Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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qualche anno dopo di aver finito le scuole elementari, si  era  messo ad esercitare il mestiere del padre, morto quando
ad esercitare il mestiere del padre, morto quando egli  era  bambino di due anni. Quattro tavole di abete, due seghe,
un saldino per la liquirizia e pei tric-trac....  Era  rimasto un mistero l'ingrandirsi di quella botteguccia,
- E se l' avventore tentava di persuaderlo che il prezzo  era  salato, egli si metteva a sedere, a capo chino, o a servire
mutato in piccola merceria la botteguccia di falegname,  era  vissuto e viveva con poco, accumulando tenacemente gli
finalmente trovata la spiegazione. A quel mezzo tisico  era  capitata la fortuna di rinvenire un tesoro sepolto chi sa
chi a un lord inglese; e taluno aggiungeva che si  era  fatto corbellare perchè le monete valevano più di cinquanta
nella parete a sininistra. Ma a lui, stordito dal dolore,  era  parso che sua madre vaneggiasse; e soltanto due settimane
e soltanto due settimane dopo che la povera vecchia non  era  più là, gli era venuta l'idea di ricercare in quella buca.
settimane dopo che la povera vecchia non era più là, gli  era  venuta l'idea di ricercare in quella buca. Avea dovuto
Deluso, stava per smontare, quando badò a quel sasso che si  era  mosso in un punto della buca, mentre egli tastava con le
si rideva di tutti; il fazzoletto della sua buona fortuna  era  là. Ed aprendo, la mattina, la bottega e chiudendola la
Grazie che doveva perdonargli quella preferenza perchè  era  stata madre anche lei.
la lezione di aritmetica, visto che il suo compagno s'  era  addormentato, aveva rapidamente intinto l'indice nel
cosa  era  stata organizzata alla chetichella, perchè il Sindaco e il
cercassero d'impedirne l' attuazione. Lo stesso Cipolla si  era  tenuto apparentemente in disparte, servito bene da mezza
delle trombe aveva messo sossopra Doguara. La piazza  era  gremita di gente per vedere i militari. Su le due porte del
Ma già, per un'inaugurazione, egli aveva parlato troppo. Ed  era  uscito dalla sala tra un subisso di applausi, lasciando
- Non mi hai mai parlato di questa tua amica... Sofia  era  uscita. Egli si buttò allora sopra una poltrona,
il lembo di un abito color di viola. - Signora...  Era  in piedi, nell'attitudine rispettosa di un uomo educato
- E il disegno? Una volta disegnavi. Te ne occupi ancora? -  Era  una delle mie distrazioni nella seconda solitudine che
lo meritava. Questa volta fu Emanuele che arrossì. Sofia  era  andata a prendere una cartella di disegni, dove stavano
Glielo prese con femminile imperio, e lo mostrò all'amica.  Era  il Bacio di Francesco Hayez; ma Maria doveva conoscerlo da
prima dall'arrivo del professore, ma ogni idea di Maria  era  sconvolta, alterata. Sofia le si presentava adesso come
la storia di un amore infelice, per concludere che si  era  trovata sola, alla morte del padre senza appoggio, senza
e troppo rigida per comprendere e per perdonare ciò che vi  era  di logicamente, di umanamente ragionato nel rifiuto
volte a patti colla propria coscienza, domandandosi se non  era  meglio gettarsi nelle braccia del suo amante e dimenticare
la tempra delle donne che cedono. In essa la resistenza  era  natura ed era convinzione. Si allontanò e fece di tutto per
delle donne che cedono. In essa la resistenza era natura ed  era  convinzione. Si allontanò e fece di tutto per dimenticare.
elegante, modi spigliati, cuor leggero e caldo; tutto ciò  era  il contrario della freddezza sospettosa, dello scetticismo
con un bisogno prepotente di quella felicità che le  era  sempre mancata. Il matrimonio avvenne due mesi dopo e gli
marito la realizzazione di quell'ideale che con Emanuele le  era  mancato, dovette presto convincersi che anche questa volta
dovette presto convincersi che anche questa volta si  era  ingannata. L'uomo che l'aveva sposata, con una leggerezza
l'aveva sposata, con una leggerezza alla quale la passione  era  affatto estranea, la abbandonò colla stessa leggerezza,
quali egli aveva iniziato il traffico e poi, stanco, se ne  era  allontanato passando dei mesi interi a Buenos-Aires in
come lui ad una amabile spensieratezza; ma questo per Maria  era  impossibile. Perduta ogni illusione di dolce ed intima vita
i suoi vasti possedimenti nelle mani di un agente sicuro,  era  venuta in Italia accompagnata dal suo fido Pablo. E quando,
e non voleva intendere ragione. Don Franco, dalla rabbia,  era  diventato più magro e più giallo dell'ordinario, e non
mai, perchè Zitu portava sempre la daga al fianco, ed  era  protetto dal Sindaco. Si sfogava però contro la figliuola e
la mancia, gli riferiva: - È passato! - anche quando non  era  vero, - E lei, lei era alla finestra? - Era alla flnestra.
- È passato! - anche quando non era vero, - E lei, lei  era  alla finestra? - Era alla flnestra. - E gli ha fatto dei
quando non era vero, - E lei, lei era alla finestra? -  Era  alla flnestra. - E gli ha fatto dei segnali? - Gli ha fatto
signor pretore! Quel che don Franco chiamava tradimento  era  avvenuto la sera della processione del giovedi santo,
i mortaretti, appena la statua del Cristo alla Colonna  era  uscita dalla porta della chiesa, tra il salmodiare dei
una morta. - Un po' d'aceto, donna Sara! Non è niente, Si  era  dato un gran da fare. Da un pezzo, egli avea posto gli
e disperarsi: - Non è niente, donna Sara! Don Franco  era  sopravvenuto quando Benigna aveva potuto mettersi a sedere
Quando arrivarono nel piano di Santa Maria, la processione  era  già lontana. All'angolo c'era la rivendita della Guadagna,
di verde compenetravano il cervello, lo saturavano; ed  era  come se anche noi tenessimo alla terra per le radici, se
felicità piena ed intera: io sentiva che la parola umana mi  era  fatta estranea, che il pensiero era abolito in me, che io
che la parola umana mi era fatta estranea, che il pensiero  era  abolito in me, che io esistevo soltanto per lei, che io
ecco che ad amarla con tutto il cuore e tutta l'anima  era  venuta Camilla, creatura piena di gentilezza e di
e consolarla, mentre ella meno se l'aspettava. Non  era  che un misero burattino fuori d'uso, Orlando; i suoi
sentire ch'ella non si trovava completamente sola al mondo,  era  pure una gran dolce cosa; e il cuore, povero cuore nascosto
tornai altre volte. La zia non aveva più febbre, ma  era  così debole che non poteva reggersi in piedi: per la
non eravamo così bisognosi come credevo, forse perchè lei  era  quasi guarita ed io mi toglievo da quell'oscuro dubbio che
con le mie pazzie e i miei errori a farle del male, o forse  era  semplicemente il bel tempo, con quell'aria tiepida, con la
pineta a farmi correre e respirare con gioia. Là sotto  era  primavera: i tronchi del pini tutti piegati verso nord, con
alberi per toccarle e tirarle giù; mentre il cielo invece  era  alto e d'un azzurro brillante che quasi non si lasciava
sempre più, e mi metto a camminare con lei. La donna  era  a testa nuda coi capelli neri corti e con un aspetto quasi
la testa e la nuca della bimba per indicarmi che il male  era  lì: in ultimo mi accennò col capo la casa del dottore. Si
curiosità e la sua pietà per me. La casa del dottore non  era  distante da noi più di un centinaio di metri, e già prima
anch'io di una bambina orfana di madre, e di lei sapevo che  era  la moglie del guardiano della pineta: abitava in una casa
pensiero che mi si attortigliava per ogni vena. No, non  era  il dottore che aspettavo per consegnargli il denaro: era
era il dottore che aspettavo per consegnargli il denaro:  era  quel pensiero che mi fermava. Passano i minuti, passano i
 Era  la sera di Capodanno. A San Carlo, di giorno, si era dato
la sera di Capodanno. A San Carlo, di giorno, si  era  dato il Barbiere di Siviglia, tutto cantato da seconde e da
le più sgraziate, ma le più volenterose. Carmela Minino  era  fra queste, essa che non sapeva mai dire di no, quando si
di Corte ed un ballo in casa Savignano, il teatro San Carlo  era  gremito di gente: le persone più chic vi erano venute prima
che molto male agissero i caloriferi, specialmente quando  era  sollevato il sipario, tanta era la gente , che le signore
specialmente quando era sollevato il sipario, tanta  era  la gente , che le signore avevano le guancie accaldate e
nulla, fingendo di acconciarsi i capelli sotto l'ibis.  Era  divenuta più chiusa, più tetra, molto distratta, assai
anche Carmela Minino aveva peccato ed ella, Filomena,  era  restata la, sola zitella della fila, la disprezzava.
- Qualche altra notizia, si saprà. Anche Carmela Minino si  era  messa nel cerchio che formavano le otto ballerine intorno a
e perchè, pensava ella, così, senza fermarvisi su, tanto  era  il dolore di testa, la pesantezza di tutto il corpo e la
Adesso, nello stupore in cui la metteva il suo malessere,  era  sovraggiunta un'inquietudine nervosa, un bisogno di
una terza ricchezza, dopo due altre che ne aveva divorate,  era  giunta troppo tardi. Uno dei due, certo, doveva essere
a una di quelle colonne tinte di legno e cartone;  era  confusa fra le comparse, vestite da sacerdoti di L'ha, in
- Si è ucciso a casa sua... - Ma che casa e casa! Non  era  rientrato a casa da ventiquattr'ore... - Lo credevano
volentieri. - Ora è morto, è morto. - Non mi piaceva, a me:  era  troppo superbo. - Ed Emilia Tromba, che dirà Emilia Tromba
fece la prima sciocchezza. - Un cocchiere? Un cocchiere? Ed  era  arrivata a Ferdinando Terzi? - Sì: e glie ne ha mangiati
via la maglia di seta e restava ignuda, un momento, ora si  era  spogliata, e si rivestiva, gittando via tutto da sè,
soffio rigidissimo della tramontana, ma non lo senti. Si  era  strofinata ruvidamente il volto con l'asciugamano, per
discese precipitosamente. Il portone del magnifico albergo  era  ancora aperto, poichè si aspettavano dei forestieri che
- Ditemelo, vorrei saperlo... Se è qui, ditemelo...  Era  così smarrita, adesso, che il portinaio comprese qualche
Dio - pregava la donna di dentro, al cocchiere. Costui si  era  convinto, oramai, che si trattava di una cosa grave, di una
di cui allora allora si andavano chiudendo le porte: non vi  era  neppure più il portiere, vi era il facchino che veglia la
chiudendo le porte: non vi era neppure più il portiere, vi  era  il facchino che veglia la notte, dormendo sovra uno
seconda volta, la singolare tragica domanda. Quel facchino  era  un napoletano. La guardò con un sorriso ironico, e le
- Uno.... che si è ucciso... - Madonna del Carmine! E vi  era  qualche cosa questo signore? Ella guardò il cocchiere senza
senza rispondere. Costui dovette capire che quell'ucciso le  era  qualche cosa. - E non sapete dove? - Mi hanno detto due o
ad uscire dal teatro, poichò il piccolo ballo Coppelia  era  finito; ma Carmela non si voltò neppure. La mezzanotte era
era finito; ma Carmela non si voltò neppure. La mezzanotte  era  suonata, adesso ella pensava che a questo albergo Suisse
alla scaletta, dove andava a finire la striscia di cocco,  era  socchiusa; un filo di luce ne usciva. - Voglio vedere il
il pretore. Entrate. Entrò Carmela Minino, sola. La stanza  era  quella più grande della trista locanda: aveva un balcone su
verde, da cui non pendevano cortine. Sul letto, ove si  era  ucciso, donde non era stato rimosso aspettando il pretore,
pendevano cortine. Sul letto, ove si era ucciso, donde non  era  stato rimosso aspettando il pretore, giaceva il conte
il conte Ferdinando Terzi di Torregrande. Il letto non  era  stato disfatto: tutto ricoperto di sargia verde a macchie.
