sfumare ad agio, rallentandosi in tal modo l’essiccamento dei colori. Ma, come osserva sir Eastlake, tale ripiego non sarebbe applicabile sui muri e
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Sir L. Eastlake, partendo da un diligentissimo esame di vecchie formule di vernici, crede doversi ritenere dimostrato che si trattasse di vernice
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Due celebri chimici M. Chaptal e sir Humphry Davy sulle cui analisi si imperniarono tutte le ricerche posteriori riguardanti le pitture antiche di
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Sir Davy Humphry (1) ebbe occasione di fare un viaggio in Italia nel 1815, allo scopo di conoscere la natura e composizione chimica dei colori
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Ed importantissimo è il notare che in tutte le sue numerose esperienze sir Davy non trovò mai traccia nelle pitture murali di sostanze organiche
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Nel vaso dei colori mescolati rintracciò un nero contenente ossido di ferro e dell’ossido di manganese. È evidente, secondo sir Davy, che gli antichi
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L’intensità degli azzurri dei colori antichi è varia secondo sir Davy, per la quantità maggiore o minore che contengono di carbonato di calce, però
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In una stanza dei bagni di Tito rinvenne sir Davy un gran vaso di terra con grande quantità di colori gialli, riconoscendo in alcuni dell’ocria mista
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I colori verdi, coi quali si chiude la relazione di sir Davy Humphry, rivelarono la derivazione dal rame in forma di ossidi o di carbonati; pure
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dominanti ritiene ossidi di ferro, e minio quello impiegato negli ornamenti di contorno. Nei bagni di Tito trovò sir Davy un vaso di terra rossa contenente
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I verdi delle «Nozze Aldobrandine» sono tutti di rame, per ciò, concludendo sir Davy Humphry, ritiene che gli antichi avessero il vantaggio di due
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fatta dalla calcinazione dell’ocria e della sandracca, e, secondo lo stesso sir Davy, molto simile al nostro cremisi, non toma fuori di proposito un
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Montabert, e l’inglese Sir C. L. Eastlake (1), con erudizione meravigliosa, abbia spremuto da una congerie di codici, documenti e tradizioni quanto poteva
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bizantini favevano vernici con resine sciolte in oli seccativi molti secoli prima che si dipingesse ad olio, ond’è presumibile, come ritiene sir Eastlake
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, secondo Sir Eastlake, il Winckelmann sulle pitture murali di Pompei; nè ciò basterebbe ancora a spiegarne il processo vero, nè a conchiudere che i
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acqua di calce, metodo che sir Eastlake diceva in uso ancora in Italia e a Monaco, che si poteva lavare ed era resistente quanto l’affresco e riescire più
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insigne di Sir C. L. Eastlake, ebbero un divinatore più oscuro ma non meno competente nelle cose tecniche dell’arte in Lorenzo Marcucci, il quale
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