Nano. - Ah! Nano, nanuccio - gli disse pentito; - se tu mi rendi la mia figliuola, essa sarà tua sposa, con mezzo regno per dote. Il Nano continuava a
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! - Vecchio stregone! O rendi la vista al Reuccio, o ti fo arrostire vivo vivo! Il povero sarto, dallo spavento, era già mezzo morto. - Maestà, io non ci ho
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: cavallo, non asino. Se ti do tutto questo, è proprio per grazia· Va' via! - Allora non ne voglio niente. Asino mio, rendi l'oro. L'asino diè uno scossone
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un'aria purissima. «Ti rendi conto - diceva - che là c'è un'aria come se si fosse a Montecompatri?» «Mon-tecompatri» era una casa nuova, non mai abitata
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occhiata seria. - Mi rendi il mio coltello? - chiese Viù all'improvviso. - No. Un lampo sprizzò dagli occhi del ragazzaccio, che finse di stringersi
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umane? Se non mi rendi i miei fra- telli saprò ben io vendicarli e punirti. - La vecchia tremò dalla rabbia e get- tando la veste che la impacciava
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le ali e in un momento il teschio fu consegnato al mostro, il quale, prima di sparire, disse: - Tu mi rendi con questo dono un segnalato servigio
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. Non ti rendi conto. _ Volevo solo farti un complimento; e poi lo penso proprio. _ Non è il momento. Se cerchi di farmi la corte adesso ti sbatto per
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scritto sui libri. Ho un libro sui bruchi. _ Me lo impresti? _ Sì: però poi me lo rendi. _ Ci puoi contare: sai bene che io i libri li rendo sempre
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