nella viottola del letto, dalla parte ove il conte si  era  ucciso; tutto lo sparato della camicia da frac era.
da frac era. macchiato, sul petto, di sangue. Ferdinando si  era  ucciso in marsina, e in cravatta bianca. Aveva, anche una
una gardenia candidissima all'occhiello. La sua pelliccia  era  deposta sopra una sedia, poco distante. La mano destra con
sopra una sedia, poco distante. La mano destra con cui si  era  tirato il securo colpo al cuore era ricaduta lungo la
mano destra con cui si era tirato il securo colpo al cuore  era  ricaduta lungo la persona e si allungava sul letto, tenendo
di cesello; la mano sinistra, in un moto di spasimo, si  era  raggricciata sul petto verso il cuore: e le dita, il dorso
Del resto il corpo non offriva altre espressioni di dolore:  era  posato decentemente sul letto, supino, come chi aspetta il
indifferente, ora superba, ora addirittura sprezzante, si  era  estinto. E malgrado l'aspetto infame di quella Pension
per un supremo insulto a sè stesso e agli uomini? Ma non  era  giunto a cancellare i tratti che la bellezza, aveva messo
purezza nuova, una nuova giovanilità al bellissimo che si  era  colà ucciso. Ai piedi del letto, con le mani incrociate
che viveva in Puglia nelle sue terre, dal giorno in cui  era  rimasta vedova non vi era la sua sorella maritata, la
sue terre, dal giorno in cui era rimasta vedova non vi  era  la sua sorella maritata, la marchesa di Vallicella, a cui
Vallicella, a cui nessuno aveva osato dirlo ancora: non vi  era  la bruna e fine marchesa di Miradois, la spagnuola dagli
occhi brucianti, dal marito così tremendamente geloso. Vi  era  solo lei: ed ella contemplava Ferdinando Terzi come non
lontano e la figura le si completava innanzi come quando  era  viva, ma più bella e più nobile. La porta si schiuse e
ove abitava, un grosso uomo, già obeso a trent'anni, si  era  gittato, soffiando e sbuffando, nella sola poltrona, tutta
e sbuffando, nella sola poltrona, tutta sgangherata, che vi  era  e di cui le molle stridevano ad ogni movimento di quel
bavero del soprabitino gramo sollevato alle orecchie, si  era  allogato presso la toilette, per scrivere il verbale. E vi
le nove, il conte è ritornato, solo. Il padrone Scarano  era  dall'altra parte dell'albergo e il conte si è diretto al
perchè gl'indicasse la camera sua. Entrando in essa, si  era  fermato un poco sulla soglia. Il cameriere gli aveva
accomodava in un momento. Il conte gli aveva soggiunto che  era  inutile, per allora poichè, forse, egli sarebbe uscito di
per allora poichè, forse, egli sarebbe uscito di bel nuovo;  era  molto tranquillo e aveva anche acceso una sigaretta. Poi,
il Quagliuolo aveva sentito il colpo di rivoltella e si  era  precipitato nella stanza. Il conte Ferdinando Terzi
Il conte Ferdinando Terzi boccheggiava, sul letto dove si  era  disteso; non aveva detto una sola parola, aveva soltanto
soltanto aperto e chiuso gli occhi, due o tre volte, si  era  guardato intorno, come se cercasse qualche cosa. Il
Il Quagliulo insisteva su questo particolare. Il suicida  era  morto immediatamente, nelle braccia del Quagliuolo, che
casa, il portinaio: dalla farmacia del Cervo, in via Porto,  era  corso, chiamato, il dottor Gaetano Marotta, che aveva
morte e disteso il verbale mortuario. Sul tavolino da notte  era  stata trovata una carta da visita col nome del conte
perchè così mi piace, con la firma. L'avviso della morte  era  subito stato dato a San Carlo, al palco del Nazionale, ove
da un certo rispetto, non insistette. Del resto il suicidio  era  chiaro; la constatazione di morte del dottor Marotta era
era chiaro; la constatazione di morte del dottor Marotta  era  precisa e legale; il pretore sapeva bene che Raffaele
più sinistra, malgrado la réclame, sul brutto lino che  era  la Pension Suisse. Solo il morto, su quel letto sporco del
sogguardando di tanto in tanto il morto: il più prudente  era  di lasciarlo colà, sino alla mattina, per non fare un
e ineluttabile che aveva determinato il suicidio: non vi  era  altro da fare, per il povero amico loro, che uccidersi. E
coppia mai avrebbe presa quella stanza, dove un uomo si  era  ucciso? I giornali avrebbero parlato, egli era rovinato.
un uomo si era ucciso? I giornali avrebbero parlato, egli  era  rovinato. Con un gran sospiro di sollievo, Carmela Minino
Minino uscì dal suo nascondiglio. Il cameriere, che si  era  dimenticato di lei, la guardò con sorpresa. - Andate a
Nessuno sarebbe venuto, sino alla mattina: quel morto  era  suo. Di dietro le cortine, ella aveva tutto udito, mentre
sino all'indomani, mentre l'opera del medico e del pretore  era  compiuta, mentre il padrone dell'albergo e il cameriere si
e il cameriere si erano allontanati. Quel morto  era  suo, per una notte intiera, in una camera ignota, solinga.
e le trasportò verso il morto, sul tavolino da notte, che  era  dal lato del cadavere. Per far questo, si era avvicinata
da notte, che era dal lato del cadavere. Per far questo, si  era  avvicinata molto a lui: lo guardò dappresso, come
cavandolo fuori, ne baciò la medaglina della Vergine che vi  era  sospesa e il piccolo crocifisso di metallo. Cautamente, con
piegarsi sovra esso, toccarne la mano gelida: due volte si  era  gettata indietro, come se le mancassero le forze. Ma quel
le forze. Ma quel volto l'affascinava: si guardò attorno.  Era  sola. Alta era la notte: alto il silenzio. E, lentamente,
quel volto l'affascinava: si guardò attorno. Era sola. Alta  era  la notte: alto il silenzio. E, lentamente, ella si curvò su
tutte odoranti d'un profumo indefinibile di cui la cassetta  era  impregnata. Ed a quel profumo, come per virtù d'una magica
uomini sogliono preferire i maschietti!... - E come ella  era  andata via a comunicare la notizia alla mamma, rovesciato
di più fresca data. Uno sconvolgimento di questo genere  era  quello operatosi in Roberto Berni; soltanto, esso non era
era quello operatosi in Roberto Berni; soltanto, esso non  era  dovuto ad un urto repentino e violento. Insensibilmente, a
volta.... Aveva egli ben letto? Il convenzionale cifrario  era  stato bene interpretato? "Domani, nell'ora e nel luogo
l'edera e i rovi. Ah! la porticina del parco!... Ella  era  lì, pallida, tremante... lo afferrava con una mano, mentre
che egli aveva sperato inesauribile!... - Ma che cosa  era  dunque successo?... - Inginocchiata sul tappeto di stuoia,
a migliaia di leghe da qui... - Repentinamente, egli si  era  disciolto da quella stretta. - E tu lo segui? - O Roberto,
Ah! mia figlia.... E cadde di nuovo per terra. Egli le si  era  inginocchiato vicino, sorreggendole la testa. - Ebbene, tua
non fra le sue mani la creatura mia!... - Allora?...  Era  proprio finita? era finita per sempre? Non si sarebbero più
mani la creatura mia!... - Allora?... Era proprio finita?  era  finita per sempre? Non si sarebbero più rivisti? Non
Ah, egli delirava! egli perdeva la testa!... Allora,  era  proprio finita?... E con una forza sovrumana essi si erano
viale.... - Addio, Roberto... addio.... E poi? Che cosa  era  poi successo? La cascina, il parco, la porticina, il
ricordava più nulla. Come aveva fatto ad andarsene? Di dove  era  passato? Si ritrovava dinanzi alla carrozza, senza sapere
e i cavalli si erano mossi, un grido veemente gli  era  uscito dal petto: "Arresta! Arresta!" E rapidamente, come
la viottola del parco. Rivederla! Bisognava rivederla! Come  era  possibile che egli l'avesse lasciata? A costo della propria
rivederla, non fosse che un istante.... La porticina  era  chiusa; ogni sforzo per aprirla riusciva vano. "Bianca!...
la porticina, vi dette su la testa.... Roberto Berni si  era  alzato di scatto. I ricordi si succedevano così vivi come
e con mano tremante rovistò nella cassetta. Il Gil Blas  era  lì, gualcito, bucato, ingiallito nelle pieghe. "Nous venons
Che cosa voleva? Che cosa pretendeva? Non sapeva che quello  era  stato il suo amore, il suo primo, il suo grande amore? Era
era stato il suo amore, il suo primo, il suo grande amore?  Era  gelosa della morta? Di che cosa era gelosa, se lo aveva
il suo grande amore? Era gelosa della morta? Di che cosa  era  gelosa, se lo aveva tutto per sè? Se qualcuno doveva essere
se lo aveva tutto per sè? Se qualcuno doveva essere geloso,  era  la sua povera morta dimenticata, era la sua povera morta
doveva essere geloso, era la sua povera morta dimenticata,  era  la sua povera morta sulla cui tomba egli non si era
era la sua povera morta sulla cui tomba egli non si  era  inginocchiato, non aveva pregato, non aveva portato un sol
distrarlo, creargli altre cure; ma la miglior parte di sè  era  sepolta con lei!... Un'altra donna aveva potuto
al mulino, e brindisi a tutto andare, alla sposa che  era  fina e bianca come la farina di prima qualità, e al mugnaio
verde e senza sole. Tuttavia non si smarriva d'animo, ed  era  il braccio destro del mulino, diceva suo marito. Correva la
voce che dalla mamma avesse preso il malsottile. Il fatto  era  che i figliuoli, quanti ne faceva, gli morivano presto,
mancasse l'aria in quel fosso. Il medico predicava che  era  umido e malsano. — Cosa potevano farci? Quella era la loro
che era umido e malsano. — Cosa potevano farci? Quella  era  la loro casa e ogni loro bene. — Poi in maggio i rami
lei, buon'anima! — esclamava Marcantonio. A sedici anni  era  già una donnina, magra e pallida al pari della mamma, ma
che gliela aveva lasciata per supplire la buon'anima che  era  in paradiso, e con quel tesoro in casa Marcantonio non
più del solito, cercavano se aveva preso freddo, se si  era  bagnate le mani, o altri motivi simili, e non chiamavano
da quelle parti. E raccontò che la campagna, al basso,  era  tutta allagata. La Barberina, che non lasciava il letto da
la figlia che non si poteva muovere, rispose che il fiume  era  lontano, e non c'era pericolo. Poi il Moccia se ne andò, ed
bucare la camicia. Per fortuna tornò il Moccia, che non  era  potuto andare più avanti, a motivo della piena, ed altre
Al di fuori tutta la forra dove scorreva il torrentello  era  nera e spumosa. Dappertutto, dove passavano col carretto di
ai suoi corrispondenti di Napoli e di Livorno. Anche Santus  era  fuori: già da due anni frequentava il liceo di Cagliari, e
e i suoi gusti letterari. Quando tornava per le vacanze  era  un ampio respiro di nuova vita che animava la casa. Portava
nuova vita che animava la casa. Portava libri e regali, ed  era  vestito con modesta ma accurata eleganza. Ed era bello, col
regali, ed era vestito con modesta ma accurata eleganza. Ed  era  bello, col viso fine che sembrava quello di una razza
una memoria straordinaria. E quello che più stupiva in lui  era  la serietà, quasi l'austerità dei costumi: non fumava, non
avevano quasi un'aria aristocratica. Il padre, veramente,  era  esattore d'imposte, un uomo rude, taciturno, poco pratico
del resto), di mirabile animo e nobiltà. Ben caratteristica  era  la loro abitazione, l'ultima del paese, costituita da
sulla valle e verso i monti a nord, in dolce pendío,  era  attigua alla casa: piú tardi il padre di Antonino costruí
di lei, senza neppure vederle; e se veniva a cercare Santus  era  perché con lui poteva parlare delle cose e delle persone
sparisce, non ritorna. Qualche giorno dopo si seppe che  era  sceso, senza incendiarsi, in un angolo della montagna.
