finito  il  pasto, e ripetè: - Non credere che me lo voglia tenere in
portarla. - Adesso? - mormorò la moglie, che teneva sempre  il  bambino in grembo. - E perchè? Non è una notte di burrasca
di notte, ma capì che mandando lei dal parroco col bambino  il  padrone voleva castigarla per la sua malizia e si mise a
ma dovrò forse tornarmene col mio carico. Sua reverenza  il  parroco vorrà parlare con vossignoria, prima di accettare
parroco vorrà parlare con vossignoria, prima di accettare  il  bambino; non vorrà credere così subito che.... -
non vorrà credere così subito che.... - Elisabetta! - gridò  il  padrone senza lasciarla finire: - quando io dò un ordine tu
ordine tu devi eseguirlo e non discutere. Tu devi prendere  il  bambino e portarlo giù dal parroco; s'egli non vorrà
giro di notte; una serva deve fare sempre quello che ordina  il  padrone; ma le pareva un'azione vergognosa, da parte del
esitazione però, perchè aveva paura d'irritare maggiormente  il  padrone. Del resto, nonostante la furia di lui di liberarsi
dalle parole di Elisabetta. - E allora tienitelo, - gridò  il  marito. Bona chinò un po' la testa su quella del bambino,
imprecando e facendo atto di strappare alla moglie  il  bambino che ella strinse a sè, senza più parlare. II
a sè, senza più parlare. II dibattito continuò allora fra  il  padrone e la vecchia serva, finchè questa dichiarò
la creatura no. - Allora andrai tu, Albina Albina si fece  il  segno della croce, rifugiandosi nell'angolo più lontano
della cucina: lo stesso padrone si mise a ridere, vedendo  il  suo terrore, poi disse che bisognava si movesse pur lui
la pipa e fumava rabbiosamente mandando di qua e di là  il  fumo, come ad empirne meglio la cucina, tanto che l'uomo
come ad empirne meglio la cucina, tanto che l'uomo sotto  il  sacco cominciò a tossire, ma d'una tosse più di protesta
tosse più di protesta che veramente causata dal fumo; e  il  primo istinto di Davide fu di scansarglielo, poi invece lo
inghiottiva amaro e si pentiva di non aver già consegnato  il  bambino ai preti o al brigadiere, o a qualche donna che il
il bambino ai preti o al brigadiere, o a qualche donna che  il  Comune poi non avrebbe mancato di compensare. La sua
di modo che Albina sospettava si trattasse di stregoneria.  Il  dolore per la morte del figlio aveva assorbito anche questa
anche questa passione, anche perchè ella sentiva che  il  marito rispettava la memoria del diletto perduto
E infatti era così: Davide in fondo aveva l'impressione che  il  figlio dall'eternità lo vedesse in ogni sua azione e in
in ogni sua azione e in ogni suo pensiero, e ne temeva  il  giudizio. - Tu vedi, queste donne hanno torto, adesso, -
sputò: sì, la sua coscienza non gli rimproverava nulla; ma  il  sospetto continuava a soffiargli egualmente intorno, con
Aprimi la porta, Elisabetta, poichè dunque devo essere  il  servo io, in casa mia. - In quanto ad aprire la porta,
non ha che da comandarmi, - replicò la serva, agitando  il  mazzo delle chiavi; ma intanto non si moveva. Ed ecco d'un
cominciò ad agitarsi stranamente: dapprima buttò via  il  sacco, scoprendo le grosse spalle rivestite di una giacca
testa così abbassata sul petto che i capelli gli velavano  il  viso grigio e duro come scolpito sulla pietra: aveva gli
guardava con un po' di derisione. - Adesso sentiremo anche  il  suo verbo, - pensò; ma intanto si rimise a fumare
pezzo di pane da dare a un bambino povero a che è ridotto  il  mondo? - Ma sta un po' zitto! - gli disse Elisabetta,
D'Elia mantiene qui sulla stuoia come un Cristo deposto  il  suo servo cieco, buono più a niente, e rifiuta ospitalità a
innocente, - E basta, - gridò a sua volta Davide masticando  il  cannello della sua pipa. E il cieco non replicò. Era del
a sua volta Davide masticando il cannello della sua pipa. E  il  cieco non replicò. Era del resto un uomo taciturno e mite:
contro un vago turbamento superstizioso: gli pareva che  il  cieco parlasse meccanicamente, spinto da una volontà
Bisognava non prender la cosa in derisione, ma pensarci su.  Il  cieco non replicava: rimaneva però fermo nella sua
però fermo nella sua posizione, come aspettando che  il  padrone si alzasse per alzarsi anche lui e continuare nella
anche lui e continuare nella sua protesta. Ma neppure  il  padrone si mosse. E così, per quella notte il bambino
Ma neppure il padrone si mosse. E così, per quella notte  il  bambino rimase in casa.