mezza età, ru- bicondo, tarchiato, panciuto, ottimo di cuore, ma un po' beone e mangiatore insaziabile, era il più gioviale matto di questa terra
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perché bruciassero meglio, i fogli del Ru- Ru-tilio e gli scartafacci del frate cappuccino che non erano stati buoni a fargli vincere neppure un terno
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, l'abisso nero gorgogliava di sordi ru- mori: stormio di fronde, scroscio di acque scorrenti, stridi di uccelli notturni. A intervalli, calma
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fla- gellava i rami degli alberi. Il tuono ru- moreggiava fragorosamente, il fulmine di- segnava lingue di fuoco nell'aria buia della notte. Il
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di sangue. - Ma tu, tu almeno sarai felice? - disse l'ape rivolgendosi al limpido ru- scello. - No davvero, io non posso esser fe- lice poiché gli
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campanula, vide una piccola Fata con la chioma d'oro e una corona di perle di ru- giada sui capelli lunghissimi. In ogni co- rolla di fiore vide tutto un
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sentirono dei ru- mori forti: un cane abbaiava, alcuni galli cantavano, e le finestre e le porte s'apri- vano con fracasso. I ragazzi tremavano e salivano
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