farlo dormire, il dottore gli ordinò una miscela alla quale  era  mescolato del cognac. Egli si addormentò; ma come se gli
inquietudine. La mamma non mi consigliava il matrimonio.  Era  una donna di poche lettere, ma di molto buon senso. Il
gl'interessi e ogni cosa fu stabilita. La nostra unione  era  fatta sul piede della più perfetta eguaglianza. Nessuno di
ci eravamo convenuti; nient'altro. La mia fidanzata non  era  nè bella nè brutta, nè ignorante nè dotta, nè umile nè
Io le lasciavo la direzione di tutto. Tutto ciò che faceva,  era  ben fatto. Che fosse contenta lei, questo era
che faceva, era ben fatto. Che fosse contenta lei, questo  era  l'interessante. Alla sottoscrizione del contratto, feci un
ma equivalenti. Quando eravamo d'accordo, la questione  era  risolta. Nel caso contrario, io mi uniformavo al suo
che aveva torto. " Quanto all'economia della casa,  era  stata lei a rifiutarne la direzione; diceva che non vi
la quota di lei nelle spese comuni; tutto il resto  era  a sua disposizione, veniva invertito in proprietà sua
finchè mi accorsi che cominciavano a stancarla. Infine, non  era  ragionevole che ella passasse le sue serate in casa a
poche o punte attrattive per me; per una signora la cosa  era  diversa. Ella aveva delle relazioni da mantenere, una
modo, la gente l'imaginasse che si svestiva.... "AI ballo,  era  peggio. Degli uomini potevano passarle un braccio alla
increscerle con le mie gelosie; perchè le volevo bene non  era  già una ragione che l'annoiassi. "Dicono che i mariti sieno
io non li sapevo degli ultimi, ma li prevedevo. Vi  era  una persona che io avrei voluto specialmente non far
non far conoscere a mia moglie: un ex- ufficiale che  era  stato mandato a casa per aver fatto dei torti domestici ad
dopo essere passato per il giornalismo e per le lettere, si  era  dato alla politica. Non si parlava che di lui, del suo
sulla diversità dei nostri gusti. La cosa, ripetuta,  era  venuta necessariamente all'orecchio dell'autore; egli
molte donne, quante glie ne piacevano; io avevo lei sola.  Era  la donna mia; mi apparteneva, perchè io le apparteneva. lo
il carattere, lesse la lettera e la stracciò dicendo che  era  un anonimo impertinente. "Mi dava ora maggiori
una donna si trova esposta, voleva che io la sostenessi.  Era  il mio dovere ed il mio piacere. Per un poco, parvero
i tempi della luna di miele. Durò meno dell'altra. Ella  era  divenuta inquieta, nervosa. Pareva l'avesse con me. Io non
Che cosa potevo fare? "Ella protestò, commossa, che  era  sempre quella di prima, che le facevo male parlando così.
del focolare domestico. Di queste dolcezze, mia moglie  era  sempre la più grande; fuori di lì mi pareva che mi
Vedevo quel che si preparava, e temevo di comprendere che  era  lei a volerlo. Allora, che cosa potevo farci?... Poi, mi
un prodotto della mia fantasia, della mia paura. Ella non  era  nè triste, nè lieta; mi pareva un poco annoiata. Con me,
nè triste, nè lieta; mi pareva un poco annoiata. Con me,  era  piuttosto fredda; capivo che il pericolo sarebbe stato nel
il pericolo sarebbe stato nel caso contrario. Quell'uomo  era  ingolfato in affari politici, agitava il paese, non aveva
senza arrischiar nulla. Mi scrissero che mia moglie  era  andata, un certo giorno, in una certa casa, a trovare
si fanno delle frasi. Io vi credetti subito. Mia moglie  era  lì, dinanzi a me, e ad un tratto mi parve che ella fosse
Non c'era stato nulla di male, me lo giurava dinanzi a Dio;  era  andata perchè quell'altro minacciava di ammazzarsi, di fare
di ammazzarsi, di fare uno scandalo, di provocarmi.  Era  stata leggera, ne conveniva; avrebbe dovuto consigliarsi
I miei sospetti l'avevano offesa, ed il perdono non  era  bastato. Ella era diventata irritabile, insofferente,
l'avevano offesa, ed il perdono non era bastato. Ella  era  diventata irritabile, insofferente, trovando ogni giorno
sua irritabilità, di quelle sue provocazioni, che iI motivo  era  il pensiero dell'altro, di cui ella non si era scordata....
iI motivo era il pensiero dell'altro, di cui ella non si  era  scordata.... ma non lo dicevo, per non soffiare sul fuoco.
da lavoro, le annunziai: "C'è di là Filippo." Filippo  era  il giardiniere; anche quell'altro si chiamava così. Come
domandarle scusa, dirle infine che tutto questo non  era  ragionevole.... Quando fu l'ora, ella non comparve. Era
non era ragionevole.... Quando fu l'ora, ella non comparve.  Era  andata via da sua madre; la mia casa era deserta....
ella non comparve. Era andata via da sua madre; la mia casa  era  deserta.... "Quella casa, la nostra casa, come aveva potuto
duro; mi pareva come una morte, come quando la mamma se ne  era  andata .Poi mi facevo una ragione: se non voleva più stare
domanda di separazione; che allo stato in cui erano le cose  era  il meglio che si poteva fare. Sta bene, non mi sarei
"Ed è lei che lo dice? e quale prova ne dà? La prova  era  questa: che io non ero geloso.... Mi venivano in bocca
vi avrebbe letto un dolore infinito.... Il presidente  era  deciso a spuntarla, vi metteva la sua coscienza di uomo
di uomo onesto ed il suo amor proprio di funzionario. Ella  era  imbarazzata, confusa, intimidita. Ad uno ad uno, egli
la mia gelosia, come le dissi soltanto che quell'uomo  era  indegno di lei, si mostrò offesa, non mi parlò per due
Ella mi aveva mentito: aveva dato retta a quell'uomo,  era  stata da lui indotta a lasciare la mia casa, e non avendo
il processo di separazione.... "Non potevo più illudermi:  era  un'indegna, e non sapevo vivere senza di lei. Misurando
pensare. Sul tardi, rincasò e mi venne incontro. L'avvocato  era  con lei. Veniva per dirmi che voleva andarsene via, che non
Ma nonostante quella paura misteriosa della fatalità che si  era  annidata nel suo cuore, poiché questo cuore era poi
che si era annidata nel suo cuore, poiché questo cuore  era  poi fisicamente e moralmente forte, ella aveva ereditato
e novelle. Da sua parte Andrea aveva molti difetti, ma  era  anche generoso e gioviale. Forse troppo: e la sua
generoso e gioviale. Forse troppo: e la sua generosità  era  alimentata da un po' di amor proprio, di vanità, di boria;
da un po' di amor proprio, di vanità, di boria; ma spesso  era  schietta e istintiva: aveva, poi, impeti di vero entusiasmo
e sembrava selvaggia e timida come una piccola cerbiatta,  era  invece una specie di ribelle a tutte le abitudini, le
per i suoi divertimenti; ma leggeva, anche, e in certo modo  era  al corrente degli avvenimenti letterarî. L'eco di questi
al corrente degli avvenimenti letterarî. L'eco di questi  era  sempre portata alla piccola città da Antonino, lo studente
e affusolate di donna e gli occhi pieni di sogni; e non  era  buono neppure a montare sulla giumenta sulla quale
San Graal col tabernacolo d'oro piú sfolgorante del sole  era  la poesia di Gabriele d'Annunzio».. Le cose raccontate dal
messa ai piedi di una scogliera come in segno che l'isola  era  stata tagliata dal continente e tale doveva restare per
dal continente e tale doveva restare per l'eternità.  Era  il mare, che Cosima vedeva per la prima volta. Certo, fu
che sembravano piú antichi delle stesse rocce. L'ombra  era  fitta, e se qualche nuvoletta solcava il cielo sembrava si
qui? Le seggiole, la poltrona, i tavolini? Chi? Parla! — Mi  era  parso... — Che cosa? Non gli era parso niente; ma oramai
tavolini? Chi? Parla! — Mi era parso... — Che cosa? Non gli  era  parso niente; ma oramai aveva preso quell'aire,
a urlare. Zina, sua sorella e minore di anni di lui, invece  era  coraggiosa, quasi audace per la sua età e si faceva beffa
come aveva inteso chiamarlo al babbo. Quando Masino  era  cattivo con lei, ella lo minacciava: — Bada! Ti faccio una
ma non riusciva a reagire contro la prima impressione. Ed  era  inutile che il babbo si sforzasse a fargli capire quanto
occhi, il naso, i vestiti, il bianco della camicia......ed  era  un sasso che al lume di luna, per uno scherzo di luce e
sasso. Capisci? E gli raccontava che una volta, da giovane,  era  stato illuso anche lui da uno di quegli scherzi di luce e
e d'ombra. Aspettava, davanti una chiesuola, un amico che  era  salito a fare un'imbasciata nella casa vicina. C'era un
Indispettito, si accostò, minacciandola con la mazza....  Era  il muro! Una strana combinazione di sassi, di mattoni, di
di quella figura femminile. C'era da strabiliare. E non  era  stata un'illusione dei suoi occhi soltanto. Quando l'amico
ma... C'era un gran ma. Alla prova, quando il babbo non  era  con lui, la paura tornava ad afferrarlo. Ora però ci
E il caso fu questo. Una sera di ottobre, la famiglia  era  radunata in salotto. La mamma lavorava con l'uncinetto, il
A pochi passi, un' ombra grigia, grande, gigantesca gli si  era  rizzata davanti. Ma il babbo capì subito. C'era una nebbia
si ammalò gravemente. Quando fu guarito dalla malattia,  era  però anche guarito dal vigliacco sentimento della paura. E
s'affrettò a chiudersi nella sua cameretta con la Giulia.  Era  una stanza delle più modeste, mobiliata d'un lettino a
vedeva un lavamano col mesciacqua scompagnato. Su la tavola  era  un canestro da lavoro con tutto l'occorrente per cucire e
suora della carità in atto di osservar una ferita, tanta  era  la delicatezza, la premura, l'amore con cui toccava il
mamma, - e scomparve. La signora Amalia Cerchi non  era  una cattiva donna; ma la rendeva acre ed egoista la vita
donna; ma la rendeva acre ed egoista la vita meschina a cui  era  condannata dal suo matrimonio, contratto con un uomo di
a mettere una parola di pace in quei tristi discorsi,  era  stato peggio: la questione s'era invelenita; l'avevano
pigiato al davanzale a guardare, guardare, fin che non  era  quasi notte. Allora accendeva il lume, un lume piccolo,
Giulia le fu grato! Per la creatura solitaria, quella non  era  la distrazione di un giocattolo, ma il conforto d'una
il conforto d'una compagnia; avendo seco la Giulia, la vita  era  tutt'altra. Quando la madre e il padre la mandavano via, in
prima volta che Camilla l'avea baciata, quale impressione  era  mai stata per lei, che non conosceva la dolcezza d'un
dopo essersi stillato Dio sa quanto il cervello, Camilla  era  giunta finalmente a fare, co' vecchi guanti della zia e un
in quel punto, che, tutta commossa e felice per quel che le  era  riuscito di fare, l'aveva baciata in faccia, come una
mamma, quella destinata da Dio, come tutte le buone mamme,  era  proprio Camilla; ma, ahimè, il congegno che la faceva
il congegno che la faceva pronunziare il benedetto nome  era  spezzato, spezzato per sempre; e per quanti sforzi facesse
veramente l'affetto filiale in tutta l'intensità di cui  era  capace! Quante parole tenere si sprecano, a volte, per chi
poi che a chiunque altri alla Marietta, che, secondo lei,  era  stata tanto cattiva con la povera Giulia. Messa insieme un
e così si consolavano l'una con l'altra. Una volta - questo  era  uno dei ricordi più gentili della bambola - la zia de'
signora Garacci aveva ripetuto due volte il giochetto e le  era  riuscito a maraviglia. Seppi che i pensionanti chiamavano
quella camera: la camera dei condannati a morte. Chi vi  era  entrato scapolo, di rado non ne era uscito marito, finchè
a morte. Chi vi era entrato scapolo, di rado non ne  era  uscito marito, finchè la vedova Garacci aveva figlie da
la vedova Garacci aveva figlie da collocare; il pericolo  era  quasi inevitabile per le persone di una certa età. E c'era
E c'era cascato, ultimo, il povero professore! La pensione  era  sossopra. Capannelli di estranei attorno al portiere che
persona per bene, ho dovuto affermare che la signorina  era  stata indotta a venire in camera mia in ore indebite, dove
palazzo l'aria di fortezza tra le meschine casette da cui  era  circondato. Bastava però cominciare a salire le scale per
di arrivare alle stanze dove la famiglia del barone si  era  ridotta ad abitare. La baronessa e le due figlie vivevano
confessata, come piaceva alla signora baronessa, che non  era  sempre dello stesso umore. I figli, Ercole, Marco e
di ogni genere buttati là da anni. Don Pietro-Paolo, che si  era  trovato da un giorno all'altro barone di Fontane Asciutte e
giorno all'altro barone di Fontane Asciutte e Cantorìa, si  era  anche sentito gravare addosso da un giorno all'altro il
figlio, su la nuora e sui nipoti. Appena la cassa del morto  era  uscita di casa, il barone don Pietro-Paolo aveva fatto
e per quelle da iniziare; dalla mattina del giorno dopo si  era  chiuso nel suo stanzone, studio, camera da letto e da
mesi di diabolico lavoro, che lo aveva fatto incanutire,  era  finalmente riuscito a riordinare, classificare, annotare
con le liti anche voi, peggio di vostro padre? - Mio padre  era  pazzo da legare. Dio gli perdoni nell'altro mondo dove ora
l'abisso in cui per colpa del barone don Calcedonio  era  sprofondato il patrimonio di famiglia, non esagerava punto,
non amava far sapere agli altri gli affari di casa sua. Si  era  stabilito finalmente un posto neutrale, e il giorno e
suoi lettighieri di mettere ai muli i basti coi sonagli, ed  era  partito contorcendosi delle risa per la sua graziosa
- Rimarranno con tanto di naso! Ah! Ah! Lungo il viaggio si  era  affacciato più volte allo sportello della lettiga,
Zitto, bestia!... Li pago; posso divertirmi con loro! E si  era  tanto divertito, che aveva dovuto abbandonare la
di cartaccie che teneva occupato suo marito, e si  era  sentita stringere il cuore alla risposta di lui: -
le parole pronunziate aspramente dalla cognata, quando ella  era  uscita dal salottino: «Per quanto si faccia, quella
quella Severina non è mai contenta!» Un biglietto le  era  scivolato dalle mani, ricevuto anche quello in occasione
fra i capelli un mazzo di garofani rossi.... oh! non  era  adesso che le avrebbero messo dei fiori nei capelli; gli
infine degli auguri — questi vanno sempre. Severina non  era  affatto ingrata. Riconosceva i benefizi del fratello, amava
i benefizi del fratello, amava la cognata e i nipotini;  era  affettuosa, era dolce pia che poteva, non come voleva,
fratello, amava la cognata e i nipotini; era affettuosa,  era  dolce pia che poteva, non come voleva, perchè sentiva
un torrente di tenerezza che non sarebbe uscito mai. Questo  era  appunto il suo male, il nemico chiuso in casa, il tarlo che
dell'acqua o del piombo, una cosa morta insomma. Da bambina  era  stata molto vivace, da fanciulla molto fantastica; bella
ciò nel gruppo immortale, la trascinava irresistibilmente.  Era  così semplice la posa di Psiche, erano così parche le
assente Amore ella volle tentare anche questa prova. Non  era  poi orribile, era giovane, capiva la grazia, intuiva la
volle tentare anche questa prova. Non era poi orribile,  era  giovane, capiva la grazia, intuiva la passione, adorava
anni? E non confessava ella stessa che, a quell'età, non  era  stata che una bighellona allampanata? Chi sa se madama di
Chi sa se madama di Maintenon, sposando Scarron a vent'anni  era  bella come quando, a quaranta suonati, tirò nella rete la
principiarono a confondersi nella sua mente. Certo ella non  era  di quelle femminuccie che coltivano l'avvenenza a scopo di
sua bruttezza in questa cornice bizzarra, appariva doppia.  Era  poi curioso a vedere come, trasportata dalla fantasia
lavava la faccia. Così, aspettando la bellezza e l'amore,  era  passata accanto alle realtà della vita senza avvertirle,
dalle nipotine con tanti auguri di lunga vita, la zia  era  ammutolita affatto; due dita di marsala la resero funebre
scuote i nervi loro malgrado, come veltro sguinzagliato.  Era  una grande e profonda mestizia, lo sconforto di tutte le
sera non trattavasi più di un giorno nè di una pagina;  era  tutta la sua giovinezza che finiva, che moriva, che
brutta faccia che da quarant'anni la faceva soffrire, che  era  la sua sventura, il suo incubo. Quale soddisfazione, la più
la giovinezza mia! Ma fuori faceva freddo, la notte  era  nera; la finestra ben chiusa, cogli scuri sui vetri.
a una sagra di campagna, in un bel giorno d'autunno;  era  vestita di celeste allora, con un cappello che le stava
col solo aiuto di Nanna, la figlia partoriente. E tutto  era  andato bene, senza strepiti, senza disordine. Adesso la
la vedeva comparire d'improvviso. Ma piú che di sogno  era  un senso fisico di ricordo inafferrabile, una lieve
di comprare la carne per il brodo, o un po' di pesce, se  era  per caso raro venuto dalla spiaggia orientale dell'isola.
orientale dell'isola. Cosima, con la sua scodella vuota,  era  incerta se seguire la serva nella breve uscita mattutina, o
formavano un graticcio solido e fresco. Di solito l'uscio  era  chiuso a chiave: questa volta, nella confusione della
a chiave: questa volta, nella confusione della notte,  era  stato lasciato aperto. E prima di proseguire verso la sua
di patate, occupavano gli angoli, mentre una tavola lunga  era  sovraccarica di lardo e di salumi, e intorno i cestini di
vespa che fosse, vi ronzava intorno beata, mentre a lei non  era  permesso di toccare un acino: sapeva però che c'era una
paterna, poiché il capo della famiglia, il signor Antonio,  era  l'uomo piú mite e giusto della regione: ma egli era troppo
era l'uomo piú mite e giusto della regione: ma egli  era  troppo occupato nei suoi affari, spinto dal bisogno di
bene illuminati dalla finestra del pianerottolo: e questo  era  grande come una camera, con un armadio a muro ricoperto da
piú di uno, il che avveniva spesso. Da questa camera, che  era  la meglio arredata della casa, con due finestre, una sulla
alla parete della scala, intimidita ma non troppo. Il babbo  era  sopra di lei; le sembrava alto, quasi gigantesco, mentre
di lei; le sembrava alto, quasi gigantesco, mentre invece  era  piccolo e un po' grasso. Ma se le gambe erano corte, il
e un po' grasso. Ma se le gambe erano corte, il busto  era  forte, grande, e la testa grossa, calva, con una
di percalle a fiori, l'armadio, la consolle di noce, che  era  il mobile piú elegante della casa, i quadri, il caminetto
sulla pietra del camino, e dove, fra cuscini e pannolini,  era  la neonata. Fasciata con le manine dentro, come allora si
per fiorire. Per Cosima fu una delusione; poiché ella si  era  immaginata la nuova sorellina già tutta ricciuta, bionda e
e levigata come il bambino che nel quadro sopra il letto  era  tenuto in braccio da un bonario e rossastro San Giuseppe, e
come un pargolo vivo. La madre sonnecchiava: lei sola non  era  cambiata, col suo pallido viso dal naso un po' aquilino, la
quasi signorile, erano interessanti; poiché il sedile  era  mobile e si poteva toglierlo dal fondo della sedia per
sarebbe il posto migliore. Nascondere! Questa, anche,  era  una delle sue piú segrete e forti aspirazioni; e questa,
vedere un grande orizzonte di cielo e di lontananze? Forse  era  stato un capriccio del muratore, forse si pensava a una
ragnatele. Però, anche l'armadio a muro del pianerottolo,  era  della stessa famiglia; e poiché nella camera della madre
e doveva allontanarsi di due passi per vederci bene; ed  era  giusto che le cose lassú non dovessero toccarsi, come non
e in mezzo un vaso di vetro; ma l'oggetto più meraviglioso  era  un grande piatto di cristallo, finemente inciso come nel
per la via Pace, volendo risalire verso casa sua. La via  era  lunga, ma ella era una leggiera camminatrice. Andava,
volendo risalire verso casa sua. La via era lunga, ma ella  era  una leggiera camminatrice. Andava, tenendo rialzato il suo
E voleva che lo mettesse sempre, almeno ogni volta che vi  era  probabilità si vedessero insieme, per la via. Quando fu in
Prima ancora che ella avesse aperto la busta, il fattorino  era  sparito. Ella, si fermò sotto il giardino del palazzo
poichè ho promesso altra volta e ho mancato - oh, io  era  nato per fare il gran signore! - ho dovuto chiedere, io
alla tua memoria. - Roberto Gargiulo». Non pianse, ella.  Era  nella via, in una via elegante e popolata che, in quell'ora
senso di umilità muliebre che toccava il servilismo, da cui  era  affetto il suo cuore, le impediva di odiare Roberto
prima e dopo, ma la cui sorgente di ogni disgrazia  era  in se stessa, nella sua debolezza, nel suo isolamento,
d'infanzia, nella figura ideale di beltà e di piacere che  era  stata la sua madrina, Amina Boschetti, in sua madre che
maritata? Roberto Gargiulo aveva ragione, dunque. Ella non  era  in collera, non era disperata, non spasimava di angoscia:
aveva ragione, dunque. Ella non era in collera, non  era  disperata, non spasimava di angoscia: ma era piena di una
collera, non era disperata, non spasimava di angoscia: ma  era  piena di una tristezza mortale, con la bocca amara di
farmacia del Caprio, il cavaliere Gabriele Scognamiglio  era  sulla porta, mentre un suo commesso inaffiava la via
del Rolla, il bel teatro estivo delle Varietà  era  gremito di una folla quasi simile, nella composizione, a
Scognamiglio, e la corte che egli faceva a Carmela Minino  era  così evidente, i suoi bravo, Carmela! così udibili da tutta
li avrebbero visti; non voleva altro, per allora. Egli non  era  innamorato di Carmela, giacchè, alla sua età, egli lo
giovane o meno giovane: forse, in tutta la sua vita, non  era  stato innamorato mai, sentendo, nel suo egoismo, che un
che non fosse nè bella, nè aggraziata, nè elegante:  era  giovine, era nuova, diceva lui, non aveva tutte le perfidie
fosse nè bella, nè aggraziata, nè elegante: era giovine,  era  nuova, diceva lui, non aveva tutte le perfidie e le
e ciò gli bastava, a don Gabriele Scognamiglio. Non  era  una gran conquista, tanto più che vi era stato un altro
Scognamiglio. Non era una gran conquista, tanto più che vi  era  stato un altro prima di lui: ma, a circa sessant'anni, il
il gaudente farmacista sapeva contentarsi, e, quasi, quasi  era  contento di poter succedere a Roberto Gargiulo, senza
senza rimorsi. Carmela Minino glielo aveva preferito:  era  troppo filosofo per seccarsi, quando le donne gli
o in autunno, li consacrava ai viaggi all'estero, dove vi  era  grande vita e belle donne, o donne, senz'altro, ma donne
delle sue giornate di lavoro e delle sue notti napoletane,  era  un parlatore di francese perfetto. Nel discorso, quando
interrompeva. Malgrado fosse tardi, il restaurant Starita  era  pieno: i suoi lumi piovevano luce su tavole dove cenavano i
da trionfi di frutta e da due mazzi di fiori, ma vuota.  Era  fissata la grande tavola, per una cena, dalla mattina. I
Che avrebbe pensato, don Gabriele Scognamiglio? Che ella  era  una malcreata, una pazza. Come dirgli? Che cosa dirgli? E
cosa dirgli? E perchè fuggire? Là, o in altro posto, non  era  la medesima cosa? Trangugiando delle rade lacrime ardenti,
nel sedersi, capitò dirimpetto a Carmela Minino. Nulla  era  mutato in lui: con una bottoniera di garofani bianchi allo
con una bottoniera di garofani bianchi allo smoking, egli  era  sempre il bel gentiluomo dai fini mustacchi biondi,
montagna ardente, senza vederli: e pensò che tutto, tutto  era  inutile.
colpivano i rari passanti che si voltavano a guardarla. Non  era  bella; era tipica nella perfetta armonia delle sue forme
rari passanti che si voltavano a guardarla. Non era bella;  era  tipica nella perfetta armonia delle sue forme esterne col
la bocca dolce che prometteva indulgenza, si capiva che non  era  una donna volgare, che pensava di più, e più alto, di
alla casa che rinchiudeva per lei tante memorie. Nulla  era  cambiato; nè il portone basso e tetro, nè il cortile
ferro battuto, a riccioloni, intaccati dalla ruggine; nulla  era  cambiato nell'aspetto austero, fra la prigione e il
erano cambiati e nella vasta sala dove un vecchio infermo  era  morto, dove una fanciulla avea pianto, cinquanta bambini
tutti i giorni a fare il chiasso. La vecchia casa cadente  era  stata utilizzata per un asilo infantile. Quando Maria si
rumore di cento piedini vivaci che battevano il lastrico.  Era  una allegria spontanea, un erompere di forze giovanili, di
dove c'era una volta tanto silenzio! tanta gioja dov'ella  era  stata così mesta! Chiese alla maestra il permesso di
avere dei bimbi da mandare a scuola. Davanti a Maria si  era  fermata una ragazzetta vestita di celeste, colle braccia un
gli occhi guardò la finestra della gran sala, dove  era  trascorsa così mestamente per lei una età che si dice pure
egli l'aveva baciata, nello sfondo cupo dell'alcova dove  era  risuonato quel fatale: non posso. E riportando lo sguardo
La civettina si avanzò trionfante, perchè l'ambasciatore  era  venuto a prenderla «vestita di raso bianco» con centomila
La campana della scuola avvertì che l'ora della ricreazione  era  trascorsa. La maestra si levò in piedi dignitosamente e i
un gesto di sfida, dietro le spalle della maestra. Qualcuno  era  rassegnato, e tra questi la fanciulletta intelligente. I
istante ancora, assaporando l'amarezza delle sue memorie.  Era  invasa da quel pensiero mesto fra tutti, della
muore il triste dono della memoria? Comprese alla fine che  era  necessario partire: e lo fece con rincrescimento, a brevi e
Orlandi  era  tutta sottosopra. La contessina Bice si moriva di malattia
della calma la preoccupazione di un morbo fatale da cui  era  stata colpita la madre della contessa, e che aveva
di Bice — il ricordo dello cure inquiete e trepide di cui  era  stata circondata l'infanzia di quella bambina — delle
marito, la faccia grave e preoccupata di quel medico che  era  venuto un'altra volta, il tic-tac di quella stessa pendola
la piccola? Allora dategli la grande. Il De Franchi, come  era  stato portato a mille e cinquecento ai Tabacchi, e non
- diceva maestro Titta a Rosa, quando il promesso  era  già entrato in casa. - Gli possano tornare in veleno, e a
le serate accanto alla ragazza, come fossero promessi, ed  era  inteso che si sarebbero sposati appena egli avrebbe
- Tu che cos'hai? T'è morto forse qualcuno? Antonietta  era  riservatissima, non gli permetteva nessuna libertà, non
- Che v'è pigliato? Non siate insulsi, fate la pace! Lei,  era  sodisfattissima delle cose sue; il matrimonio di Antonietta
non le pareva disprezzabile, ma quello di Angiolina  era  la sua fortuna: Baronessa Scilò, non c'è che dire! La sua
la domanda! Aspetti forse che i fichi ti caschino in bocca?  Era  lo stesso che dire al muro. Don Felice voleva far denari,
non perdere la libertà, in un ufficio. E sua moglie che gli  era  sempre attorno, a rompergli la testa: - Sciagurato!.. Come
se i vermicelli erano troppo bagnati, se la carne non  era  di giusto peso. - Questo un chilo di carne? A chi lo dài a
io! Tre quarti, e ce ne manca. - Io non so niente, la carne  era  giusta. Andate allora voi a far la spesa. - Ah, che ci vada
e con gli occhi grandi, metallici, allucinati, delirava. Ma  era  un delirio terribile il suo; peggiore del delirio di un
i monti lontani: e Santus vi si lasciò condurre docilmente:  era  buono e mite, in fondo, e il primo ad essere mortalmente
non può, anche con tutta la sua volontà, mai guarire,  era  lui. Un dolore profondo gli si leggeva negli occhi chiari;
Non che ad essi nulla mancasse, anzi, quando l'altro  era  tranquillo, Andrea tornava a mangiare con la famiglia, ed
di proprietà della famiglia, un frantoio per olive:  era  un lungo stanzone irregolare, scuro eppure lucido, come
in una montagna di schisto: nero, come unto anch'esso,  era  il forte cavallo paziente che faceva girare la ruota dentro
che in estate comprava le mandorle della famiglia: ed  era  una discreta rendita, assieme con quella dell'olio, che i
di vero santo, che serviva da anni e anni la famiglia, e le  era  sinceramente affezionato, rubava a man salva, tanto ai
a man salva, tanto ai clienti quanto ai padroni. Il luogo  era  sempre pieno di gente, anche perché in un angolo, tra la
a confortarsi l'uno col contatto dell'altro. Capo fila  era  un uomo rossiccio, che era stato ricco e aveva dilapidato
contatto dell'altro. Capo fila era un uomo rossiccio, che  era  stato ricco e aveva dilapidato la sua sostanza con le donne
suoi padroni, nella schiera dei Patriarchi. Da venti anni  era  al servizio della casa, e altri venti ne doveva
altri venti ne doveva trascorrere. Aveva allora trent'anni;  era  venuta bambina, da un tugurio di santi poveri, per badare
santi poveri, per badare al primo bambino dei padroni, che  era  morto dopo pochi mesi dalla nascita, ma lasciando il posto
ma lasciando il posto nella culla ad un altro. Primitiva  era  anche questa culla, come scavata nel tronco d'un noce,
senza veli né ornamenti, e non rimaneva mai vuota. Nanna  era  ancora una bella donna, con gli occhi castani di cane
i seni lunghi e bassi delle razze schiave. Schiava non  era  certo, in quella casa, e tutto le veniva affidato, compresi
lo metteva a frutto: quando ella aveva avuto venti anni ed  era  bella e quasi bionda, i maligni dicevano che il padrone
nessuno. Chi pareva non avesse nè paura nè altra passione  era  Bona: aveva ripreso il suo posto sulla panca, e se ne stava
dire, anzi pareva non lo ascoltasse neppure: perchè  era  un po' sordo. Alto, secco, vestito come un pastore
sentiva un odio sordo contro il brigadiere, che per lei  era  uno di quei feroci personaggi che tutti in blocco
dava. Infine il dottore dichiarò che la ferita del bambino  era  prodotta semplicemente da una caduta dall'alto, forse da un
la febbre proveniva da cause interne: ad ogni modo  era  umano e prudente tenerlo lì finchè non si fosse trovata una
vittoria non  era  poi stata splendidissima; della lista del cavaliere, due
figlio come diceva donna Beatrice nei momenti di stizza),  era  un furbo di tre cotte, alla prima seduta del Consigllo,
finito anche le provviste di fichi secchi e di noci, tanto  era  contenta. Ma la mattina dopo disse al marito: - Ora basta;
Niente. E che cosa faceva? Peggio degli altri. Ora si  era  messo a perseguitare la povera gente con la scusa che
E c'era il Bracco che soffiava nel fuoco. Il Bracco si  era  iscritto nel Fascio da pochi mesi, appena tornato dal
degli Operai avevano fraternizzato dopo che il cavaliere  era  entrato a far parte della Giunta Comunale. E il Bracco, che
quasi con terrore ma ora aveva fatto scuola, e Cipolla si  era  legato con lui, e soffiava, sottomano, anche lui nel fuoco
avea risposto: - Il Municipio saprà fare il suo dovere! Ed  era  andato via. Neppur Cipolla lo aveva accompagnato fino a
fu ribenedetta; le sorveglianze e i rigori aumentati. Ma  era  davvero destino, come aveva detto il notaio. All'anno
sola sola. Bacarella, che l' attendeva alla cantonata, le  era  andato incontro, e tutti e due si erano avviati verso la
lei e lo scrivano non riuscivano a rialzare. Fortunatamente  era  stato uno svenimento un po' forte; nient'altro. E otto
arnesi di cucina, mobili di ogni sorta. La processione  era  durata un' intera giornata, tra i commenti degli
presentato Alberto, Marta che aveva ventitrè anni, che  era  intelligente e seria, comprese subito alle ansie della
giovinotto a cui fioccavano le avventure galanti. Si  era  contemporaneamente preso in considerazione Anselmo Bianchi,
irrequieto, simpatico, doveva pur piacere a Marta; e non vi  era  nessuna ragione perchè non potesse piacerle Anselmo Bianchi
che si discutevano le probabilità di tali matrimoni, che si  era  già invitato a pranzo De-Martini, e che si era fatto
che si era già invitato a pranzo De-Martini, e che si  era  fatto parlare al signor Bianchi della somma ventura per lui
si incominciarono le trattative. Alberto Oriani non  era  nuovo del tutto per la famiglia Oldofredi; la mamma lo
buona ventura ed accettò con entusiasmo; entusiasmo che non  era  precisamente per Alberto, ma per l'avvenire che Alberto le
anche lei che così, subito, non potevano amarsi; l'oggi non  era  che una preparazione; il domani solo le avrebbe aperte le
ebbrezza amorosa, ma l'intuizione di tutte le ebbrezze. Ed  era  finito così. Più tardi, in società, le era occorso di
le ebbrezze. Ed era finito così. Più tardi, in società, le  era  occorso di fissare a preferenza gli occhi in certi dati
ella figgeva gli occhi e che le veniva sempre conteso. Non  era  mai stata sola con Alberto; quando si trovavano insieme
 Era  lí, il mare, in fondo alla larga strada, che costeggiava
che chiudeva l'orizzonte di fronte alla strada. E la gente  era  tutta fuori, come nelle sere d'estate; e canti e suoni di
nell'appartamento ov'ella abitava col paziente marito che  era  impiegato in un'azienda privata. Aveva destinato a Cosima
alla porta dell'ingresso, e senza pensarci su tanto aprí.  Era  il garzone di un fioraio, che portava un grande mazzo di
rose in uno dei vasi del salotto, e tornò al balcone: sí,  era  come d'estate; una grande luna rosea saliva dai pini
zia. Pareva incredibile. — Il Drago che faceva elemosina!  Era  dunque vicino a morire? — La vec- chia zia si spiegò il
ve n'importa? Sono figlie vostre, forse? Ma don Paolo, che  era  una linguaccia anche lui, non si lasciò sopraffare; e senza
a chiedere l'elemosina, quasi non avessero nessuno. Si  era  fatto un crocchio di donne e di operai attorno, che
ma gli davano ragione. All'ultimo la strega, che non  era  stata zitta e ne aveva dette a don Paolo di tutti i colori,
senza dire una parola, e poi rivolgendosi alla vecchia, che  era  rimasta lì come incantata, balbettava strozzato dallo
sette anni che se ne parlava. E sapete perchè il matrimonio  era  andato all'aria? Per quaranta tarì! Massaru Turi non voleva
d'esser tutti contenti. Alla gna Nunzia, in fin dei conti,  era  dispiaciuto di vedersi scappar di sotto una nuora come la
sui famosi quaranta tarì; così le mandarono a dire che  era  padrona di sposare anche il papa, se voleva e aspettavano
piedi e dire: Son qua. Quando poi si accorsero che la cosa  era  seria, allora madre e figlio si morsero le mani dalla
tarì. Per giunta, il marito che si pigliava la Pudda,  era  più ricco di Turi, e per isfogar la bile andavano
piombino..... o che aspettava per fare la sua comparsa? Si  era  determinata a quel modo.... il vestito di seta se lo
ci volle andare lei, benchè la pregassero tanto: da poco  era  morto suo figlio, buon'anima, e non voleva andare al
sotto la rena (la càlia, come dicono laggiù). La gna Pudda  era  gialla come un limone e non parlava, mentre gli uomini,
avuto, e che per rompersi il collo c'era sempre tempo. Non  era  la prima volta che Turi diceva questo, tanto che era
Non era la prima volta che Turi diceva questo, tanto che  era  arrivato anche all'orecchio di compare Tanu prima del
la sua strada. Tutti lo sapevano in paese che massaro Turi  era  cocciuto e ostinato come un vero villano, e che aveva
a mezze parole, a strizzatine d'occhio, che compar Tanu  era  balordo e sua moglie.... m'avete inteso. Quando poi passava
mozzare il fiato e si tirava subito indietro. La sua paura  era  che lo incontrasse una volta o l'altra suo marito. Una
da fare intorno al fuoco fingendo di non sentire, ma non le  era  sfuggito nulla, e stava con l'anima sui denti! Compare Tanu
non avevano nè sentito, nè visto mai nulla; cosicchè ognuno  era  padronissimo di levarsi un pruno dagli occhi, senza che
dei lamenti e di nuovo passi che si allontanavano. Che cosa  era  accaduto? Nessuno si mosse, perchè nessuno voleva aver
persiana e la porta a vetri del salottino erano socchiuse.  Era  una sera tiepida, quasi estiva, con un cielo glauco ove già
sera. La zia s'era già messa a letto, quando rientrai.  Era  pallida pallida, e spalancò gli occhi come svegliandosi da
una vita che sarà tutta limpida, fino alla morte. Intanto  era  notte e non abbastanza scura per me che invocavo tanta
alla strada, una pareva sorgere dal mare. La drogheria  era  deserta, con le sue scatole rosse, i cestini vuoti, i
ogni cosa; così vidi che anche la porticina del corridoio  era  aperta; e nel quadrato di luce, in fondo, si movevano delle
per farmi rimettere il debito, mentre in fondo sentivo che  era  ben altra la mia passione. Me ne stavo di nuovo a casa, di
delle nostre piccole compere; ma osservavo che la roba  era  più buona e a buon patto negli altri posti, e d'altronde la
e d'altronde la zia pareva contenta ch'io facessi così. Non  era  certo lei a incoraggiarmi ad uscire e a mantenere le mie
Subito il vecchio mi invitò ad andare con lui: ma non  era  solo questo che dovevo decidere: qualche altra cosa ben più
altra cosa ben più grave e profonda dovevo decidere, o  era  già decisa per me dal destino. Esitavo quindi a muovermi:
pittore, perchè aveva le medesime tinte accese: solo che  era  di profilo, e aveva una curiosa rassomiglianza coi ritratti
vedono nelle illustrazioni dei libri di scuola. La stanza  era  piuttosto tetra, quasi come la nostra; dalla finestra
che la serva asciugava con uno straccio: e anche la donna  era  immelanconita, con uno scialletto nero che le nascondeva il
cavaliere don Mimmo Li 'Nguanti  era  tornato a casa con un diavolo per capello, accompagnato da
la lista del cavaliere, lista di opposizione al Municipio,  era  stata sopraffatta in modo indegno. Sfido io! Esattore,
mano, per provare che questa volta la vittoria del partito  era  sicura, esclamò: - Ma voi, caro cavaliere, voi non volete
Mimmo, rizzatosi tutt'a un tratto dalla seggiola su cui si  era  buttato entrando in casa, aveva pronunziato quelle parole,
il braccio, in tono profetico. Un'idea, una grande idea gli  era  balenata tutt'a un tratto nella mente, e se n'era sentito
finalmente. E Cipolla, factotum di casa Li 'Nguanti, che  era  di là a raccontare a modo suo alla signora e alla signorina
rombava, dentro, come se contenesse tutto il mare, ma non  era  disperazione; no, era anzi un senso di potenza, un eccesso
se contenesse tutto il mare, ma non era disperazione; no,  era  anzi un senso di potenza, un eccesso di forza che mi
di mezzanotte. Piovigginava, tirava vento; ma la chiesa  era  li a quattro passi, e don Paolo non aveva creduto di
contro la disdetta: — Santo Dio! voi mi spogliate. La posta  era  di venti nocciuole, ma egli invece pagava un soldo; e le
— aveva risposto Lisa, ridendo. — Brava ! E don Paolo si  era  lasciato spogliare anche delle due mezze lirette d'argento,
che le campane suonassero il secondo segno. In chiesa c'  era  folla, e gran confusione ; la gente arrivava a frotte; un
ma poi aveva dovuto persuadersi che lo stare in piedi  era  peggio. Pure aveva aspettato fino a tardi e si era coricato
in piedi era peggio. Pure aveva aspettato fino a tardi e si  era  coricato l'ultimo, per illudersi che non si metteva a letto
che rimanevano senza aiuto e senza guida, se il loro tutore  era  portato via dalla febbre e dalla tosse che gli toglieva il
o ogni po' le punte del colletto della camicia,  era  entrato sorridendo, senza togliersi il cappello a staio
andarvene, compare canonico ! Il canonico, dalle risa,  era  passato alla commozione per tanta ingenuità, che infine
troppo ! Infatti, calmatasi l'eccitazione, Don Paolo  era  ricaduto, ansimante, con la testa sui guanciali, la bocca
cliente morto pochi minuti prima senza permesso di lui, ed  era  rimasto male davanti ai parenti in lagrime e che quasi
Arrivato a un punto dello stradone, una sera, il notaio si  era  fermato per guardare in alto verso il ciglione a destra; e,
una muta contemplazione di qualche minuto (il dottore si  era  fermato pure lui, messo in curiosità dall'insolito caso)
spilungona di quindici anni, a Rosina che avea tre anni ed  era  alta quanto una forma di cacio. Il dottore non sapeva
la quarantina. All'annunzio del primo parto gemello, si  era  messo a ridere compassionevolmente, crollando la testa.
crollando la testa. All'annunzio del secondo,  era  balzato, guardando in faccia il povero notaio che si
che si grattava la nuca imbarazzatissimo. Al terzo, prima  era  scoppiato a ridere sgangheratamente, poi, con un grande
Quasi il povero notaio ci avesse colpa lui. Certamente  era  stata una corbelleria prender moglie a quarantadue anni e
figlia. Ma la ragazza aveva una buona dote; ma egli  era  rimasto solo al mondo e gli affari gli andavano a gonfie
che due, tre figli non sarebbero stati troppi, e si  era  lasciato lusingare dalla dolce prospettiva di avere una
prosperavano tuttavia: e un lontano parente della moglie  era  morto, lasciandole in eredità una bella sostanza. Ma in
e da anticamera. La casa dei Barreca, comoda ed ampia,  era  toccata al fratello maggiore, morto lasciando un figlio,
al fratello maggiore, morto lasciando un figlio, che gli  era  andato dietro l'anno dopo nell'altro mondo. La vedova, che
dopo nell'altro mondo. La vedova, che aveva ereditato, si  era  sùbilo rimaritata; e la casa era passata, con gran
che aveva ereditato, si era sùbilo rimaritata; e la casa  era  passata, con gran cordoglio del notaio, in mano di un
le ragazze vi si potevano affacciare una per volta; e poi  era  quasi proprietà assoluta delle bambine minori, che non
l'idea di trovare un'altra casa da affittare o da comprare  era  divenuta, a poco a poco, una fissazione per lui. Ma non era
era divenuta, a poco a poco, una fissazione per lui. Ma non  era  come dirlo! Chi aveva una bella casa, in quel paesetto, se
dozzina di figliuole! E così fantasticando, una volta gli  era  accaduto di appoggiare le spalle al muro e puntare i piedi
Palermo ed attendeva la risposta. E per ciò quella volta si  era  insolitamente fermato a guardare i casalini sul ciglione, a
Quello che le piaceva, nel suo istinto sentimentale,  era  di andar a pranzo fuori Napoli, la domenica, in una di
di Villanova, sul Campo di Marte, dove, addirittura,  era  un pranzar rustico, fra popolani. Ma Roberto Gargiulo non
un pranzar rustico, fra popolani. Ma Roberto Gargiulo non  era  sentimentale ed era, sovra tutto, desideroso di compagnie
continuavano a camminare, in silenzio, verso la trattoria.  Era  una notte stellata di aprile, già tiepidissima: molta gente
le ultime sere di spettacolo, al San Carlo: la stagione si  era  prolungata molto, quell'anno, e il ballo L'Avventura di
riposo; giacchè se rappresentava una vita più tranquilla,  era  la cessazione di quelle tre lire e cinquanta al giorno. Si
piacere a Roberto Gargiulo e lo seccava: privatamente  era  contento che Carmela fosse una creatura semplice e buona,
adorna di una striscia di tappeto, in cocco, che si  era  assai scolorita e sciupata, sotto i piedi degli avventori.
e il lapis, ultima moda inglese. Nella prima sala, non vi  era  nessuno. Nella seconda, un solo tavolino occupato, da un
pesate abbastanza: ma non aveva detto nulla, poichè egli  era  stato così gentile e generoso! - Perchè non hai messo il
- Non sapevo... non sapevo che saremmo venuti. Ella  era  alquanto cambiata, nell'aspetto. Anzi tutto, un tempo,
a una e cinquanta il paio, la crocetta con la catenina  era  di argento dorato, gli orecchini costavano quindici lire:
appena seduti, che entrò una altra coppia, nel salone:  era  un giovane signore dell'aristocrazia napoletana, un
Lodoiska, una chanteuse che portava un nome russo, ma che  era  genovese: ora, senza un soldo, egli viveva sempre con
potendo sopportare tanto obbrobrio. Placido Massamormile  era  piccolo, asciutto, molto ben fatto, bruno, con capelli e
fisonomia orientale, ma senza mollezze di linee: Lodoiska  era  alta, bionda, formosa, rosea, con certi begli occhi
certi begli occhi celesti, ma di cui uno, disgraziatamente,  era  storto. Ella vestiva di rosso, con un gran cappello bianco,
persone per bene, lo sopportava perchè Placido Massamormile  era  sempre una buona insegna per una donna come lei, perchè non
dall'altra. Invero Roberto Gargiulo invidiava Placido: che  era  mai quella piccola pecora taciturna di Carmela Minino,
su Carmela Minino. Comprendeva ella? Forse. Da che Lodoiska  era  entrata, ella aveva curvato il capo, teneva gli occhi
più annoiato dal vederle gli occhi pieni di lacrime. -  Era  meglio che ti avessi condotta a casa. - Io... io non volevo
mangiare, disinvoltamente. Del resto, altra gente entrava.  Era  Carlo Altamura, un usuraio a giorni, a ore, che esercitava
tranello ai poveri giuocatori disperati e appassionati:  era  Gaetano d'Amora, un grosso e grasso reporter di giornale
a parlottare: cortesemente, don Gabriele Scognamiglio si  era  subito avvicinato a Carmela Minino, per non lasciarla sola.
di sgomento, poichè tutto quello che don Gabriele diceva  era  crudele, ma vero, poichè le sembrava un delitto non
così, da quel peccatore che non si voleva pentire; tutto  era  vero e tutto era così doloroso, per lei, che ella si
peccatore che non si voleva pentire; tutto era vero e tutto  era  così doloroso, per lei, che ella si appoggiò alla sedia,
con la sua aria d'importanza. Anzi, osservando che Carmela  era  scomposta nel viso, evidentemente commossa, don Gabriele si
- Voi mi mortificate, cavaliere... - mormorò Carmela che  era  già rimessa dall'emozione, ma restava imbarazzata. -
lei è un angelo! E malgrado il leggiero tono d'ironia che  era  in queste parole, malgrado la loro esagerazione, Roberto
fu allontanato per andare a cenare, soddisfatto di quel che  era  riescito a dire a Carmela, Roberto le stese la mano sulla
lei, ostinatamente, aveva rifiutato. In casa, no! Da che si  era  data a Roberto Gargiulo e la gente, purtroppo, lo aveva
In casa, no, mai! Si vergognava di tutto quello che vi  era  dentro, della Madonna sospesa a capo letto, delle reliquie
sospesa a capo letto, delle reliquie di sant'Antonio di cui  era  tanto devota, di tutto quello che le rammentava la sua
di lei; ma si ostinava a non volerlo, in casa. La stanza  era  così miseramente arredata, malgrado le sue fatiche per
spendere qualche lira, per questo convegno, quando ella  era  sola in casa, e con cinquanta centesimi dati al portinaio,
alta della notte, ella lo vedeva bene, quello che le  era  successo! Le era successo che aveva commesso il suo primo e
notte, ella lo vedeva bene, quello che le era successo! Le  era  successo che aveva commesso il suo primo e il suo grande
non per amore, non per vanità, non per interesse, ma perchè  era  una creatura fiacca e senza volontà, incapace di resistere,
anima di sua madre che era, forse, in Purgatorio, si  era  perduta nell'opinione della gente onesta, non si poteva più
che la scusasse, che le servisse di compenso. Ella  era  molto legata a Roberto Gargiulo per gratitudine delle sue
a sè questa frase che, tante volte, nelle dispute,  era  proferita da Roberto: e niuna risposta ne veniva dai
dove, pure, qualche cosa di profondo viveva. E come se ne  era  pentita, subito dal primo momento, si pentiva quella notte,
e il dolore futuro. Forse che Roberto Gargiulo veramente  era  innamorato di lei? Non era ella brutta, malgrado la
che Roberto Gargiulo veramente era innamorato di lei? Non  era  ella brutta, malgrado la gioventù, malgrado i begli occhi
brutta, servile. L'amava Gargiulo? Ma che! ma che! Ella non  era  di quelle donne cui si vuol bene: la fortuna d'ispirare un
d'ispirare un grande amore, almeno un amore forte, non le  era  riserbata. Ciò era fatto per le prime ballerine, per le
amore, almeno un amore forte, non le era riserbata. Ciò  era  fatto per le prime ballerine, per le comprimarie, per
della donna oziosa e qualche bel gioiello, al collo: non  era  ella una infelice ballerina di terza fila, perduta fra le
lire, in due mesi di relazione. Ma Carmela stessa, non  era  costretta, dalla sua relazione, a una quantità di cose che
una trentina di lire in un portasigarette d'argento? Egli  era  un giovine così innamorato dello chic! Ella si trovava
in finanze. Di solito, nei quattro mesi in cui San Carlo  era  aperto, con quelle centocinque lire mensili, ella faceva
mangiava dei cibi che le facevano male, ad ore insolite,  era  tormentata sempre da una grande fretta. Nei crepuscoli
patrona, invocata in ogni momento di pena di tristezza: si  era  tolto dai fianchi il cordone di Terz'Ordine di san
Dio assolve: ma bisogna uscire dal peccato, ed ella vi  era  dentro. - Perchè l'ho fatto, dunque? Perchè l'ho fatto? Se
proprio maschile per aver sedotto una giovane che si  era  mantenuta onesta, sino allora, malgrado la povertà e
la sua fila, ostentatamente lo saluta e gli sorride. Egli  era  gentile, ma non tenero; egli era galante, ma non amoroso;
saluta e gli sorride. Egli era gentile, ma non tenero; egli  era  galante, ma non amoroso; egli era facile al dono, ma al
ma non tenero; egli era galante, ma non amoroso; egli  era  facile al dono, ma al dono che serviva a lui, che doveva
contro la umiltà della sua condizione, mentre egli  era  nato con istinti principeschi, con gusti di uomo raffinato:
parlava dei ricchi, specialmente del suo principale, che  era  già milionario, con dispetto, con rabbia. Spesso nominava
con rabbia. Spesso nominava la cifra di danaro che gli  era  passata per le mani come cassiere, con una intonazione
l'ho fatto? E la ragione intima, profonda, segretissima che  era  chiusa in un recesso oscuro della sua anima, ella non
messa a dormire in una bella camera, che per l'appunto le  era  rimasta sfittata in quei giorni. C'era un lettino col
La Virginia, meravigliata, restava a bocca aperta.  Era  mai possibile? Il giorno dopo, nell'uscir di camera, essa
di cui ti ho parlato, diceva l'Assuntina, che giusto  era  là. - Passi, passi pure, s'affrettò a dire il bel giovane.
s'affrettò a dire il bel giovane. La Virginia, interdetta,  era  rimasta sull'uscio. - Le faccio paura? - È l'amica della
Me ne ha parlato tanto. Come le piace Firenze? L'Assunta  era  andata a preparare la colazione. Mentre discorreva, il
a preparare la colazione. Mentre discorreva, il giovane si  era  avvicinato alla Virginia, che credeva di non essere ben
diavolo da fare scappare a quel modo. No, no, purtroppo non  era  il diavolo! La fanciulla si sentiva sconvolta nel trovarsi
volessero entrarle giù giù fino in fondo al cuore. Di certo  era  più bello di Cencio. Curiosa! A Cencio non ci aveva più
colla sora Assuntina, che le voleva tanto bene. Questo  era  impossibile; il babbo le aveva dato il permesso soltanto
che si dovesse togliere neppure il fazzolettìno dal collo.  Era  contenta a quel modo?
un' altra volta, chè per riempir la casa di figliuoli  era  peggio di una gatta. Adesso ci volevano altro che i
chè non vedevano altro fra i sassi della viottola. Gli  era  come il pensiero di un malato che vi sta sempre nero in
ricominciava a pigliar fiato, le erbacce, che Nena ci si  era  ridotte le due mani una pietà per strapparle ad una ad una,
fradici, e nettava la zappa sull'erba del ciglione -Tanta  era  stata la semente, tanto avrebbe dato se la spiga veniva a
se la spiga veniva a 12, o a 10, od anche a 7; il gambo non  era  robusto ma il seminato era fitto. Bastava che il marzo non
a 10, od anche a 7; il gambo non era robusto ma il seminato  era  fitto. Bastava che il marzo non fosse troppo asciutto, e
Santa Agrippina benedetta doveva pensarci lei! - Il cielo  era  netto, e il sole indugiava, color d' oro, sui prati verdi,
quel mare d'infinite amarezze.... A quelle parole, egli si  era  sollevato subitamente, l'aveva stretta con impeto fra le
bambino! Amarmi ancora, amarmi sempre! Bambino, egli lo  era  ridiventato. Le più strane, le più rischiose fanciullaggini
un'altra volta che, nel santuario di Villa Valdonica, egli  era  stato ripreso da una di quelle repentine tristezze, mentre
per impedire che ella nulla dicesse, uscì. Quella bocca  era  stata baciata! Quella fronte era stata baciata! Quelle mani
uscì. Quella bocca era stata baciata! Quella fronte  era  stata baciata! Quelle mani erano state baciate! Quegli
labbra ne avevano pronunziate delle altre!... Ah! non  era  vero ch'ella fosse nata soltanto il giorno che era stata
Ah! non era vero ch'ella fosse nata soltanto il giorno che  era  stata sua! Il passato esisteva, e fatale, irreparabile! Ah!
era, e tanto più tormentosamente, quanto più inafferrabile  era  l'oggetto della sua gelosia. Disputarla ad un rivale
cancellare dalla memoria il ricordo di altri? Egli non  era  più solo nel suo pensiero! Chi erano, quanti erano questi
di denti bianchi e aguzzi come quelli di un canino giovane.  Era  belloccia, con tutti quei capelli scomposti sul collo e
chiari, trasparenti, nei quali la pazzia benigna da cui  era  presa accendeva un raggio non privo di grazia. La sua vita
una tenerezza materna, piangendo se vedeva mungerle perchè  era  persuasa le facessero male. Stava delle giornate intere
se non eleganti; quando rideva, co'suoi dentini aguzzi,  era  piacevole oltre ogni credere; aveva due pozzette nelle
al mormorio dei ruscelli, sotto i salici, dove la pianura  era  più larga, più silenziosa e deserta. Là ritrovò tutti i
da quella vista, lo guardò e gli sorrise. Il giovane  era  forestiero — un bracciante capitato in paese da pochi
si allontanò in preda a un turbamento nuovo e bizzarro.  Era  un povero contadino anche lui, ignorante, niente affatto
Il giorno dopo e gli altri ancora tornò ai prati; si  era  avvezzato alla dolce follia di Angelica, la sua fresca
tirando in disparte il padre d'Angelica (che si  era  appena riavuto della pellagra ed era più rifinito che mai)
d'Angelica (che si era appena riavuto della pellagra ed  era  più rifinito che mai) gli disse: — Le mie predizioni si
di Angelica si faceva palese; ella non capiva nulla ed  era  sempre felice. Fu interrogata invano dalle donne e dal
o due volte Angelica pronunziò il nome del suo amante, che  era  Piero; e siccome dei Pieri in paese ne avevano almeno
bracciante venuto a lavorare come soprannumerario e che  era  già partito da qualche settimana. La moglie
strada, in mezzo alla neve, guardando tutto quel bianco che  era  venuto dopo tutto quel verde; raccattava delle manciate di
oziosa e vagabonda, interrogò l'affittaiola che  era  il suo oracolo. La buona donna volle spedire subito un
accanto al cancello del cimitero il giovane bracciante, che  era  venuto nell'estate a falciare; e certamente la meraviglia
pregherò per voi lassù! E da tre anni ch'era lassù, non le  era  venuto in sogno nemmeno una volta, tanto da mostrare che si
parenti e non si chiamassero Cuti anche loro! In poco tempo  era  invecchiata di dieci anni col pensiero fisso di quelle
E così lei farebbe la gran vendetta! La gran vendetta  era  quella di maritare le figliuole fuori del paese, a
di quelle angiole, come aggiungeva sempre; ma in famiglia  era  un'altra cosa. Le sgridava tutta la santa giornata, ogni
ne scampi, si perdevano? Meno male Rosa, la mezzana, che si  era  fatta monaca di casa! S'era data a Dio, e del mondo non
massaio? Una Cuti, figlia di quel don Paolo Cuti, che, se  era  stato uno sciocco e si era fatto mettere in mezzo da
di quel don Paolo Cuti, che, se era stato uno sciocco e si  era  fatto mettere in mezzo da quell'arpia di don Basilio, era
era fatto mettere in mezzo da quell'arpia di don Basilio,  era  stato però un galantuomo, agrimensore e anche consigliere
e anche consigliere comunale! Sì, sì; il massaio  era  ricco: fondi, muli, carrette, e ogni ben di Dio. Che cosa
prima o poi, se lo beccano sempre un tocco di marito. Rosa  era  bruttina, aveva già trentadue anni; donna Mita, in cuor
il giorno non fosse stato diretto a lei! Quello là, almeno,  era  figlio di notaio. E la grulla non voleva saperne! Chi mai
che doveva essere proprio cotto di Quarinta se non si  era  scoraggiato dopo tanto tempo, donna Mita correva lei al
lui, a quel pezzo della Traviatu. E non cambiava pezzo mai.  Era  un sacrificio per donna Mita far quasi all'amore per conto
sostituita con crine vegetale o con paglia; tutto  era  andato via di casa, in mano degli usurai. Chi sa se la
ripulendo, facendo insomma in casa altrui quel che  era  inutile facesse in casa propria, dove non c'era più quasi
E tagliava una fettina di carne, per vedere se l'arrosto  era  a punto. E a tavola si vantava della bontà del brodo e
di andare fino in Cassazione. Quel gratuito patrocinio  era  stato un affaraccio. Il sindaco la menava per le lunghe;
a Caltagirone per ricorrere dal Sotto-prefetto. Per via le  era  capitata addosso una pioggia torrenziale che l'aveva
gli occhi del regio funzionario che la guardava stupito. Ed  era  ripartita con la pioggia, senza curarsi di prendere un
vedere la figlia, non fu possibile nasconderle che Rita  era  in casa del massaio, e che mancava solo il consenso della
paio di orecchini a Santa Agrippina!... Niente! La Madonna  era  rimasta sorda; Sant'Agrippina più sorda ancora! Rosa si
- Non voleva saperne delle persone di questa terra! Si  era  sposata con Gesù! - Dove? Quando? Chi era stato il sindaco
questa terra! Si era sposata con Gesù! - Dove? Quando? Chi  era  stato il sindaco che l'aveva sposati, chi era stato il
Quando? Chi era stato il sindaco che l'aveva sposati, chi  era  stato il parroco che li aveva benedetti? Se il Signore si
stato il parroco che li aveva benedetti? Se il Signore si  era  preso Quarinta - la migliore, la più buona delle figlie!
destinava tutto per lei, Rosa: palazzo, terre, giardini!  Era  dunque d'accordo con la scellerata, e col villano, per
riempire la pancia a loro con tutte le sostanze dei Cuti?  Era  dunque d'accordo? Rosa, che aveva preso il nome di suor
quasi se non avesse vinto le liti. Il povero canonico  era  andato via balbettando scuse. Scena peggiore accadde la
le si buttarono ai piedi. Si sentì vinta, tutt'a un tratto.  Era  la volontà di Dio! Brontolò, però, ripetè cento volte che
Brontolò, però, ripetè cento volte che la padrona assoluta  era  lei, e citò solennemente l'articolo 753 del codice civlle.
sempre dimessamente; Eccellenza, sì; Eccellenza, no!  Era  il meno che potesse fare; dopo di essersi imparentato per
lo trattava d'alto in basso, per fargli intendere che non  era  diventato con questo un galantuomo, e che c'era una bella
Gli teneva broncio specialmente perchè, dopo tre anni, non  era  riuscito ad avere un flgliuolo. Non sarebbe stato un Cuti -
perchè si decidesse finalmente a prender marito lei, che  era  ancora in tempo, suor Veronica le aveva detto: - Gesù
a prendere notizie laggiù. Mi alzai, un po' smarrito; non  era  una voce misteriosa che mi ordinava di andare laggiù?
La speranza torbida del peccato mi annebbiava la mente: ed  era  davvero come una nebbia, che saliva dalla profondità del
nano seduto davanti al tavolino del nostro salotto. Adesso  era  il mio creditore che veniva a farci visita.
muoversi da ragazzinaccio come gli dicevano e la voce gli  era  diventata più forte. Pure lei lo avrebbe voluto un po' più
lasciatemi stare che son di mio marito. - La volontà di Dio  era  per tentarlo! Egli si metteva a cantare sotto la mia
non mi avrebbe fatto nè caldo nè freddo; ma il conte  era  stato di fresco colpito da una grande sciagura: la morte
che aveva commosso tutti coloro dai quali la contessa  era  stata conosciuta, non era molto recente, datava forse da
coloro dai quali la contessa era stata conosciuta, non  era  molto recente, datava forse da quattro o cinque mesi;
recente, datava forse da quattro o cinque mesi; nondimeno,  era  quella la prima volta che lo sconsolato marito riappariva
in un vapore di lacrime. Il lutto che aveva nelle vesti,  era  anche nell'anima - di quanti vedovi credete voi che si
farlo più perfetto. Per ogni dove, il conte di Bauern  era  guardato con un sentimento di invidia, che la possessione
rischiarata dalle sei lampade dai grandi riflettori, ne  era  lontano con lo spirito - infinitamente lontano. Dove vagava
rumorosa si formò nel Circolo, alla testa della quale  era  Rodolfo Vialli, un capo scarico, un essere leggiero più
mi andarono alla portiera dove avevo visto il conte. Egli  era  ancora lì.... scorsi soltanto i suoi occhi, gli occhi
Cieco d'ira, il Vialli fece per slanciarsi su lui, ma  era  troppo: il terrore da cui eravamo stati ammaliati svanì;
vicino al conte, lo trascinai in un'altra stanza.... "Egli  era  stato ammirabile di coraggio e di sangue freddo; ancora non
scusa, e ciò dinanzi a tanta gente, dinanzi al marito,  era  una leggerezza che rasentava la colpa. "So che ho torto -
pregò con una correttezza impeccabile che in quel momento  era  ancor più notevole, di assisterlo in questa circostanza,
dalle nuvole! Aveva ancora gli stessi abiti della sera,  era  evidente che tutta la notte non si era svestito. "Tutto è
abiti della sera, era evidente che tutta la notte non si  era  svestito. "Tutto è pronto - disse il barone - e sono già le
signor Mendosa. Il conte aveva paura di battersi: questa  era  la persuasione che, malgrado la scena drammatica a cui ci
a veder ridere il Mendosa alle mie spalle. "Si arrivò.  Era  una villa signorile, nella cui corte, al riparo da ogni
foglie dalle piante - e tremava! È vero che la mattinata  era  rigida. Malgrado la perdita di tempo, eravamo arrivati i
eravamo arrivati i primi. S'intese una carrozza fermarsi:  era  il nostro dottore. Alcuni istanti dopo, arrivarono tutti
quei signori, mi voltai a cercare del conte. Il conte  era  scomparso! Aveva oltrepassata tutta la corte ed era andato
conte era scomparso! Aveva oltrepassata tutta la corte ed  era  andato ad appoggiarsi ad un angolo dell'inferriata del
il vestito, frugandosi con una mano nel petto.  Era  impazzito.... - Oh! dalla paura?... - interruppe
- E allora? - Voi volete sapere perchè il conte di Bauern  era  impazzito?... Perchè l'asserzione del Vialli nella sala dei
Perchè l'asserzione del Vialli nella sala dei bigliardi  era  vera; perchè Augusto Secchi era stato proprio l'amante
nella sala dei bigliardi era vera; perchè Augusto Secchi  era  stato proprio l'amante della contessa.... - Che!... -
- esclamarono tutti. - Pare incredibile, non è vero? Eppure  era  stato così!... Rientrando in casa, quella sera, con le
provato il conte di Bauern? Quale sospetto rodente gli  era  entrato nel cervello? Per quali gradi insensibili o per
religiosamente nello stato in cui si trovava quando  era  abitata. Nessuno seguì il conte in quella stanza; ma, al
fu repentinamente piombato. L'amor suo per la contessa  era  tutta la sua vita; scomparsa la creatura reale, restava
che alla folle risata ed alle parole del medico gli si  era  dipinta sul viso: "È un caso imprevisto!..." "Una fede
va fatto il verbale? E come accertare la pazzia?..." Vi  era  un grande umorismo nella serietà con cui Baldassare Gargano